Alberto Cini: Quindici tavole sul Faust di Goethe

| 18 Aprile 2014 | Comments (1)

 

 

ARTE E POESIA – CARO AMICO TI SCRIVO…GENESI DELLA NASCITA DI UN’OPERA GRAFICO-PITTORICA NELLA LETTERA AD UNA AMICO Quindici tavole sul Faust di Goethe, un gruppetto di adolescenti, un bauletto ritrovato e forse, da lassù, sulla nuvola dell’arte… qualche artista del passato ci guarda! Alberto Cini ci invia le sue tavole sul Faust di Goethe con questa riflessione: Penso che il destino sia la conversione della casualità alle proprie intenzioni, anche per l’arte e l’educazione vale lo stesso principio… Le opere del Faust di Alberto Cini sono in piccolo formato su carta di riso tibetana e foglia d’oro con intervento grafico pittorico a tecnica mista.

 

 

 

 

1. Elisa Bandini: Le tavole sul Faust di Goethe di Alberto Cini

 

Tutto l’effimero è solo un Simbolo.

L’Inattuabile si compie qua.

Qui l’Ineffabile è Realtà.

Ci trae, superno verso l’Empireo Femineo eterno

 

J.W. Von Goethe, Faust (Chorus mysticus)

 

Le ultime parole del Faust ci introducono alla lettura dell’opera di Cini che pare interpretarne il senso in modo concreto. Il Faust, ancora una volta, scampa alla sua dannazione grazie all’Eterno femminino. Ma che cos’è questo concetto così spesso banalizzato? Il femminile eterno è stato variamente interpretato nel corso dei due secoli che oramai ci dividono dall’epoca nella quale Goethe concepì la sua opera (1808). Nel Coro mistico Goethe si rivolge certamente all’Anima umana, che conduce l’individuo, uomo o donna che sia, verso lo Spirito, il maschile cosmico. Ecco allora che un vecchio volume dell’opera di Goethe, vittima della noia come il proprio protagonista, è destinato all’oblio. Destino dal quale è salvato grazie all’anima dell’artista che rinnova le magnifiche illustrazioni delle sue pagine con interventi fatti di materie preziose e ci restituisce un’opera nuova che ha tutta la forza evocativa del Simbolo. I nostri sensi ingannati dalla nuova, preziosa veste sono sedotti da queste pagine. Ci rendiamo subito conto però che c’è qualcosa che ci attrae oltre la materia, oltre l’illusione. È la necessità di pensare, di porci delle domande. Questa facoltà, tipica dell’essere umano, è caratteristica della polarità femminile. Spesso ci si presenta in forma di curiosità, di bisogno di conoscere, il suo nome è Immaginazione. Ecco allora sancito il matrimonio. Attraverso l’immaginazione, la creatività dell’artista, il Faust è nuovamente ed eternamente salvato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2. Alberto Cini: Caro amico ti scrivo..

Carissimo, è molto tempo che non ci si sente, sono contento di scriverti, ma ho fretta e andrò veloce.

Colgo questa occasione per scriverti, poiché ho terminato un lavoro artistico che mi ha impegnato abbastanza, per via delle circostanze che hanno generato la composizione dell’opera. Lo sai come sono appassionato più dai processi creativi che dai risultati che emergono, quindi ti voglio parlare di questo finché la mia memoria è sufficientemente fresca.

Dallo stimolo dell’opera del Faust ho creato 15 tavole ad ispirazione libera e non cronologica.

Ti racconto in breve come è andato il parto di queste opere, ti faccio una narrazione, praticamente una cronologia di eventi… insomma è andata così…

Vado al lavoro come sempre, lo sai che lavoro come educatore, stavo giocando con i ragazzini in un sotterraneo all’interno della nostra sede, come al solito nel loro tempo libero: volevamo fare un film “di paura”. Quindi per crear loro paura, entro in una cantina vuota adiacente, ma inciampo in bauletto dimenticato, lo apro e trovo vecchi libri di pedagogia ben messi, tra questi… alcuni fogli sparsi di un Faust, in tedesco, scrittura gotica, con sottolineature della vecchia proprietaria… fermo il gioco e andiamo a chiedere delucidazioni alla portinaia dello stabile.

