Amina Crisma: Il Tao della filosofia. L’esigenza del confronto con i pensieri orientali

| 11 Maggio 2015 | Comments (0)

 

L’odierna riedizione de Il Tao della filosofia di Giangiorgio Pasqualotto, originale e fecondo esperimento di comparazione apparso  nel 1989, offre un’occasione importante per riflettere su una questione cruciale: quanto la cultura italiana d’oggi è davvero aperta a una riflessione interculturale?

Il Tao della filosofia. Corrispondenze tra pensieri d’Oriente e d’Occidente di Giangiorgio Pasqualotto, che viene oggi ripubblicato da Luni, è apparso per la prima volta da Pratiche Editore di Parma nel 1989, ed è stato davvero un seminal work, che dischiudeva ai suoi lettori un affascinante universo comparativo dove si incontravano Eraclito, Spinoza, Il pellegrino cherubico e il Laozi, Nietzsche e il buddhismo zen. In particolare, è stato un libro di speciale importanza per coloro che in quel periodo intraprendevano  lo studio della lingua e del pensiero cinese, un’attività che allora, come so per diretta esperienza, non di rado veniva tacciata di essere nulla più di una futile stravaganza, e che invece in quest’opera riceveva il suffragio di motivazioni corpose e sostanziali: la relazione con un mondo lontano dall’Occidente vi era rappresentata non come un’esigenza estrinseca e accessoria, come una superficiale divagazione esotica, ma come un bisogno fondamentale, intimamente inerente alla natura stessa della filosofia intesa come interrogazione e come dialogo inesausti – insomma, come esplorazione di inediti crinali anziché come appagato dimorare in luoghi familiari e rassicuranti.

E’ a tale connotazione essenziale che il libro deve la sua perdurante attualità. Esso è stato il punto di avvio di un originale e fecondo percorso del suo autore, docente all’Università di Padova, che si è sviluppato nei lavori degli anni seguenti – da Estetica del vuoto (1992) a Illuminismo e illuminazione (1997), da East and West (2003) a Per una filosofia interculturale (2008), da Filosofia e globalizzazione (2011) a Le filosofie del Grande Oriente (2013) – e che appare un’esperienza davvero singolare nel panorama filosofico italiano, tuttora in genere poco propenso a coltivare interessi non eurocentrici. Tale prospettiva ha suscitato l’attenzione di vari studiosi che si occupano specificamente di Orienti (India, Cina, Giappone) e che ne sono stati e ne sono interlocutori, come Antonio Rigopoulos, Maurizio Scarpari, Aldo Tollini, Stefano Zacchetti, ma anche di un più largo pubblico di lettori colti e curiosi che nelle sue limpide pagine hanno trovato una via d’accesso a temi non facili, ed è stata fra l’altro un fertile riferimento per le indagini di giovani ricercatori come Marcello Ghilardi ed Emanuela Magno, come attesta ad esempio il volume da loro curato Sentieri di mezzo tra Occidente e Oriente (Mimesis, Milano 2006).

Si tratta di un indirizzo che presenta significativi elementi di affinità con la concezione del “dialogo dialogante” di Raimon Panikkar, ma anche, a mio avviso, con certi spunti di Paul Ricoeur, in merito all’esigenza tuttora inadempiuta dalla cultura occidentale di “rendere giustizia alle grandi esperienze dell’India e della Cina”, e si caratterizza in modo peculiare rispetto alla proposta di “uso filosofico della Cina” di François Jullien, a cui viene talora, per certi versi, accostata (ne parlo, nel volume appena citato, in “Dao ossia cammino: note in margine al percorso di riflessione di Giangiorgio Pasqualotto”).

Oltre che nei libri, la prospettiva di Giangiorgio Pasqualotto si è espressa e si esprime in molteplici iniziative, in vivaci spazi dialogici che intorno a lui sono nati e cresciuti, e dei quali egli è stato ed è promotore e animatore, dal Master in Studi Interculturali di Padova alla rivista di filosofia orientale e comparata Simplegadi, vissuta dal 1996 al 2009, dagli incontri di vicino/lontano a Udine ai seminari sul pensiero dell’India, della Cina e del Giappone da lui promossi all’Università di Padova, fra i quali ricordo, in particolare, il primo che egli mi ha invitato a tenere insieme a lui al Liviano nell’ormai lontano 1996/97, “Pensiero e linguaggio nel dibattito della Cina classica”.

Ma qual è la ricezione odierna di questo tipo di discorso nell’ambito della cultura italiana, a distanza di venticinque anni dall’apparizione del Tao della filosofia? E’ desolante constatare come l’attenzione per i mondi di pensiero non occidentali costituisca tuttora, in sostanza, una rarità al di fuori degli ambiti specialistici, in un clima in cui sembra accentuarsi la divaricazione fra la settorialità autoreferenziale di tanti discorsi accademici e la banalità di tanta comunicazione corrente improntata al facile consumo di esotico.

