Vittorio Capecchi, Amina Crisma: Bruno Giorgini ci ha lasciati
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Oggi , 10 gennaio, il nostro amico Bruno Giorgini è morto, a 76 anni, a Bologna dove a lungo è vissuto, in via Fondazza, e dove da qualche giorno era ricoverato all’ospedale Sant’Orsola.
La sua commemorazione avrà luogo sabato 14 gennaio dalle ore 13:30 alle 15:30 presso il Pantheon del cimitero della Certosa di Bologna.
Bruno è stato tante cose nella sua vita appassionata in cui ha avuto varie città d’elezione, come Parigi, Marsiglia, Genova, Venezia, Milano (e la sua inesauribile vitalità gli faceva pensare ancora a nuovi luoghi dove andare, a nuovi orizzonti da esplorare): fisico teorico, ricercatore associato all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, militante di Lotta Continua, direttore responsabile di Radio Popolare di Milano, che oggi pubblica in rete un suo commosso ricordo, assiduo collaboratore di Inchiesta (che gli piaceva definire una “fabbrica di cultura”) sui temi più svariati.
Nel sintetico profilo che aveva scritto per la nostra rivista ricordava fra l’altro di aver parlato dai microfoni di Radio Alice e Radio Città, e diceva di sé:
“ho studiato i buchi neri, le onde gravitazionali e il cosmo, scendendo poi dal cielo sulla terra con la teoria delle fratture, i sistemi complessi e la fisica della città. Da giovane ho praticato molti stravizi rivoluzionari”.
Bruno aveva uno speciale e intenso stile di scrittura, che si può constatare non solo negli innumerevoli articoli con cui ha generosamente contribuito a Inchiesta, ma anche nei suoi libri, come “I due arcobaleni, viaggio di un fisico teorico nella costellazione del cancro” (Aracne 2009), racconto autobiografico della storia di un uomo malato di cancro, tenuto per mano da una donna, sospeso nella terra di nessuno fra la vita e la morte, e “L’Adria. Storia di un amore partigiano” (Pendragon 2021) dedicato all’esperienza drammatica di sua madre partigiana nella Resistenza.
“Tutto ciò che è dicibile è sopportabile”, scriveva Bruno due anni fa su Inchiesta, il 17 dicembre 2020, in un articolo in memoria di Luigi Mariucci, e aggiungeva: “la morte di Gigi era allora del tutto insopportabile, quindi indicibile”. Riprendendo le sue parole oggi diciamo: la morte di Bruno rimane insopportabile seppure dev’essere sopportata, e forse riusciremo un giorno a mettere in fila le parole per tentare di dire qualcosa di quei pezzi della sua vita che abbiamo avuto il privilegio di condividere con lui, di dire qualcosa della sua leggerezza, della sua allegria, della sua gentilezza, della sua ironia, della scintillante eleganza della sua intelligenza.
Un abbraccio ad Amalia, ai figli, agli amici.
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