Pulcinella senza frontiere e il dopo elezioni

| 5 Aprile 2013 | Comments (8)

EDITORIALE di Vittorio Capecchi del numero di “Inchiesta”, gennaio-marzo 2013

 

Pulcinella senza frontiere

Il mio amico Enrico Pugliese durante la festa data a Napoli in suo onore mi ha fatto conoscere uno straordinario personaggio: Bruno Leone, l’ultimo grande burattinaio e interprete dei canovacci classici di Pulcinella. Leone ha appreso l’arte delle guarattelle dal maestro napoletano Nunzio Zampella ed è così che questa arte, che risale ai girovaghi e saltimbanchi medioevali, può essere ancora diffusa nel mondo. La maschera di Pulcinella, di origine campana ed atellana, è stata inventata ufficialmente a Napoli dall’attore Silvio Fiorillo nella seconda metà del Cinquecento ma le sue origini sono ancora più lontane. Pulcinella la maschera che da sempre interpreta la rivolta del popolo napoletano affamato e umiliato dalla classe dei ricchi che vuole giustizia; è una maschera irridente e sfrontata che ha una vitalità straordinaria (teme solo le ire della sua eterna fidanzata Teresina) e lotta contro il potere pronta, soprattutto nella versione del teatro dei burattini, a dare bastonate e ad affrontare (e vincere) tutti i pericoli possibili (Bruno Leone riprende le sue classiche lotte contro il diavolo, i draghi e i coccodrilli). Nel teatro dei burattini Bruno Leone utilizza le due mani per animare Pulcinella e i suoi nemici e parla con voce stridula perché utilizza la pivetta, un particolare strumento fatto di metallo e filo che si applica al palato. Assistere a uno spettacolo di Bruno Leone è veramente una esperienza straordinaria perché si capisce che Pullecenella nun more maje. Pulcinella ha infatti tutte le paure dell’uomo normale ma le supera e sconfigge la morte: nel suo spettacolo Leone fa uscire a un certo punto da un uovo tanti pulcinellini perché il potere può anche riuscire a imprigionare un singolo pulcinella ma non può arrestarne la sua forza nel tempo. Tra i suoi spettacoli Leone ne ha fatto uno nel giugno 2001 a Napoli con il titolo “Pulcinella contro Gigi-otto” in preparazione delle manifestazioni contro il G-8 tenuto a Genova e questo spettacolo è stato replicato in varie manifestazioni del movimento anti-global e nei villaggi zapatisti del Chapas in occasione della ottava “carovana de la risa” organizzata dal gruppo “saltimbanqui” di Città del Messico. Pulcinella è anche la maschera italiana che più si è affermata all’estero: in Francia Polichinelle, in Germania Kaspar, in Gran Bretagna Punch e in America latina Polichinelo, che è anche una canzone in portoghese resa celebre da Carmen Miranda.

Per tutto questo trovo bellissimo il progetto di Bruno Leone Pulcinella senza frontiere di portare il suo teatro dei burattini animato da Pulcinella a tutte le bambine e bambini che vivono nelle aree più povere del mondo: Chapas, Brasile, Palestina, Equador, Popolo Saharawi, popolo curdo, India, Africa. Come scrive Bruno Leone nel suo blog (www. guarattelle.it) “Pulcinella è uno strumento di comunicazione incredibile e unico: sono partito con un Pulcinella napoletano che diventa sempre più internazionale senza perdere le sue caratteristiche”.

 

 

 

 

Il dopo elezioni.

Lo spettacolo teatrale di Pulcinella è lo spettacolo della rivolta popolare contro l’arroganza del potere e della ricchezza dei pochi; Pulcinella è senza frontiere perchè la sua lotta contro il neoliberismo è in tutte le parti del mondo. Ma questo scontro, questa rappresentazione teatrale, come si concilia con quella del dopo elezioni in Italia?

Prima di dare un qualsiasi giudizio occorre ricordare che le ultime due rappresentazioni teatrali della politica sono state pessime. Il governo Berlusconi è stata una delle rappresentazioni del potere più vergognose e incredibili con sceneggiate di servilismo incredibili (i deputati Pdl pronti a giurare sulla storia di Ruby nipote di Mubarak) e queste sceneggiate sono pronte a ritornare (il coro degli indagados Pdl che, davanti al Tribunale di Milano, canta “siam pronti alla morte” per difendere i trucchi di Mister banana per non presentarsi in aula se la batte come servilismo con il prendere per vera la storia di Ruby). Di stile diverso, ma con uguale sudditanza al neoliberismo puro, è stata poi la rappresentazione del governo “tecnico” di Monti dove è stata toccata la punta più bassa del binomio democrazia /rappresentanza e dove ugualmente non sono mancate le scene di servilismo (sono ancora vivi gli omaggi della Cisl e delle Acli alla “scelta civica” di Monti). In queste due recite Pulcinella non avrebbe avuto esitazioni: botte da orbi senza nessuno sconto. Detto questo è evidente che il dopo elezioni non può che presentarsi più aperto e interessante.

