Vittorio Capecchi: Fahrenheit 451, elogio dell’eresia
Pubblichiamo su Inchiesta on line l’editoriale del numero 176 di Inchiesta, aprile-giugno 2012
Leonardo Sciascia e Ray Bradbury. Nella primavera del 1979 Marcello Cimino pubblicò con il titolo Elogio dell’eresia, su L’Ora del 9 maggio 1979, una conversazione tra una scolaresca e Leonardo Sciascia in cui il grande scrittore siciliano affermava: “l’eresia è di per sé una grande cosa, e colui che difende la propria eresia è sempre un uomo che tiene alta la dignità dell’uomo. Bisogna essere eretici, rischiare di essere eretici, se no è finita. Voi avete visto che non è stata soltanto la Chiesa cattolica ad avere paura delle eresie. E’ stato anche il Partito Comunista dell’Urss ad avere paura dell’eresia, e c’è sempre nel potere che si costituisce in fanatismo questa paura dell’eresia. Allora ogni uomo, ognuno di noi, per essere libero, per essere fedele alla propria dignità, deve essere sempre un eretico”. Questa frase mi è tornata in mente quando il 5 giugno di quest’anno la morte di Ray Bradbury, avvenuta a Los Angeles quando aveva 91 anni, mi ha fatto ripensare al suo libro Fahrenheit 451 scritto nel 1951: anno di maccartismo e di guerra in Corea. Anche questo romanzo è un Elogio dell’eresia e chi si oppone alla dittatura corre il rischio di venir bruciato come eretico insieme ai libri ugualmente considerati pericolosi. Ci si può porre questa domanda: vale anche oggi l’elogio dell’eresia e rispetto a quale corrente maggioritaria di pensiero è necessario essere eretici?
Elogio dell’eresia al livello europeo Sciascia vedeva l’importanza delle eresie nei confronti della Chiesa cattolica e del Partito Comunista dell’URSS. Oggi “il potere che si costituisce in fanatismo” è identificabile nel neoliberismo che da Milton Friedman arriva a Monti che, come scrive Riccardo Bellofiore in questo numero di Inchiesta, è “un professore che nutre l’illusione che bastino un po’ di liberalizzazioni per far partire la crescita (..) dando i colpi definitivi allo smantellamento delle garanzie sul lavoro e sul welfare”. Di fronte a questo pensiero neoliberista dominante ci sono segnali di “eresia”?. Un primo segnale è stato sicuramente dato dalle elezioni greche. Filippomaria Pontani sottolinea che il programma di Syriza ha comunque preso il 27% dei voti e può diventare un punto di riferimento per l’intera Europa e non sorprende che Marco Revelli, tra i fondatori di Alba, si muova in questa direzione sostenendo Syriza su Il Manifesto (riportato in www.inchiestaonline.it). Un secondo segnale è dato dalle elezioni francesi analizzate da Bruno Giorgini: lo spostamento a sinistra in Francia è un segnale sicuramente positivo ma non significa che questa vittoria si traduca facilmente in una uscita dell’Europa dal neoliberismo. La costruzione di una “eresia” al livello Europa non è certo facile e in questo numero di Inchiesta sono indicate due direzioni: (a) proposte per una Europa non neoliberista; (b) proposte a partire da una diversa politica del lavoro. La prima direzione è ampiamente presente tra gli economisti e ricercatori che hanno scritto nel Dossier “L’Europa lungo la linea della catastrofe”. Le proposte concordano nel definire una linea “contro l’euro”, per una “moneta comune ma non una moneta unica” e vengono fatte affermazioni certamente “eretiche” come “il pareggio di bilancio va visto come un’anticamera del nazismo”. Si parla inoltre di come potrebbe essere realizzata una politica incisiva di “reddito di cittadinanza” e in quali direzioni riorganizzare una politica sindacale e di stato sociale. L’eresia, per gli autori di questo Dossier viene considerata inevitabile per non far precipitare l’Europa nella catastrofe. La seconda direzione è presente nell’intervento di Maurizio Landini che ancora una volta sottolinea quanto oggi sia “eretica” la posizione della Fiom che cerca di difendere la democrazia e i diritti di chi lavora; posizione sostenuta da giuristi autorevoli come Umberto Romagnoli e Stefano Rodotà. La storia dei rapporti tra politica e lavoro è ricostruita da Francesco Ciafaloni e se negli anni ’60 il “modello Fiat” si opponeva al modello “eretico” di Adriano Olivetti oggi il “modello Marchionne” considera come soggetto “eretico” da distruggere la Fiom. Se si parte dal lavoro non si può dimenticare il Dossier pubblicato nel numero precedente di Inchiesta, “Vite, lavoro e non lavoro delle donne”. Sia i movimenti delle donne che i movimenti delle nuove generazioni precarie hanno fatto e fanno proposte “eretiche” rispetto al neoliberismo che vanno tenute insieme alle precedenti.
Le eresie locali destinate a crescere Se costruire una “eresia” al livello europeo non è certo facile la situazione cambia quando ci si muove al livello locale. Giorgini ha documentato su Inchiesta le eresie locali diffuse a Marsiglia e, sempre in Francia, in questo numero di Inchiesta, Massimo Amato documenta la sperimentazione di moneta locale a Nantes: una “eresia” di grande interesse. Le eresie locali in Europa e in Italia sono destinate a crescere portate avanti da movimenti delle donne, movimenti di ricercatori precari, movimenti di piccoli comuni, movimenti ambientalisti ecc.. Azioni e proposte “eretiche” portate avanti da movimenti ambientalisti sono documentate nell’articolo di Ivan Franceschini e Marco Tonino che analizzano uno scenario che dall’Occidente arriva alla Cina alle cui politiche locali e nazionali è dedicato il prossimo Dossier.
La memoria di tanti libri eretici ci salverà Il libro di Ray Bradbury dà una sola indicazione per affrontare in modo “eretico” un pensiero dominante autoritario: conservare e trasmettere la memoria dei libri che più hanno segnato in positivo l’insieme delle nostre diverse storie culturali. C’è un bellissimo disegno di Sempè (la cui mostra “Un peu de Paris et d’ailleurs” è terminata a Parigi il febbraio di quest’anno) in cui il mondo è visto da una finestra collocata in una stanza tappezzata di libri. Chi guarda il mondo da questa stanza non può aderire alla povertà culturale e alla rozza violenza del neoliberismo. Inchiesta è nata nel 1971 e si è diffusa attraverso la FLM e le 150 ore. Se si vuole costruire una “eresia” condivisa rispetto all’attuale pensiero dominante è il momento di riprendere le 150 ore e impegnarci a diffondere libri.
Category: Editoriali
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