In uscita il libro “COME SI FA. Tecniche e prospettive di rivoluzione” a cura di Franco Berardi Bifo e Valerio Monteventi (Collana “Sollevazioni” – Manni Editori – Lecce).
Saggi di Franco Berardi Bifo, Valerio Monteventi, Lucia Berardi, Arturo di Corinto, Tommaso De Lorenzis, Valerio Evangelisti, Andrea Gloppero, Antonio Moscato.
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PRIME PRESENTAZIONI
– 8 maggio a CINISI (Pa), Forum Sociale Antimafia, ore 19, 15
– 10 maggio a PALERMO, Facoltà di Scienze Politiche (via Maqueda 324), ore 16,30
– 11 maggio a CATANIA, Officina Rebelde (via Coppola 6) ore 20
– 12 maggio a MESSINA, Libreria Circolo Pickwick (via Ghibellina 12) ore 17
– 18 maggio a BOLOGNA, Vag 61 (via Paolo Fabbri 110) dalle ore 20
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Occorre inventare le forme efficaci di azione perché questo movimento insolvente (o indignato o anticapitalfinanziario o chiamalo come ti pare) possa crescere, difendersi, costruire l’autonomia della società dal capitalismo finanziario, che la sta distruggendo.
I movimenti di protesta si stanno diffondendo in tutto il mondo. Ma le battaglie di opposizione al sistema sembrano non aver ancora trovato gli strumenti per un’azione efficace.
Alcune proposte arrivano da questo volume che analizza teorie e pratiche alla base delle rivolte del ventesimo secolo: lo sciopero e il sabotaggio, la resistenza e la guerriglia, la riappropriazione e le pratiche dell’obiettivo, il boicottaggio e l’azione non violenta, il media-attivismo e l’info-hacking, il subvertizing, le occupazioni e la creazione di reti di solidarietà, fino al suicidio.
Obiettivo finale: capire il passato per proporre una forma nuova e adeguata della rivoluzione oggi.
COME SI FA – LE FORME DELL’AZIONE
Nel suo primo anno di esistenza il movimento insolvente (o indignato o anticapitalfinanziario o chiamalo come ti pare) ha perseguito due finalità: la dimostrazione (in forme prevalentemente pacifiche talvolta in forme violente) e la riattivazione della corporeità collettiva.
Ora, senza abbandonare queste due finalità, deve perseguirne una terza, che è quella dell’appropriazione, della concreta creazione delle condizioni per la sopravvivenza e per la vita, per l’educazione, la socialità, l’alimentazione e la salute.
Il movimento che si sta diffondendo contro la violenza finanziaria ha solo cominciato la sua storia.
Occorre inventare le forme efficaci di azione perché questo movimento possa crescere, difendersi e costruire l’autonomia della società dal capitalismo finanziario, che la sta distruggendo.
Per trovare queste forme dobbiamo conoscere la storia e le tecniche di alcune modalità di azione dei movimenti del passato. La violenza e la non violenza, l’appropriazione e lo sciopero, la sottrazione e l’esodo, l’antagonismo e l’autonomia.
Con “Come si fa” vogliamo esaminare le forme dell’azione degli oppressi che si ribellano, si organizzano e creano nuove strutture per la vita collettiva. Vogliamo ripercorrere alcune modalità dell’azione per giungere ad elaborare le forme dell’azione che saranno necessarie al movimento del lavoro cognitivo e precario di trasformarsi in processo di autonomia dalla catastrofe finazista, e di consolidare strutture della produzione del comune.
La tecnica che abbiamo usato è quella dei “piccioni viaggiatori”, che si orientano grazie alla vista e alla memoria, e ottengono questa “dimestichezza orientativa” dandosi dei punti di riferimento. Il nostro metodo di ricerca, come il loro metodo di volo, non è stato lineare. I piccioni viaggiano per qualche chilometro lungo una strada, poi seguono la ferrovia per un altro pezzo. Possono, poi, deviare nuovamente, seguendo qualche altro elemento (un ponte, un campo, un albero) che li aiuta nel loro itinerario.
E’ vero, così il viaggio certamente si allunga, ma diventa anche più sereno. E lo sforzo causato dal tragitto più esteso viene compensato dalla “consapevolezza” di essere sulla strada giusta.
Una strada che non ha, da un lato, la “violenza” e, dall’altro, la “non violenza”. Pertanto, a chi ci ripropone questo dualismo stantio, diciamogli che, se si vuole crogiolare nella sua muffa, lo faccia pure. A noi, piuttosto, interessa sapere che vivere da schiavi è peggio che morire. Perché, soltanto quando saremo consapevoli del fatto che non c’è dignità senza disponibilità a rinunciare a una vita di merda, saremo abbastanza forti per affrontare le armi micidiali che la dittatura finanziaria punta contro i corpi disarmati delle donne e degli uomini liberi.
Durante la rivolta studentesca di Città del Messico del 1968, qualcuno aveva tracciato questo consiglio sul portone dell’Università: “I tiranni ci sembrano grandi perché noi li vediamo stando in ginocchio… alziamoci dunque!”
Alzati dunque ragazzo, alzati… vola dunque piccione, vola.
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