Gianni Tognoni: Vittorio, la creatività come garanzia di rigore
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Gianni Tognoni
La creatività come garanzia di rigore
I bisogni inevasi di autonomia di vita come linea-guida di priorità…
(intervento trasmesso da Bruxelles, dove l’autore era in audizione al Parlamento europeo, al convegno “Il cristallo e la fiamma. In ricordo di Vittorio Capecchi”, Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, in collaborazione con il Collegio Superiore e ParliamoneOra, 26 marzo 2025)
Difficile definire il perché della mia presenza in questa sede. 60 e più anni di amicizia, e di infiniti e diversissimi incroci, raramente strettamente professionali, sono stati vissuti, in percorsi, ruoli, progetti assolutamente indipendenti, ed ufficialmente appartenenti a discipline rigorosamente separate: da una parte le tantissime toccate da Vittorio; dall’altra le mie due , la ricerca medico-farmacologica come responsabile dell’area clinico-epidemiologica del Mario Negri per 40 anni, e poi dalla metà degli anni ‘70, in un mondo ‘altro’, ad altissima densità di ricerca , non certo prevalentemente accademica, per un diritto internazionale dalla parte dei popoli come segretario generale del Tribunale Permanente dei Popoli..
Non penso di dire nulla di nuovo. Posso solo semplicemente elencare le ‘cose’, intuizioni e pratiche, che hanno costituito il filo certo di connessione del nostro intenderci, facendo degli incontri personali (…molto spaziati nei tempi , per i tanti impegni nei posti più diversi del mondo, in contesti sempre in evoluzione: più frequenti negli ultimi anni…) una esperienza di riconoscimento umano e di sguardo : disincantato, ma non rinunciatario sul ruolo trasversale ed imprescindibile della ricerca nell’interagire con le più diverse realtà.
La trasversalità di interessi , di metodologie, di interlocutori mi è sempre sembrato uno dei caratteri distintivi dello sguardo e del linguaggio di Vittorio: come uno snodo anzitutto culturale, intuitivo, e quindi di scelte metodologiche, con la permanente caratteristica di essere, ogni volta in modo diverso, anzitutto molto flessibili e poi molto rigorose.
Il suo precocissimo e sempre più centrale, nella evoluzione di contenuti e delle implicazioni nei più diversi campi, connubio di Quality e Quantity è paradigmatico soprattutto per la declinazione tan differenziata nelle tante traiettorie di ricerca di Vittorio, che hanno avuto come criteri di base, concettuali ed operativi, due regole :
a) la ricerca fa parte costitutiva della comprensione delle pratiche, che devono essere però condivise da dentro e non osservate come oggetti;
b) le metodologie hanno come riferimento della loro correttezza-coerenza i bisogni inevasi di conoscenza-risposte per scenari che toccano-coinvolgono la capacità-vocazione alla autonomia-dignità delle persone.
Non ho evidentemente nessuna pretesa dì ’riassumere’ Vittorio. Il mio bias di amicizia tanto lunga (fatta anche di condivisione di incroci con persone-realtà che in modi e tempi diversi hanno determinato pezzi importanti dei nostri cammini…) e la mia assolutamente parziale conoscenza della sua produzione scientifica lo impediscono. So per certo, dall’interno dei miei due settori di conoscenza-pratiche in cui continuo ad operare — sanità-salute pubblica e la sempre più strutturale, accettata, impunibile dominanza della legalità dei diritti delle cose sulla legittimità dei diritti fondamentali delle persone — che la trasversalita’ culturale e metodologica e la fantasia piena di rigore di Vittorio sono un regalo per cui lo si potrà ringraziare a lungo.
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