Se è vero che nel corso degli anni recenti l’interesse per i pensieri orientali è indubbiamente cresciuto in misura notevole, e molte opere rilevanti di alta divulgazione hanno fra l’altro contribuito ad allargarne significativamente gli spazi, tuttavia nel nostro Paese siamo ancora molto lontani dall’attribuirvi la cruciale importanza che vi andrebbe assegnata, nella scuola a ogni livello, nell’università, nella cultura diffusa, nel dibattito pubblico. Oggi più che mai, in un orizzonte in cui riemergono minacciosi i fondamentalismi, l’elaborazione di una prospettiva critica interculturalenot merely western – è l’antidoto di cui abbiamo bisogno, da contrapporre alle arroganti e non disinteressate celebrazioni – a Oriente come a Occidente – degli Scontri di Civiltà.  Potremmo e dovremmo farne la base per una lettura, una riflessione, una conversazione condivisa.

 

 

 

Category: Culture e Religioni, Libri e librerie, Osservatorio Cina, Storia della scienza e filosofia

About Amina Crisma: Amina Crisma ha studiato all’Università di Venezia conseguendovi le lauree in Filosofia, in Lingua e Letteratura Cinese, e il PhD in Studi sull’Asia Orientale. Insegna Filosofie dell’Asia Orientale all’Università di Bologna; ha insegnato Sinologia e Storia delle religioni della Cina alle Università di Padova e di Urbino. Fa parte dell’Associazione Italiana Studi Cinesi (AISC) e, come socia aggregata, del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI). Ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale a professore di seconda fascia per l’insegnamento di Culture dell’Asia. Tra le sue pubblicazioni: Il Cielo, gli uomini (Venezia 2000); Conflitto e armonia nel pensiero cinese (Padova 2004); Neiye, Il Tao dell'armonia interiore (Garzanti, Milano 2015), Confucianesimo e taoismo (EMI, Bologna 2016), Meditazione taoista (RCS Milano 2020). Ha contribuito a varie opere collettanee quali La Cina (Torino 2009), Per una filosofia interculturale (Milano 2008), Réformes (Berlin 2007), In the Image of God (Berlin 2010), Dizionario del sapere storico-religioso del Novecento (Bologna 2010), Confucio re senza corona (Milano 2011), Le graphie della cicogna: la scrittura delle donne come ri-velazione (Padova 2012), Pensare il Sé a Oriente e a Occidente (Milano 2012), La diversità feconda, dialogo etico fra religioni (Bologna 2021). Fra le riviste a cui collabora, oltre a Inchiesta, vi sono Asiatica Venetiana, Cosmopolis, Giornale Critico di Storia delle Idee, Ėtudes interculturelles, Mediterranean Journal of Human Rights, Prometeo, Paradoxa, Parolechiave, Sinosfere. Fra le sue traduzioni e curatele, la Storia del pensiero cinese di A. Cheng (Torino 2000), La via della bellezza di Li Zehou (Torino 2004), Grecia e Cina di G.E.R. Lloyd (Milano 2008). Tra i suoi saggi: Il confucianesimo: essenza della sinità o costruzione interculturale?(Prometeo 119, 2012), Attualità di Mencio (Inchiesta online 2013), Passato e presente nella Cina d’oggi (Inchiesta 181, 2013), Taoismo, confucianesimo e questione di genere nelle ricerche e nei dibattiti contemporanei (2014), La Cina su Inchiesta (Inchiesta 210/2020), Quale ruolo per la Cina nello spazio pubblico? fragore di silenzi e clamore di grandi narrazioni (Sinosfere 14 marzo 2021). I suoi ambiti di ricerca sono: il confucianesimo classico e contemporaneo, le fonti taoiste, le relazioni interculturali Cina/Occidente, il rapporto passato/presente, tradizione/modernità nella Cina d’oggi, i diritti umani e le minoranze in Cina, le culture della diaspora cinese, le questioni di genere nelle tradizioni del pensiero cinese. Ha partecipato a vari convegni internazionali sul dialogo interculturale e interreligioso promossi dalle Chaires UNESCO for Religious Pluralism and Peace di Bologna, di Tunisi, di Lione, dalla Konrad Adenauer Stiftung di Amman, da Religions for Peace, dalla Fondazione Scienze Religiose di Bologna. Coordina l’Osservatorio Cina di Inchiesta e di valorelavoro ( www.valorelavoro.com ). Cv dettagliato con elenco completo delle pubblicazioni: al sito web docente www.unibo.it

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