Gino Rubini: Eternit. Una sentenza in nome della legge che sopprime l’idea di giustizia

| 21 Novembre 2014 | Comments (1)

 

Rabbia dolore e indignazione sono i sentimenti condivisi tra i famigliari delle migliaia di vittime dell’amianto per una sentenza quasi inaspettata che annulla la condanna a 18 anni al magnate svizzero  Stephan Schmidheiny titolare della Eternit, già riconosciuto colpevole in due gradi di giudizio. Rabbia e indignazione sono nello stato d’animo di chi scrive che come sindacalista ha conosciuto decine di persone, lavoratori delle OGR, delle Officine Casaralta che non ci sono più perché uccisi dall’amianto.

E’ necessario tuttavia  non farsi travolgere dall’orgia di retorica dei media  e mantenere la mente lucida per comprendere per davvero da dove ha origine questa sentenza della Corte di Cassazione. Una sentenza quella della Corte di Cassazione che mette in luce le deboli fondamenta del sistema normativo in materia di reati ambientali.

E’ su questo punto, una volta condiviso il sentimento di rabbia e la frustazione per l’ingiustizia che hanno subito le vittime, i famigliari e comunità come quelle di Casale Monferrato, che occorre approfondire per comprendere come i giudici della Corte di Cassazione abbiano potuto annullare le sentenze di condanna  di due gradi di giudizio.

Un reato che continua a produrre migliaia di morti tra lavoratori e cittadini, oltre 3000,  e continuerà produrne nei prossimi anni,  può cadere in prescrizione ? La Corte di Cassazione ha dovuto esprimersi e la sentenza   ha messo in evidenza la miseria e la illogicità delle norme che regolano la prescrizione e in particolare  l’assenza, di fatto,  in questo paese, del reato di disastro ambientale. La richiesta di prescrizione richiesta dalla difesa  ha trovato spazio nel vuoto legislativo in ambito penale che non prevede con chiarezza la responsabilità penale per chi compie disastri ambientali che hanno effetti tragici sulle persone esposte dopo decenni. In Italia non esiste la tutela penale dell’ambiente  né per il danno all’ambiente che non è soggetto giuridico tutelato.

Ancora oggi chi inquina non paga perchè l’apparato normativo, in campo ambientale, salvo rare eccezioni, prevede solo contravvenzioni. A questo vuoto normativo si collegano poi gli effetti della ex Cirielli che consente facilmente la prescrizione. Su questo punto bisogna fare molta attenzione perchè i media , giornali e lo stesso Presidente del Consiglio hanno fatto riferimento solo alla necessità di cambiare la norma sulla prescrizione, problema che esiste ed è importante, ma non esaustivo.

Il vero problema che è alla base di questa sentenza ingiusta è l’assenza del reato penale di disastro ambientale. I delitti ambientali non hanno cittadinanza nel Codice Penale e proprio per questo è stata possibile questa sentenza che ha ucciso per una seconda volta le migliaia di lavoratori e di cittadini morti a causa della esposizione professionale o indebita all’amianto.

Questo vale non solo per l’inquinamento dovuto all’amianto ma anche per altre situazioni rilevanti per i danni alla salute della popolazione come l’inquinamento nelle vicinanze dei poligoni militari da uranio impoverito o, come nella terra dei fuochi,  dall’inquinamento da sostanze tossiche industriali interrate clandestinamente dalla criminalità. Gli artt.434 e 449 del CP non sono gli strumenti adeguati per tutelare le vittime della esposizione professionale o ambientale da amianto e/o da sostanze nocive che producono patologie mortali  hanno una lunga latenza prima di manifestarsi. Questo è il vero nodo da risolvere. Da Seveso in poi molti processi sono arenati proprio per questa carenza normativa: l’assenza di una norma del CP che preveda in forma chiara il disastro ambientale.

Ci lascia esterefatti l’idea che vengano considerati prescritti reati legati a fatti che ancora oggi continuano a mietere vittime.

Eppure succede lo stesso anche per tutti i più gravi reati ambientali che ancora oggi sono di natura contravvenzionale e quindi considerati meno gravi del furto di un’arancia al supermercato. E questo continuerà a succedere fino a che il disegno di legge sui delitti contro l’ambiente nel codice penale, votato a larghissima maggioranza alla Camera nel febbraio scorso, ancora fermo nelle Commissioni ambiente e giustizia del Senato, non arriverà ad approvazione definitiva.

I senatori diano un segnale di discontinuità votando in tempi brevi quel ddl, dopo questa ennesima vergognosa sentenza. Come scrive in  il Presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza in una lettera ai Senatori : ” In questa legislatura nel febbraio scorso c’è stata un’incoraggiante novità su questo tema grazie all’approvazione alla Camera dei deputati a larghissima maggioranza del disegno di legge n. 1345 “Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente”. Il disegno di legge è fermo da marzo scorso presso le Commissioni Ambiente e Giustizia del Senato della Repubblica. Si tratta di un’inaccettabile rallentamento dell’iter parlamentare, che va approvato con massima urgenza senza stravolgerlo, anzi con piccole modifiche può essere ulteriormente migliorato e consentire così di sanare una gravissima anomalia della legislazione nazionale tanto carente oggi da permettere che si verifichino episodi assolutori come quello dell’Eternit.”