Anche i ragazzi sono incuriositi, ma non vedono “il tesoro” con i stessi miei occhi ovviamente. La proprietaria era una signora di Firenze, un’insegnante di pedagogia e morale, come si diceva un tempo. Era tornata a Roma da molto tempo e nessuno aveva reclamato le sue cose, (così ci dice la portinaia) e della vecchia signora non si è saputo più nulla.

Troviamo un documento nel bauletto. Era nata nel 1889.Quel baule era rimasto con altre poche cose, in una cantina cumulativa di tutto il materiale abbandonato dello stabile. Potevamo prenderlo e farne quello che si voleva. Sul ritrovamento ho scritto un racconto apposta, che ti manderò in seguito. Torniamo a noi, e all’arte…

Con i ragazzi portiamo tutto al primo piano, si sceglie il materiale più interessante e si fa un pacco che porto a casa.

Giunto a casa riapro il pacco e comincio a pensare su come utilizzare quel materiale affascinante.

Il giorno dopo, incollo le pagine del Faust su fogli di carta di riso, che una amica mi aveva portato dal Tibet… volevo usare i fogli” Faustiani “come un fondo qualsiasi…solo evocazione e non linguaggio scritto…

Impossibile, la mano arranca, non si muove, la testa si annebbia, il foglio è come una cerniera dorata, ma bloccata. Non mi permette di accedere alla mia creatività diffusa. Di solito, le parole le trasformo, anzi si trasformano immediatamente in immagini, le parole sono icone per me, ma il Faust mi nega lo schermo… non capisco…

Sono attratto dalle parole in tedesco, ma sento che non posso farcela da solo, a portare a termine quel lavoro grafico, la mia poetica consueta vacilla. Tutto ciò mi fa un po’ paura, lo ammetto!

Le pagine sono abitate da una poetica già esistente, c’è qualcuno dentro che non mi permette di sfruttarle, usarle come se fossero solo una materia estesa ed inerte.

Comincia la mia lotta col Faust. Non era stato così con gli atri, ad esempio il Vasari, quando ho usato un vecchio libro ingiallito delle sue vite degli artisti, per sfondo al mio segno, lui è stato molto più docile… si è fatto incollare, pacifico, descrittivo, tranquillo… lui, invece, il Faust, no! Ma non capisco se è Goethe o l’immagine del personaggio.

Esco, vado a comprare il libro, anzi i due volumi. Leggo, esperienza durissima, non si può leggere il Faust di Goethe, lo si contempla, mi perdo, mi pare che non ci sia un vero inizio e fine, è circolare, non c’è il tempo, dura tutta la vita, grido aiuto e perdo l’incontro… metto i fogli in un cassetto per sei mesi.

Cerco di dimenticare. Si! è andata così, per affrontare il Faust devo usare l’arma dell’oblio.

Un bel giorno li riprendo, questi fogli caldi e maledetti e li metto a vista, convinto a ricominciare la battaglia. Li lascio fermi, tutti i giorni, gli giro intorno, da lontano guardo… non c’è niente da fare, Lui, quel demone meschino che alberga nelle pagine non abbassa la guardia, non si lascia addomesticare, preferirebbe perdersi nel macero piuttosto che assoggettarsi alla mia creatività, che crede così banalmente umana, forse.

Mefistofile sarebbe innocuo se Faust non desse così spazio alla sua presunzione e supponenza…

Comincio a parlare da solo, parlo con i fogli, soprattutto con la luce calda del sole che batte sull’oro a foglia ancora vuoto e pulito.

Ma in fondo cosa voglio fare, perché mandare al macero quell’arte già così contenuta in quelle pagine, voglio solo portarle dentro alla mia opera per ridare loro una casa, una veste dignitosa, una contaminazione che le faccia risalire alla luce. Oddio mi dico, sto diventando io, Luciferino con questi discorsi?

