Bruno Giorgini: Ovunque è il bambino che è tutto

| 1 Novembre 2016 | Comments (0)

 

 

“Ovunque è il bambino che è tutto”. Si tratta di una citazione dal libro di Enrico Sibilla, “Il libro dei bambini soli”, edito da il Saggiatore. Potrei dire: un “bel libro”, ma sa di poco o niente, estetismo al più; oppure un “libro interessante” peggio che andar di notte, con un “libro importante” precipitiamo in una tragedia linguistica della banalità. A salvarmi irrompe da alcune pagine un capolavoro; una storia, un evento che costituisce  un “capolavoro”.

“Capolavoro”, questa sì è una dizione che scuote. Carica di energia e senso. Un capolavoro: ma chi sono io per dirlo, e cosa mai è un “capolavoro”- d’ora in poi senza virgolette. Intanto si chiama IL VENDITORE DI PALLONCINI e corre da pagina 45 a pagina 65. Un capolavoro ti mette in comunicazione con l’Universo, nonchè dispensa felicità. Leggendolo, anche qualcuno che come me è intriso di profonda e totale tristezza – da pochi mesi è morta la mia sposa amatissima – si trova immerso suo malgrado in un bagno di felicità. Inoltre lo leggi e rileggi, e ancora non ti basta; il racconto ti prende, ti strizza, ti svuota  per poi riempirti di materia sempre nuova lungo uno spettro che con diverse gradazioni declina tenerezza, crudeltà, amore, rabbia, disperazione, intelligenza, lentezza e velocità.

Il Morituro – il Bambino Che Muore – la foca, l’orso, l’elefante, la tigre, il domatore Longino – disegnano una storia del Circo che trasmuta nella universale vicenda dei viventi umani e animali diventando archetipa, ovvero la scopri che stava dentro di te acquattata da qualche parte, forse nella mente, forse nel cuore, forse in quel polmone che ogni tanto duole, e Sibilla le ha dato voce pubblica – talchè non ne sei più privato. Dove la felicità viene dalla essenziale verità che esprime, scolpita nella parola. Qui ancora si ripropone il capolavoro: nella parola, la lingua. Direi quella che Paul Celan definisce : l’unicità destinale della lingua. Una volta che abbiate letto e riletto, fino a impadronirvi completamente della storia fattuale, provando a  riscriverla scoprirete che la lingua inventata da Sibilla per dirci è l’unica possibile, ogni altra diventa alla svelta verbosa e/o retorica e/o altamente improbabile.

Insomma o si racconta IL VENDITORE DI PALLONCINI come l’autore l’ha scritto parola per parola, virgola per virgola, oppure il racconto diventa retorico omelmoso, vacuo o inconsistente. I fatti sono gli stessi ma la storia non c’è più, evaporando.

E  il resto del libro, com’è il resto del libro.

Un libro da leccarsi i baffi.  In ogni pagina troverete una squisitezza o delizia, dolce, salata, piccante, agrodolce, densamente naturale o finemente lavorata dandovi un piacere intenso al gusto. Troverete finanche la varietà differenziabile a variabili complesse di Calabi – Yau multidimensionale.

Il libro dei bambini soli si può leggere aprendolo a sfoglio da destra a sinistra verso la fine, o da sinistra a destra incamminandovi all’ inizio. Un po’ come un libro di poesie, i Cantos di Ezra Pound, o anche un testo quale le Città Invisibili di Calvino. Ovvero ti puoi prendere la libertà divertendoti a comporlo secondo una sequenza, scomporlo secondo una partizione, ricomporlo lungo un asse di simmetria; oppure praticare una rottura di simmetria o più, andando là dove ti porta il libero arbitrio, meglio all’inglese: free will, libera volontà. Siamo di fronte cioè a un libro multiverso o, se preferite: polivalente. Se la volete in matematica: una varietà multidimensionale compatta (senza buchi). A seconda del cammino che deciderete di intraprendere, seguendo l’una o l’altra nervatura, finirete in una specifica dimensione del mondo – il bambino.

