Maurizio Landini: Verso il referendum abrogativo del Jobs act e di norme, come quelle sulla scuola

| 1 Febbraio 2016 | Comments (0)


Diffondiamo da Il fatto quotidiano del 1 febbraio 2016 l’intervista di Antonello Caporale a Marizio Landini uscita con il titolo : “La tv ti utilizza, ho sbagliato ad anatre in tutti  i talk ad urlare”. Il leader Fiom: “Non sono scomparso, ho smesso di fare ‘bau bau’. Nei salotti televisivi trovi gente ignorantissima e approssimativa”. E sul Presidente del Consiglio: “Renzi governa solo grazie al fatto di aver scalato il suo partito. Iniziamo a far votare gli italiani e vedrà”

D. C’era una volta Maurizio Landini.
C’era una volta cosa?

D. Il suo vocione timbra di meno, colpisce di meno. Sembrava che dovesse essere lì lì per fare il grande salto, il grande passo. Poi si è fermato.
Non ho cambiato passo e il fiato di oggi è il medesimo di quello di ieri. Mi sono solo sottratto a chi voleva fare di me un suppellettile televisivo, e la delusione magari è di coloro, non so se fa parte della schiera anche lei, che hanno bisogno di un nome purchessia. Ma questi sono i veneratori dell’uomo solo al comando che è esattamente la rappresentazione della natura storta di una democrazia di plastica. Gli uomini hanno bisogno di idee. E le idee sono in movimento quando attraversano la società, la coinvolgono, la fanno sentire parte. Un leader è il rappresentante di quel moto di massa non è il supplente della nostra coscienza civile. Non puoi dormire e pensare che Lui, il capo, si ricordi di te. Ha visto per esempio un grammo di preoccupazione sul volto di Matteo Renzi rispetto al fatto che oramai la maggioranza degli italiani nemmeno vuol conoscere l’indirizzo del seggio elettorale? A lui non frega nulla, gli basta una minoranza per piccina che sia.

D. Resta il fatto che la coalizione sociale di cui parlava l’anno scorso attraeva, incuriosiva, oggi è finita in soffitta.
Voi siete impazienti, avete una percezione così alterata della realtà perché – ipotizzo – subite la cronaca nervosa del giorno per giorno. L’analisi politica deve abituarsi a guardare un po’ oltre e a capire quel che potrà accadere e forse accadrà.

D. Cosa accadrà di bello?
Per la prima volta la Cgil sta affrontando assemblee con tutti i lavoratori e metterà ai voti la sua proposta di legge di un nuovo statuto dei diritti. Il lavoro non è quello di ieri, ma anche i lavoratori non sono più quelli di ieri. E quella proposta di legge sarà poi coniugata a un’altra domanda: per farla passare, per trasformarla in legge, siamo d’accordo di promuovere un referendum abrogativo del Jobs act e delle altre norme, come quelle sulla scuola? Entro il 18 marzo avremo i risultati. A lei sembra una piccola cosa? A me sembra una cosa grandiosa impegnare cinque milioni di lavoratori e tutto il 2016 nella raccolta di firme. E chi parla di lavoro secondo lei non ha anche a cuore la Costituzione? Io penso di sì. Un referendum tira l’altro.

D. Però siamo sempre agli auspici della palingenesi.
Replico così: dal governo Monti a oggi gli italiani hanno perso il diritto di votare, hanno dimenticato anche di esercitare il dovere del confronto. E hanno scelto di stare per loro conto. Più della metà rinuncia a dire la sua, Renzi governa solo grazie al fatto di aver scalato (con i voti di chi non era iscritto, per giunta) il suo partito. Iniziamo a far votare gli italiani e vedrà.

D. Votare.
Votare non un nome ma un’idea, un modo di organizzare la nostra vita e vedere società in cui le persone contino un po’ di più e i capitali e la finanza un po’ di meno. Votare significa anche impegnarsi per cambiare, dare una prospettiva, una possibilità.

D. La crisi economica rende fragile la democrazia e appassisce i diritti.
E mette paura, revoca ogni atto di solidarietà degli uni con gli altri. La vita è divenuta un lungo, interminabile tunnel della precarietà, una corsa senza fiato per riuscire a congiungere una settimana all’altra, un bisogno con un altro. Dobbiamo scaraventare in faccia a Renzi questa disperazione, questa enorme bolla di insicurezza e di paura. Altrimenti perchè mai la gente dovrebbe avere idea di parlare col sindacato? Siamo visti come uomini del Novecento.