Quindi per non arrendermi, per sfondare quella porta segreta che si cela dietro a strane vibrazioni difensive, a quel muro magnetico di allontanamento e oscurità diffusa, opero a mio modo l’azione che Lui non poteva prevedere. Lui chi? L’autore non credo, Faust? Il mio demone interiore attivato dall’opera stessa?

Se la mente e lo spirito sono il campo di battaglia, allora calpesterò questo terreno come so fare…

Sancisco la via dell’artista come comune appartenenza al mistero ed evoco al mio cospetto, alleati della maniera nera… Alleati e maestri dell’inchiostro… Dalla biblioteca alle informazioni in rete, mi documento sugli illustratori del Faust, li guardo, li copio, li contemplo… alla fine ne scelgo tre…

Sogno un mulino, una notte, sono un mugnaio e dalla porta di fronte alla macina, entrano tre uomini, ognuno aveva un sacco, ma quando metto i semi a macinare la farina scende nera, come polvere d’inchiostro. Forse perché il giorno prima avevo citato a mia moglie, il detto, che questo lavoro non poteva essere tutta “farina del mio sacco”, cose che si dicono, poi l’inconscio fa il suo lavoro.

Tornando all’arte e all’opera…

Chiedo aiuto ad Harry Clarcke, un irlandese del XX secolo, maestro di Art Noveau, Lui accetta di farmi entrare nel suo campo, mi da un pò della farina del suo sacco.

Successivamente invoco anche Eugene Delacrox, sempre molto impegnato e conosciuto, è nato nel 1828 e si è confrontato col Faust con una tecnica imponente. La sua farina è preziosa, non per la quantità, ma per l’essenzialità, mi da anche consigli importanti.

Difficile è incontrare l’ultimo dei tre moschettieri che ho evocato, Gustav Koennecke, un contemporaneo di Delacroix. Gustav Koennecke, illustratore tedesco, nato nel 1823. La grande originalità delle sue silhouette mi affascina, adoro questa macchia nera che si definisce immagine solo nel suo limite. Accetta di aiutarmi e la sua farina nera è potentissima, grazie a lui e al suo peso di figura, si riesce a sfondare i muri naturali di resistenza che il Faust con tenacità reggeva.

Così, un poco D’artagnan con pennello e pennarello ho bloccato quel Richelieu di Mefistofile e con l’aiuto dei miei tre alleati, ho cominciato a costruire queste quindici tavole. E questo è l’esito finale, che mi ha abbastanza soddisfatto. Ciao a presto, fammi sapere cosa ne pensi…

 

a presto, Alberto

 


 

 

 

3. Versione in lingua spagnola

 

ARTE Y POESIA – QUERIDO AMIGO TE ESCRIBO…GENESIS DEL NACIMIENTO DE UNA OBRA GRAFICO-PICTORICA EN LA CARTA PARA UN AMIGO. Quince tablas de trabajo sobre Fausto de Goethe, un grupo de adolescentes, un baúl encontrado y quizás, desde allá arriba, sobre la nube del arte… algún artista del pasado nos mira!

Alberto Cini: Pienso que el destino sea la converción de la casualidad en las propias intenciones, pienso que para el arte y la educación vale el mismo principio…

Queridísimo, hace mucho tiempo que no nos sentimos, estoy contento de escribirte, pero estoy apurado y seré veloz.

Tomo esta ocasión para escribirte, luego de terminar un trabajo artístico que me ocupó bastante, motivado por las circunstancias que generaron la composición de la obra. Sabes cuánto me apasionan los procesos creativos más aun que los resultados que emergen, de modo que quisiera hablarte de esto ya que mi memoria está aun lo suficientemente fresca.

Desde el estimulo de la obra del Fausto cree 15 tablas de trabajo libre y no cronológico. Te cuento en breve como estuvo el parto de estas obras, te hago una narración, prácticamente una cronología de eventos… en suma… anduvo de esta manera…

Voy al trabajo como siempre, sabes que trabajo como educador, estaba jugando con los muchachos en un subterráneo dentro de nuestra sede, como a menudo en nuestro tiempo libre: queríamos hacer una película “de miedo”. Entonces para crear este miedo, entro en un adyacente sótano vacío, tropiezo con un baulito olvidado, lo abro y encuentro viejos libros de pedagogía bien conservados, entre estos… algunas hojas sueltas de un Fausto, en alemán, escritura gótica, con subrayados de la vieja propietaria… detengo el juego y vamos a pedir dilucidación a la portera del edificio.