Su www.inchiestaonline.it abbiamo pubblicato un ricchissimo Dossier sul dopo elezioni e in anche in questo numero di Inchiesta il dopo elezioni è al centro dell’attenzione . Che cosa viene fuori da questi commenti? Ci sono come due punti di vista: uno sguardo su i grandi cambiamenti in atto e uno più sulle dinamiche elettorali avvenute e l’immediato futuro parlamentare. Il primo sguardo vede nelle elezioni un momento che evidenzia i grandi cambiamenti avvenuti. I cambiamenti nel mondo del lavoro e la necessità che “i lavoratori e le lavoratrici debbano essere protagonisti decisionali sui processi che li coinvolgono” portano Tiziano Rinaldini a parlare di “un’avvenuta drammatica crisi della democrazia e della rappresentanza”. Il passaggio da un lavoro fordista a uno post fordista fanno scrivere a Marco Revelli che “per chi intende rappresentare l’interesse del lavoro dentro questa nuova forma di di società e di impresa, il terreno si è fatto mobile” e anche la forma partito sta cambiando: “il partito sta vivendo la metafora radicale, sta diventando altro da quello che era prima, sta diventando un’altra cosa molto più liquida, ripeto, mentre quell’altra era solida”. Il secondo sguardo analizza i numeri delle elezioni e sottolinea non solo la presenza di un elettorato liquido (un quarto degli elettori ha deciso per chi votare solo nelle due settimane prima del voto e, come sottolinea Bruno Giorgini, il 50% degli elettori o si è astenuto o ha votato MsS) ma anche un grande cambiamento è avvento nella composizione del parlamento (molti più giovani e donne). Ci sono allora le condizioni per una agenda che affronti i grandi problemi di occupazione, scuola, sanità ecc?

Tutto questo numero di Inchiesta oscilla tra il presentare questi problemi irrisolti (drammatica, ad esempio, l’analisi fatta da Emilio Rebecchi sul vecchio morto per il freddo in un ospedale bolognese) oppure indicare l’agenda politica con le priorità da affrontare (come nel testo di Annaflavia Bianchi e Paolo Pini).

 

 

 

Cosa fa Pulcinella senza frontiere?

Pulcinella senza frontiere, che non aveva dubbi su chi usare il suo bastone quando c’era il governo Berlusconi e quello di Monti, oggi è indeciso perché, nel momento in cui sto scrivendo questo editoriale, al centro della scena italiana c’è l’incontro/scontro Pd/M5S e Pulcinella non capisce ancora bene chi meriti le prime legnate. Per questo, forse, ha deciso di andare a guardare quello che accade in Brasile, a cui questo numero dedica due Dossier, oppure a rileggersi alcuni testi di Confucio (a cui Amina Crisma dedica il suo omaggio) o di Pasolini (presentato da Riccardo Terzi). Poi, quando la recita italiana si chiarirà, vedrà come intervenire. L’importante, per noi spettatori, è ricordarsi che, anche se in questo momento non è in scena, Pullecenella nun more maje.

 

 


 

Category: Editoriali, Osservatorio Sud Italia, Politica

About Vittorio Capecchi: Vittorio Capecchi (1938) è professore emerito dell’Università di Bologna. Laureatosi in Economia nel 1961 all’Università Bocconi di Milano con una tesi sperimentale dedicata a “I processi stocastici markoviani per studiare la mobilità sociale”, fu segnalato e ammesso al seminario coordinato da Lazarsfeld (sociologo ebreo viennese, direttore del Bureau of Applied Social Research all'interno del Dipartimento di Sociologia della Columbia University di New York) tenuto a Gosing dal 3 al 27 luglio 1962. Nel 1975 è diventato professore ordinario di Sociologia nella Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna. Negli ultimi anni ha diretto il Master “Tecnologie per la qualità della vita” dell’Università di Bologna, facendo ricerche comparate in Cina e Vietnam. Gli anni '60 a New York hanno significato per Capecchi non solo i rapporti con Lazarsfeld e la sociologia matematica, ma anche i rapporti con la radical sociology e la Montly Review, che si concretizzarono, nel 1970, in una presa di posizione radicale sulla metodologia sociologica [si veda a questo proposito Il ruolo del sociologo (a cura di P. Rossi), Il Mulino, 1972], e con la decisione di diventare direttore responsabile dell'Ufficio studi della Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM), carica che manterrà fino allo scioglimento della FLM. La sua lunga e poliedrica storia intellettuale è comunque segnata da due costanti e fondamentali interessi, quello per le discipline economiche e sociali e quello per la matematica, passioni queste che si sono tradotte nella fondazione e direzione di due riviste tuttora attive: «Quality and Quantity» (rivista di modelli matematici fondata nel 1966) e «Inchiesta» (fondata nel 1971, alla quale si è aggiunta più di recente la sua versione online). Tra i suoi ultimi libri: La responsabilità sociale dell'impresa (Carocci, 2005), Valori e competizione (curato insieme a D. Bellotti, Il Mulino, 2007), Applications of Mathematics in Models, Artificial Neural Networks and Arts (con M. Buscema, P.Contucci, B. D'Amore, Springer, 2010).

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