Il libro costituisce e rappresenta la teoria unificata, l’intero spaziotempo, e l’insieme, la totalità dei percorsi possibili. Sempre in matematica piuttosto nella meccanica quantistica, si può anche leggerlo il libro di Sibilla come un integrale di Feynmann, dove la storia della nostra particella o del nostro sistema risulta dall’integrale su tutti i cammini, le storie, possibili. E la scrittura ti stimola, ti eccita, ti sfida a individuare i cammini, anche quelli più oscuri e/o improbabili, che l’autore ha scritto, ma per così dire non ha messo in conto, perchè un libro, un buon libro, è un’entità autonoma, che va oltre le stesse intenzioni conscie di chi lo ha generato. O almeno io così l’ho letto e lo leggo: prima per dritto, in modo lineare riga per riga dalla prima all’ultima, poi zigzagando lungo la varietà, tra le righe, tra le parole, tra le pagine in una sorta di anello di Moebius, la topologia dove si corre dal semipiano positivo a quello negativo senza passare per lo zero.

Ma lasciando perdere la matematica, alcune altre osservazioni incombono. Sul tempo, per esempio. Il libro è certamente incardinato nella modernità, e nelle odierne quotidiane catastrofi della civiltà degli umani. Nel contempo c’è un altro tempo soggiacente, il tempo dell’eterno essere uomo e donna – cioè bambino – essendo i bambini soli storie senza tempo. Anche se “ Non esistono storie: esistono i pesci, ed esistono i cani. Le montagne e le piane….. la neve”. D’altra parte come dice l’antico sapiente, “Il tempo è un bimbo che gioca, con le tessere di una scacchiera: di un bimbo è il regno”.  Il che ci porta dritti a Dio. Qui non si scrive nè dice, non lo si nomina – ci sta suo figlio Cristo ma è un’altra cosa – ma il libro è pieno di Dio, salvo che qui Dio è violento, violento e pazzo furioso.

Continuando con le osservazioni sparse, questo è un libro che ti porta fin sull’orlo dell’abisso, ma poi non ti spinge dentro. Preferisce che tu ti butti da solo. Oppure distogli lo sguardo, gira la pagina, e ricomincia a leggere. Con un sottofondo musicale, The Wall dei fenicotteri rosa, Desire di Bob Dylan, Marinai profeti e balene di Vinicio per dire quelle che vibrano per me al ritmo della scrittura.

Cambiando arte, nelle pagine tra le righe c’è Van Gogh che si taglia l’orecchio e l’urlo di Munch che giunge fino a noi; poi volendo esagerare si può accoppiare la lettura del “libro dei bambini soli” con la critica della Ragion Pura di Kant. Dico Kant seppure io sospetti che l’autore, se mai volesse seguirmi lungo questo tracciato, preferirebbe La Gaia Scienza e/o il Tractatus logico – philosophicus, forse l’Ethica. La filosofia perchè i bambini soli sono sapienti metafisici, per ciò stesso disperati. “Rammentalo: se sei bambino, sei solo; e con non altri che te è il colloquio. Ma parli comunque da muto. (..) C’è una creatura che è nata e ora è imminente che muore.” Leggete a alta voce, sentitene la meraviglia, e il dolore.

Infine il libro è scandito da cinque eventi che il narratore ci racconta scrivendoli, e per ciò stesso dando loro vita. Cinque eventi che rappresentano cinque tappe percorse dai bambini soli in una dinamica evolutiva culminante nella luce.

“E’ luce: è ovunque. /Nel pieno del mondo, è, tutto./ Dal cielo filtra una pace che non conosciamo.” Buona lettura.

 

Category: Libri e librerie

About Bruno Giorgini: Bruno Giorgini è attualmente ricercatore senior associato all'INFN (Iatitutp Nazionale di Fisica Nucleare) e direttore resposnsabile di Radio Popolare di Milano in precedenza ha studiato i buchi neri,le onde gravitazionali e il cosmo, scendendo poi dal cielo sulla terra con la teoria delle fratture, i sistemi complessi e la fisica della città. Da giovane ha praticato molti stravizi rivoluzionari, ha scritto per Lotta Continua quotidiano e parlato dai microfoni di Radio Alice e Radio Città. I due arcobaleni - viaggio di un fisico teorico nella costellazione del cancro - Aracne è il suo ultimo libro.

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