Los muchachos también están intrigados, pero no ven “el tesoro” con mis mismos ojos obviamente. La propietaria era una señora de Florencia, una enseñante de pedagogía y moral, como se decía en otros tiempo. Hace mucho se había ido a Roma y nadie había reclamado sus cosas, (así nos dice la portera) y de la vieja señora no se ha sabido más nada.

Encontramos su documento en el baulito. Había nacido en 1889. Ese baúl y otras pocas cosas quedaron en un sótano que acumulaba todo el material abandonado del edificio. Podíamos agarrarlo y hacer lo que quisiéramos. Sobre este encuentro escribí un cuento que te mandare después. Volvamos a nosotros y al arte…

Con los muchachos llevamos todo al primer piso, se elige el material más interesante y se hace un paquete que llevo a casa.

Ya en casa abro el paquete y comienzo a pensar en como usar aquel material fascinante.

Al día siguiente, encolo las paginas del Fausto sobre hojas de papel de arroz, que una amiga me había traído del Tíbet… quería usar las hojas “Faustinianas” como un fondo cualquiera… solo evocación y no lenguaje escrito…

Imposible, la mano arranca, no se mueve, la cabeza se nubla, la hoja es como un cierre metálico de color dorado, pero bloqueada. No me permite de acceder a mi difusa creatividad. A menudo, las palabras las transformo, es más, se transforman inmediatamente en imagines, las palabras son como iconos para mi, pero el Fausto me niega la pantalla de proyección… no entiendo…

Me atraen las palabras en alemán, pero siento que no puedo arreglarme solo para llevar a cabo ese trabajo grafico, mi usual poética vacila. Todo esto me asusta un poco, lo admito!

Las paginas están habitadas de una poética ya existente, hay alguien dentro que no me permite de aprovecharlo, usarlo como si fuese sólo un vasto campo de materia inerte.

Comienza mi lucha con Fausto. No fue así con los otros, por ejemplo el Vasari, cuando usé un libro amarillento sobre la vida de los artistas, tranquilo… él, en cambio, Fausto, no! Pero no entiendo si es Goethe o la imagen del personaje.

Salgo, voy a comprar el libro, es más, los dos tomos. Leo, experiencia durísima, no se pude leer el Fausto de Goethe, se lo contempla, me pierdo, me parece que no hay un verdadero inicio y un final, es circular, no hay tiempo, dura toda la vida, grito ayuda y pierdo el control… meto las hojas en un cajón durante seis meses.

Trato de olvidarme. Si! Fue así, para afrontar al Fausto debo usar el arma del olvido.

Un buen día lo retomo, estas hojas calientes y malditas y las pongo delante de mi vista, convencido de recomenzar la batalla. Las dejo quietas, todos los días giro alrededor, desde lejos las miro… nada que hacer, él, aquel demonio mesquino que albergan las paginas no baja la guardia, no se deja domesticar, preferiría convertirse en papel de deshecho que someterse a mi creatividad, que cree banalmente humana quizás.

Mefistófeles sería inocuo si Fausto no diese tanto espacio a su presunción y prepotencia…

Comienzo a hablar solo, hablo con las hojas, sobretodo con la luz calida del sol que pega sobre las láminas de papel de oro aun vacío y limpio.

Pero en el fondo qué quiero hacer, por qué convertir en deshecho aquel arte ya contenido en aquellas paginas, quiero solo llevarlo dentro de mi obra para darle una nueva casa, un vestido digno, una contaminación que le permita nuevamente salir a luz. Ay! Me digo, estoy yo convirtiéndome en Luciferino con estos discursos?

Entonces, para no rendirme, para derribar esa puerta secreta que se esconde detrás de extrañas vibraciones defensivas, a ese muro magnético, de alejamiento y oscuridad difusa, actúo de un modo que él no podía prever. Él, quién? El autor, no creo, Fausto? Mi demonio interior activado por esta obra?

