Gianni Rinaldini: Il disegno di Renzi di una dissociazione totale tra diritti e lavoro

| 4 Dicembre 2014 | Comments (0)

 

 

Intervento di Gianni Rinaldini (ex Segretario generale della Fiom-Cgil e Presidente della Fondazione Claudio Sabattini) alla tavola rotonda: “L’Italia e l’incompatibilità del capitalismo finanziario con la democrazia”, svoltasi all’interno del seminario: “L’agenda neoliberista e le socialdemocrazie europee”, promosso da Transform!Europa eTransform!Italia, con la collaborazione della Fondazione Rosa Luxemburg, Firenze 16-17 novembre 2014. Trascrizione degli atti e revisione a cura di Tommaso Cerusici

 

Parto dalla considerazione che ci poneva poco fa Marco Revelli.

Noi siamo di fronte ad un profondo cambiamento dell’assetto strutturale del Paese, dell’assetto costituzionale, che io traduco in un elemento centrale: che l’equilibrio proprio del capolavoro costituzionale fatto nel nostro Paese tra diritti politici, diritti civili e diritti sociali, che caratterizzano insieme in questo equilibrio la natura antifascista della nostra Costituzione, è venuto meno.

A me pare che nel corso di questi anni, noi non siamo stati in grado di connettere quello che avveniva a livello sociale con quello che avveniva a livello istituzionale. E lo dico a partire da una considerazione, che il Governo Renzi – a mio parere – è il prodotto di questi decenni di devastazione culturale, politica, istituzionale e sociale. Gli hanno spianato l’autostrada! E la sua popolarità, che ha avuto riscontro nelle ultime elezioni europee, deriva dal fatto che questa devastazione aveva determinato un senso comune tra le persone in carne ed ossa, che era il prodotto di questo processo.

Allora io mi domando…Cosa si sta configurando a livello sociale? Quale assetto dal punto di vista istituzionale? Qual è il disegno? Io non credo che siamo all’ultima fase, perché già i giornali parlano di quella successiva – fatto il Jobs Act – cioè quella che vedremo in campo tra Gennaio e Febbraio 2015 e che riguarda la contrattazione. Qual è il disegno che è stato perseguito, utilizzando la crisi, non solo come dato materiale ma come ridefinizione degli assetti complessivi? Questo non è un problema solo italiano, ma sta succedendo anche in altri Paesi.

Allora, il processo – a mio avviso – si riassume in una condizione di precarizzazione di massa, di superamento di tutte le forme di tutela e di diritti. Su questo, rispetto all’Articolo 18, al di là della discussione sui numeri e di quanta gente riguarda, il problema è che l’operazione in corso – a dire il vero già fatta in parte dal Governo Monti, perché già era stato svuotato in maniera consistente – afferma chiaramente la dissociazione totale tra lavoro e diritti, che invece sta alla base della storia europea dopo la Seconda guerra mondiale.

Nel momento in cui si va alla dissociazione totale tra diritti e lavoro, è evidente che questo elemento attraversa tutti gli altri aspetti della manovra che viene fatta. Su questo, però, noi non possiamo non tenere conto che si tratta di un obiettivo che è stato perseguito negli ultimi decenni e che ha avuto un’accelerazione all’interno della crisi.

Il togliere le causali ai contratti a termine è stato fatto già prima, poi sono state adesso portate a tre anni da Renzi. Ma il passaggio vero, per cui venivano tolte le causali rispetto ai contratti a termine, è stato compiuto precedentemente, poiché la discussione a quel punto era la temporalità, come concludere il percorso.

Così come, rispetto alla contrattazione, è evidente – come riportava ieri un giornale di solito ben informato come la Repubblica – che l’operazione sarà quella di utilizzare l’Articolo 8, già esistente e che ha distrutto il Contratto Nazionale. Assieme a questo assisteremo all’operazione di rendere strutturali gli incentivi del Governo e cioè la detassazione per quanto riguarda gli incrementi retributivi a livello aziendale, al punto tale che noi siamo l’unico Paese in Europa dove, per l’impresa, un’ora di lavoro straordinario costa meno di un’ora di lavoro normale…in un Paese che ha questi livelli di disoccupazione!