Quali sono i poteri forti che hanno in qualche modo influito per rallentare l’iter parlamentare per giungere alla approvazione di questa norma ? Nel momento in cui si varano pacchetti di norme come il “Decreto del Fare” e “SbloccaItalia” è molto difficile immaginare  un’azione lungimirante del governo che si fa carico di introdurre la fattispecie del reato di disastro ambientale.

E’sull’azione delle lobbies che hanno frenato l’iter parlamentare  del DdL n° 1345 che bisogna fare chiarezza. E’ palese che vi sono forze sociali e politiche che non hanno voluto e ancora non vogliono che vi sia una legislazione penale efficace in materia di tutela ambientale e della salute collettiva delle persone. Per questi motivi il focus dell’attenzione e della vigilanza democratica va orientato sia sulle norme riguardanti la prescrizione  e, sovrattutto sulla necessità di fare convertire rapidamente in legge il  disegno di legge n. 1345 “Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente”.

 

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Category: Ambiente, Lavoro e Sindacato, Welfare e Salute

About Gino Rubini: Gino Rubini. Nato a Crespellano ( BO) nel 1946. Dal 1996 al giugno 2012 è stato responsabile del Dipartimento Salute e Sicurezza della Cgil Emilia Romagna e membro effettivo del Coordinamento Nazionale Salute e Sicurezza del Lavoro della Cgil nazionale. È realizzatore e curatore (editor) responsabile dei siti web d'informazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro Diario per la prevenzione e Diario prevenzione magazine ( www.diario- prevenzione.it, www.diario-prevenzione.net ). In qualità di Ricercatore, ha collaborato dal 1992 al 1996 a ricerche sulle condizioni di lavoro salute e sicurezza con BTS della CES (ora ETUI European Trade Union Institute ), Istas (Spagna), CUT ( Brasile). Tra le sue pubblicazioni più recenti: Gino Rubin: Riorganizzazioni industriali e benessere dei lavoratori. I determinanti organizzativi che hanno influenza sul benessere dei lavoratori. Il ruolo delle relazioni industriali; Gino Rubini: Testo unico e qualità della vita lavorativa. Prevenzione e buone pratiche - in, Il benessere lavorativo/occupazionale tra pratiche di intervento e ipotesi di miglioramento. VIII Rapporto annuale su Salute e Sicurezza in Emilia Romagna, Maggioli editore, 2008; Gino Rubini – Over 55, politiche per una sostenibile permanenza al lavoro – Il miglioramento delle condizioni di lavoro tramite le relazioni industriali – in, Sistema integrato di sicurezza e di miglioramento della qualità della vita lavorativa in Emilia Romagna. VII Rapporto annuale su Salute e Sicurezza in Emilia Romagna, Maggioli Editore, 2007; Gino Rubini: Profili di strategie di prevenzione per la salute, la sicurezza e la qualità del lavoro in Emilia Romagna – in, Individuazione delle strategie volte alla promozione del benessere psicofisico dei lavoratori in Emilia Romagna. VI Rapporto annuale su Salute e Sicurezza in Emilia Romagna, Maggioli Editore, 2006; Gino Rubini: Miglioramento della qualità del lavoro, salute e sicurezza, dalla tutela alla promozione della salute e della qualità del lavoro. Evoluzione delle relazioni industriali e politiche – in, La qualità della vita lavorativa e delle condizioni di lavoro in Emilia Romagna. V Rapporto su salute e sicurezza in Emilia Romagna, Maggioli Editore, 2007; Gino Rubini : Salute e sicurezza nel lavoro:ruoli e compiti delle reti istituzionali e delle reti sociali per un sistema efficace di prevenzione – in, Salute e benessere nel lavoro in Emilia Romagna. L’impatto con il lavoro che cambia. IV Rapporto su salute e sicurezza, Maggioli Editore, 2006;Gino Rubini: Salute e sicurezza nel lavoro: percorsi verso la costruzione di strumenti di nuova generazione per la prevenzione – in, Lo stato della salute e delle sicurezza dei lavoratori in Emilia Romagna. II Rapporto dell’Istituto per il Lavoro su salute e sicurezza, F. Angeli, 2002; Gino Rubini: Lavori tradizionali in trasformazione, lavori emergenti: desideri di autonomia, flessibilità e nuove dipendenze. Quali profili di rischio, quale salute e quale sicurezza? – in, Salute e sicurezza nel lavoro in Emilia Romagna. I Rapporto annuale dell’Istituto per il Lavoro su salute e sicurezza, F. Angeli, 2006; Gino Rubini et al. Come i lavoratori percepiscono le proprie condizioni di lavoro- Indagine tra le aziende dell’Emilia-Romagna”, Maggioli, 2006; Gino Rubini, La prevenzione che cambia, La prevenzione che cresce Riforma federale del sistema sanitario pubblico-I Servizi di prevenzione ambientale e sanitaria: valutazioni, strategie e prospettive di lavoro. SNOP Convegno Nazionale, Caserta 2002; Gino Rubini et al., Metalmeccanic@ Reddito, condizioni di lavoro, ambiente sociale, salute e sicurezza nelle voci di 100.000 lavoratrici e lavoratori metalmeccanici – Meta edizioni, 2008; Gino Rubini et al., Rapporto di Ricerca La salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro nelle piccole e medie imprese, un approccio socialmente responsabili, Fondazione Icsr Milano, 2008; Gino Rubini, Considerazioni e appunti per una road map della trasformazione delle attività di prevenzione nei luoghi di lavoro, 2008

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