Si la mente y el espíritu son el campo de batalla, entonces pisotearé este terreno como se hacerlo…

Establezco la vía del artista como un común pertenecer al misterio y evoco a mi costado aliados de manera negra… Aliados y maestros de la tinta… Desde la biblioteca a la información en red, mi documento sobre los ilustradores del Fausto, los miro, los copio, los contemplo… al final elijo tres…

Sueño un molino, una noche, soy un molinero y desde la puerta de enfrente del molino, entran tres hombrecitos, cada uno tenía una bolsa, pero cuando pongo las semillas a la molienda la harina baja negra, como polvo de tinta. Tal vez porque el día anterior había citado el dicho de mi esposa, que este trabajo no podía ser todo “harina de mi costal”, cosas que se dicen, después el inconsciente hace lo suyo.

Volviendo al arte y a la obra…

Pido ayuda a Harry Clarcke, un irlandés del siglo XX, maestro de Art Nouveau, El acepta dejarme entrar en su terreno, me da un poco de harina de su bolsa.

Sucesivamente convoco también a Eugene Delacrox, siempre muy ocupado y conocido, nacido en 1828 y confrontado con el Fausto con una técnica impotente. Su harina es preciosa, no por cantidad, sino por la esencialidad, me da consejos importantes.

Difícil fue encontrar el último de los tres mosqueteros que fue convocado, Gustav Koennecke, un contemporáneo de Delacroix. Gustav Koennecke, ilustrados alemán, nacido en el 1823. La gran originalidad de sus siluetas me fascina, adoro esa mancha negra que se define imagen solo en su límite. Acepta ayudarme y su harina negra es potentísima, gracias a él y al peso de su figura, consigo ahondar en muros naturales de resistencia que el Fausto con tenacidad sostenía.

Así, un poco D’artagnan con pincel y pluma bloquee aquel Richelieu de Mefistófeles y con la ayuda de mis tres aliados, comencé a construir estas quince tablas. Y este el resultado final, que me ha satisfecho bastante. adios, hasta pronto, dame tu opinión…

 

hasta pronto, Alberto

 

Las obras del Fausto de Alberto Cini son de pequeño formato sobre papel de arroz tibetano y laminas de oroPAA

 

 

Category: Arte e Poesia, Fumetti, racconti ecc.., Libri e librerie

About Alberto Cini: Alberto Cini nasce a Bologna nel 1960, lavora come Educatore Professionale e Formatore, presso la cooperativa C.S.A.P.S.A in servizi rivolti all’handicap e all’adolescenza. Specializzato in Psicodramma con i terapeuti argentini Prof. Roberto Losso e Prof.ssa Ana Packciarz de Losso, è conduttore di laboratori espressivo teatrali, di scrittura creativa e grafico pittorici. Diplomato in massaggio tradizionale, shiatzu e massaggio aiurvedico, si specializza sull’approccio solistico alla persona. Ha pubblicato due raccolte di poesie, “Il fiore d’acqua” e “Le tre sfere”, stralci delle sue opere inedite si trovano sulla rivista di poesia “Versante Ripido”, per la quale disegna vignette satiriche e opere di contatto tra poesia e disegno grafico. Artisticamente viene educato all’arte dalla pittrice Bianca Arcangeli, sua insegnante e con la quale ha mantenuto un costante rapporto di condivisione e di confronto. Questo primo approccio lo influenza particolarmente sul rapporto tra parola e segno, tra la poesia e la pittura. Sensibile agli aspetti formativi e pedagogici dell’espressione artistica approfondisce il simbolismo della forma e del colore, l’arte terapia, terapie non convenzionali e tecniche di sviluppo della persona con il filosofo indiano Baba Bedi che frequenta per vari anni nella sua casa milanese. Non percorrendo formazioni accademiche approda alla scuola dello scultore Alcide Fontanesi, col quale comincia un lungo apprendistato formativo sull’espressionismo astratto. Le sue opere sono presso la galleria d'arte Terre Rare di Bologna

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