Barbara Spinelli replica a Renzi: Occorre un New Deal Europeo
Diffondiamo l’intervento di Barbara Spinelli fatto il 2 luglio 2014 , riportato su Il manifesto, al Parlamento di Strasburgo a nome della GUE NGL (Sinistra Unitaria Europea/ Sinistra Verde Nordica) dopo l’intervento di Renzi
Ha detto il Presidente Renzi che l’Europa muore, se non cambia e non cresce. Sarei d’accordo, se alle parole corrispondessero progetti concreti.
Tutto deve cambiare nell’Unione – le regole economiche, le istituzioni – se si vuole che rinasca un’unione solidale.
Invece il semestre italiano comincia con un’assicurazione inquietante: le regole non sono ridiscusse, anche se son loro ad aver aggravato la recessione, e una sfiducia senza precedenti nell’Europa. Né è ridiscusso il credo liberista: le cosiddette riforme strutturali (lavoro sempre più precario, riduzione delle spese pubbliche, diritti diminuiti) sono tuttora considerate condizioni indispensabili per la crescita. Tutto resta com’è, cambiano solo le parole per dirlo: «non c’è crescita senza rigore, perché il rigore è premessa della crescita». È un sillogismo divenuto intollerabile.
Quel che chiediamo al semestre italiano è un’Unione radicalmente rifondata. Non basta compiacersi della flessibilità dei parametri sugli investimenti nazionali, che nei fatti non ci è concessa. Occorre un New Deal europeo, una svolta alla Roosevelt, non fittizie esenzioni negoziate tra Stati forti e deboli.
Occorre un’Unione con risorse proprie adeguate, perché il New Deal dia lavoro a milioni che l’hanno perso.
Può esser finanziato dalla Banca europea degli investimenti, dai project bond, e dalla tassa sulle transazioni finanziarie e dalla carbon tax: due tasse che predispongono a uno sviluppo ecologico. Investire nelle infrastrutture, nelle energie rinnovabili, nella ricerca: ecco il compito.
Né va trascurata la proposta di una conferenza sul debito, simile a quella che nel ‘53 condonò i debiti di guerra della Germania e le permise di rinascere.
Compito è anche governare l’immigrazione non limitandosi a controllare le frontiere, ma creando veri corridoi umanitari per i rifugiati.
Non dice questo l’ultimo Consiglio, secondo cui spetta solo ai paesi del Sud salvare le vite nel Mediterraneo.
Nè ha avuto successo la proposta di Renzi sul mutuo riconoscimento dei richiedenti asilo.
Compito è ascoltare i cittadini, che esigono una netta rottura di continuità. Rottura nelle politiche economiche, e anche in politica estera: la pace in Europa non può più esser decisa negli Stati Uniti. Ai nostri confini con la Russia, e nel Mediterraneo, è di una pax europea che abbiamo bisogno.
E anche con l’America occorre una svolta. Renzi promette di concludere presto il Trattato sul commercio (TTIP) fra Commissione e multinazionali Usa. Sembra ignaro dei pericoli – distruzione di regole europee e nazionali concernenti il rispetto dell’ambiente, l’alimentazione sana, i beni comuni non privatizzabili – né pare battersi perché cessi la scandalosa segretezza dei negoziati.
Quel che vogliono gli elettori è chiaro: che i dogmi liberisti vengano meno: non hanno funzionato. Keynes diceva, poco dopo l’inizio del New Deal, che i politici sono generalmente schiavi di economisti defunti. Quel che chiedo a Matteo Renzi è di non farci credere che il Nuovo consista nella denuncia dei cosiddetti euroburocrati, e in una schiavitù ininterrotta da economisti o strateghi atlantici defunti. Quel che chiedo al Parlamento europeo è di dare un forte segnale che l’inizio del cambiamento nasce in quest’aula.
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