Vittorio Capecchi: Il tempo è superiore allo spazio?

| 1 Febbraio 2020 | Comments (0)

 

 

Diffondiamo l’editoriale di Vittorio Capecchu del numero 206 di “Inchiesta” ottobre-dicembre 2019

 

Il tempo è superiore allo spazio?

Perché il tempo è superiore allo spazio

Per papa Francesco il tempo è superiore allo spazio, l’unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell’idea, il tutto è superiore alla parte. In Evangelii gaudium il papa scrive che i “quattro principi derivano dai grandi postulati della dottrina sociale della Chiesa”. In quell’enciclica la superiorità del tempo sullo spazio è così spiegata; “Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. È un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo. Uno dei peccati che a volte si riscontrano nell’attività socio-politica consiste nel privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi. Dare priorità allo spazio porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce. Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci” . Siamo vicini alle elezioni in Emilia Romagna e, come prevedibile la redazione di “Inchiesta” e il suo direttore si muovono nel tempo spazio delle sardine contro la Borgonzoni e Salvini a sostegno di Bonacini. Le parole di papa Francesco ci sembrano importanti in questa fase politica. Privilegiare il tempo sullo spazio significa “privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci.”

 

Scenari trasversali

Gli scenari trasversali iniziano con un testo di Monsignor Matteo Zuppi, cardinale e arcivescovo di Bologna, che ricorda il suo legame con Bruno Trentin. Sono ricordi non di maniera che fanno emergere la figura di Trentin “che continua a insegnarci a guardare avanti, a scegliere una cultura vicina ai lavoratori”. Segue un intervento di Gianni Rinaldini che affronta gli scenari in cui si collocano oggi Il sindacato, la democrazia e l’Europa. Gianni Rinaldini termina il suo intervento osservando che “quando le nostre controparti agiscono sul piano globale il sindacato viene travolto, chiuso in una drammatica dimensione localistica” mentre “i movimenti delle donne e quelli sul cambiamento climatico sono sorti con una dimensione internazionale”. Occorre privilegiare il tempo sullo spazio. Questa drammaticità è colta da Emilio Rebecchi che ci parla di un suo sogno in cui si sente colpevole “di vivere in un paese dove per trovare il lavoro si deve partecipare a un’asta” mentre Francesco Garibaldo e Aldo Tortorella ci parlano dell’amico Riccardo Terzi al quale ci legano tanti ricordi. Gli interventi che seguono partono da una visione della costituzione italiana definita da Umberto Romagnoli “Una costituzione venuta dal futuro”. Sono poi da leggere in sequenza gli scenari del diritto alla formazione permanente e la contrattazione (Andrea Ranieri) che si trovano di fronte a situazioni lavorative molto diverse: la contrattazione aziendale quando vi sono profonde innovazioni tecnologiche 4.0 (Matteo Gaddi e Massimo Soccol), le fusioni nel settore dell’auto (Vincenzo Comito), la condizione dei riders dopo l’intervento di legge (Nicola Quondamatteo)

 

Guardare indietro per guardare avanti.

Tre contributi che aprono riflessioni e illuminano gli scenari attuali: Vita da emigrante (Silvio Canapé); Le lotte delle operaie bolognesi e reggiane nel lungo Sessantanove (Eloisa Betti e Tommaso Cerusici); Il caso dei contadini polacchi nelle inchieste agrarie di Max Weber (Fabrizio Denunzio).

 

Scenari internazionali

I movimenti a favore del cambiamento climatico e quelli delle donne (Bruno Giorgini, Mario Agostinelli), sono movimenti internazionali ai quali deve guardare, come scrive Gianni Rinaldini, un sindacato troppo localistico. Occorre però guardare all’anno nuovo 2020 con ottimismo. Hans Birbaum esprime una valutazione critica della sinistra in Europa ma Massimo Serafini, dopo le recenti vicende spagnole, può scrivere: “Si se puede!”. Non c’è dubbio che la dimensione sia internazionale e diventa allora importante indagare, come fa Amina Crisma, su “Diritto e violenza tra Cina e Occidente”

 

Dossier.

Questa ultima parte del Dossier “Per una critica della scienza e della tecnologia (parte IV)” a cura di Laura Corradi contiene due contributi: Franco Berardi (Bifo): “Google, il Pentagono e la ricercatrice”; Collettivo resistenze al Nanomondo; “Quale futuro è già qui? Come biotecnologie e nanotecnologie trasformano il mondo”. Si tratta di due contributi che sono in sintonia con il tema del numero che sottolinea le linee indicate da Gianni Rialdini, la dimensione localistica del sindacato (dalla quale deve uscire) di fronte a una dimensione internazionale del capitalismo che utilizza la scienza e le tecnologie sottraendole al controllo sindacale.

 

Category: Editoriali, Guardare indietro per guardare avanti, Lavoro e Sindacato, Osservatorio internazionale, Ricerca e Innovazione

About Vittorio Capecchi: Vittorio Capecchi (1938) è professore emerito dell’Università di Bologna. Laureatosi in Economia nel 1961 all’Università Bocconi di Milano con una tesi sperimentale dedicata a “I processi stocastici markoviani per studiare la mobilità sociale”, fu segnalato e ammesso al seminario coordinato da Lazarsfeld (sociologo ebreo viennese, direttore del Bureau of Applied Social Research all'interno del Dipartimento di Sociologia della Columbia University di New York) tenuto a Gosing dal 3 al 27 luglio 1962. Nel 1975 è diventato professore ordinario di Sociologia nella Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna. Negli ultimi anni ha diretto il Master “Tecnologie per la qualità della vita” dell’Università di Bologna, facendo ricerche comparate in Cina e Vietnam. Gli anni '60 a New York hanno significato per Capecchi non solo i rapporti con Lazarsfeld e la sociologia matematica, ma anche i rapporti con la radical sociology e la Montly Review, che si concretizzarono, nel 1970, in una presa di posizione radicale sulla metodologia sociologica [si veda a questo proposito Il ruolo del sociologo (a cura di P. Rossi), Il Mulino, 1972], e con la decisione di diventare direttore responsabile dell'Ufficio studi della Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM), carica che manterrà fino allo scioglimento della FLM. La sua lunga e poliedrica storia intellettuale è comunque segnata da due costanti e fondamentali interessi, quello per le discipline economiche e sociali e quello per la matematica, passioni queste che si sono tradotte nella fondazione e direzione di due riviste tuttora attive: «Quality and Quantity» (rivista di modelli matematici fondata nel 1966) e «Inchiesta» (fondata nel 1971, alla quale si è aggiunta più di recente la sua versione online). Tra i suoi ultimi libri: La responsabilità sociale dell'impresa (Carocci, 2005), Valori e competizione (curato insieme a D. Bellotti, Il Mulino, 2007), Applications of Mathematics in Models, Artificial Neural Networks and Arts (con M. Buscema, P.Contucci, B. D'Amore, Springer, 2010).

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