D. Lei infatti non è riuscito a convincere.
Io sarei il vecchio, so dell’accusa. Lo dice chi mi vedeva solo travestito da politico, chi cercava la scorciatoia, chi pensava che bastano tre settimane per conquistare il Palazzo. Queste simpatie le ho perdute, sarà pure vero, ma conservo la stima dei miei compagni, dei lavoratori del mio sindacato. Ho sempre detto che non facevo finta di fare il sindacalista. Questo so fare e questo farò.

D. Era ogni sera pronto a dire la sua.
Quando mi sono accorto che mi trovavo a dovermi confrontare nei salotti televisivi con gente ignorantissima, approssimativa, che parlava di cose di cui non sapeva…

D.… gente che strillava insieme a lei.
Mannaggia, è il mio più grande cruccio. Faccio di tutto per tenere basso il volume però poi sbraco: senti delle corbellerie così incredibili e ti lasci andare.

D. Landini non ci fa compagnia a sera come una volta, dunque è al crepuscolo.
Landini adesso rifiuta di andare, sceglie quando è il momento, quando è utile, quando c’è tempo per illustrare un pensiero e non fare bau bau.

D. La tv può uccidere.
Ti vogliono trasformare in uno strumento, una comparsa, un pezzetto di teatro che serve alla messinscena quotidiana. Me ne sono accorto e sono corso ai ripari.

D. Io non so chi votare. O Renzi oppure?
E lo dice a me? Sapesse con mia moglie quando si riflette su questa condizione.

D. Quand’è che conclude il suo mandato di segretario della Fiom?
Primo giugno 2018.

D. E poi basta sindacato.
Ma è l’unica cosa che mi piace fare!

D. Impossibile che non abbia un sogno, un’idea, una vita nuova davanti.
Allenatore di calcio.

D. E già è un mattoncino.
Mi piacerebbe allevare al gioco i giovanissimi.

D. In fondo anche un allenatore è un leader. Vede che ha sempre quella voglia?
Adesso la mia più grande responsabilità è quella di dimostrare di aver seminato bene.

D. Ha seminato?
Perbacco! Lo sa che in Fiat stiamo andando veloci come un treno? Ci hanno cacciati eppure appena i lavoratori hanno potuto votare le nuove rappresentanze si sono rivolti a noi. Abbiamo goduto del consenso più vasto. Perciò dico a chi adesso è spaventato dell’assenza di un’alternativa: facciamo in modo di motivare gli italiani, chiamiamoli a votare per qualcosa e non contro qualcuno, a costruire una possibilità di vita diversa da quella attuale e vedrete che i voti arriveranno. Non credo che Renzi se la passi così bene.

D. Quindi Landini non è scomparso.
Scomparsooo?

D. Ahi, è permaloso e un po’ vanitoso.
Beh se per strada mi dicono bravo non è che resti deluso.

D. Finora le hanno detto bravo.
Bravo… per fortuna ci sei te… Tanto affetto e solidarietà.

D. Nessuno che le abbia detto stronzo?
Finora nessuno che si sia permesso.

D. L’avrebbe accoppato col suo vocione.
Mi sarebbe dispiaciuto.

D. L’avrebbe però obbligata all’indagine interna corporis.
Posso sbagliare, ma penso che la stima di chi rappresento sia immutata.

D. Il peggio deve venire.
Verrà il meglio.

D. Lei dice?
Aspetti qualche settimana e vedrà.

D. Inonderà di nuovo i talk: Landini di qua Landini di là.
Garantisco di no.

 

 

 

 

Category: Lavoro e Sindacato

About Maurizio Landini: Maurizio Landini è nato a Castelnovo ne’ Monti, in provincia di Reggio Emilia, nel 1961. È stato prima funzionario e poi Segretario generale della Fiom di Reggio Emilia. Successivamente, è stato Segretario generale della Fiom dell’Emilia Romagna, quindi di quella di Bologna. Nel 2005 è entrato a far parte dell’apparato politico della Fiom nazionale e dal giugno 2010 è Segretario nazionale della Fiom, succedendo a Gianni Rinaldini. Ha scritto, con Giancarlo Feliziani, Cambiare la fabbrica per cambiare il mondo. La Fiat, il sindacato, la sinistra assente (Bompiani, 2011). La sua storia personale e professionale è stata raccontata in Nei panni degli operai. Maurizio Landini e 110 anni di Fiom (e di Fiat) del giornalista Massimo Franchi (Fuori onda, 2011). «Inchiesta» ha pubblicato numerose sue interviste e interventi.

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