Il passaggio successivo per completare il quadro sarà quello dell’applicazione e dell’estensione dell’Articolo 8, che vuole dire l’abolizione dei Contratti Nazionali e la riduzione del sindacato ad un ruolo puramente aziendale e corporativo, subordinato alla logica di ogni singola impresa.

Questo è il disegno, che Renzi sta completando, rispetto ad un percorso che è stato avviato nel corso di questi anni.

Lo dico: allora perché riconnettere le questioni? Badate che noi  abbiamo assistito a strappi, anche sulla Costituzione, che non hanno avuto la reazione dovuta. Io non dimentico, a proposito di Costituzione e di ipotesi autoritarie, che in questo Paese è stato possibile chiudere le sedi sindacali in tutti gli stabilimenti Fiat e non è successo niente! E che la democrazia, cioè la Costituzione, nei luoghi di lavoro è stata salvata dalla Corte Costituzionale. Altrimenti, se fosse dipeso dalla reazione democratica, sarebbe stata possibile e l’avrebbero praticata fino in fondo.

Questo non ha un valore inferiore rispetto a quello che si determina a livello istituzionale: c’è un rapporto tra le due questioni.

Allora – e concludo – rispetto proprio a questo percorso, c’è un nucleo di questioni teoriche che bisognerà approfondire, che riguardano il rapporto sindacato-partito. Le storie antiche, che derivano in realtà dalla Seconda e Terza Internazionale rispetto al rapporto partito-sindacato, sono concluse. Sono finite! E tanto più per chi pensa alla costituzione di un nuovo soggetto politico. Noi in questi anni abbiamo avuto la parodia di quel rapporto, che si è rotto non per una rielaborazione da parte nostra, ma perché a conclusione di quel percorso ci si è ritrovati un Segretario di partito e Presidente del Consiglio che dice che lui con il sindacato non ci parla neanche, perché il sindacato confederale dentro quello schema, di cui parlavo prima, semplicemente non esiste.

Ora il problema non è di rivendicare e ricostruire quella “cosa”, che si è rotta e si è aperto un movimento.

Aggiungo che il 14 novembre c’è stato lo sciopero generale dei meccanici al Nord, con un’enorme manifestazione a Milano dove è intervenuto anche un giovane studente dello sciopero sociale, in un intreccio tra le diverse piazze.

Dico questo perché quella manifestazione ha avuto anche il merito – con sorpresa – di riattivare una credibilità, perché molta gente, molti lavoratori, ti dicono: “ ma come mai adesso state facendo tutto sto casino e con Monti non avete fatto niente, quanto ha fatto la riforma delle pensioni e altro ancora?”

Si è recuperata e si è riattivata una credibilità in queste settimane, che troverà sicuramente un appuntamento nello sciopero generale ma che dovrà aprire per tutti una nuova fase, sia a livello sociale che a livello politico, perché se non è così in tre giorni torna la rassegnazione e torna il discredito, anche rispetto alle organizzazioni sindacali. Grazi

 

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Category: Lavoro e Sindacato

About Gianni Rinaldini: Gianni Rinaldini (1951) ha iniziato la sua esperienza sindacale come delegato alle Ceramiche Rubiera, divenendo successivamente Segretario della Filcea (il sindacato chimici della Cgil). Entrato poi a far parte della segreteria della Camera del lavoro di Reggio Emilia, viene eletto Segretario generale nel 1989. Successivamente, è stato Segretario generale della Cgil dell'Emilia Romagna e, dal 2002 al 2010, ha ricoperto la carica di Segretario nazionale della Fiom. Attualmente è coordinatore dell’area programmatica «La Cgil che vogliamo» e presidente del Centro studi per l’Alternativa Comune, il cui manifesto politico-culturale è stato presentato a Roma nel settembre del 2011. «Inchiesta» ha pubblicato numerose sue interviste e interventi.

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