Morte a 70 anni dell’amico di “Inchiesta” Ivan Cicconi

| 20 Febbraio 2017 | Comments (0)

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Ivan Cicconi è stato un caro amico di “Inchiesta” e del suo direttore. Lo ricordiamo con un grande abbraccio e invitiamo a leggere i suoi pezzi su www.inchiestaonline.itscritti durante la sua difesa del movimento no Tav.
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1. Giorgio Meletti: Il coraggio dell’ingegnere comunista

Il fatto quotidiano 2o febbraio 2017

 

L’espressione retorica “vuoto incolmabile” trova dolorosa concretezza nella scomparsa di Ivan Cicconi, morto nella sua Fermo . A maggio avrebbe compiuto 70 anni. A fianco della sua famiglia e dei nipotini che – la sua ultima sfida professionale, il mestiere di nonno intrapreso con entusiasmo giustappunto infantile – rimangono smarriti giornalisti, attivisti, politici, dirigenti pubblici e privati, magistrati talvolta, tutti quelli insomma che non sapranno più a chi telefonare per sciogliere un dubbio nella complicatissima palude degli appalti.

Ricorderemo Cicconi come ingegnere comunista, le due cose sempre insieme. Quando ti spiegava una cosa c’era sempre la passione del militante a temperare il cinismo del tecnico, e mai l’analisi professionale si concludeva senza un giudizio politico. Sempre lo slancio militante (una vita nel Pci e poi dopo la Bolognina il passaggio a Rifondazione comunista) restava aggrappato al necessario rigore delle conoscenze tecniche su cui fondare l’iniziativa politica. Ciò che gli consentiva di accompagnare la spiegazione documentata e stringente con il giudizio morale, che non mancava mai alla fine del discorso, espresso con eleganza e abbassando la voce, per rimarcare l’importanza e la dignità del punto di vista etico, così demodè per tanti sedicenti uomini di mondo.

Laureato in Ingegneria a Bologna, dove è rimasto per decenni, ha fatto a lungo il dirigente nel mondo delle coop rosse delle costruzioni, poi la sua dimensione è diventata quella del consulente e dell’analista indipendente. Ha raggiunto notorietà nazionalenel 1998 con La storia del futuro di Tangentopoli, analisi spietata e coraggiosa non solo sul sistema corruttivo dei lavori pubblici ma anche sul coinvolgimento del suo mondo di provenienza, le coop emiliane, e sui rapporti tra imprese e criminalità organizzata. Quel libro contiene una profezia sull’esito dell’operazione Alta velocità, la grande opera passata indenne attraverso l’inchiesta Mani pulite e destinata a costare allo Stato sei volte il preventivo. Nel 2011 Cicconi ha pubblicato a puntate su ilfattoquotidiano.it Il libro nero dell’Alta velocità, il suo terrificante consuntivo dell’operazione.

Nel 2000 aveva fatto il capo della segretaria tecnica di Nerio Nesi, ministro dei Lavori pubblici nel governo Amato. Con Nesi cercarono di fermare lo scandalo Mose, ma furono sconfitti dalle resistenze del Parlamento e di Palazzo Chigi. Nel tempo era diventato il punto di riferimento dei movimenti NoTav e degli ambientalisti che in ogni angolo d’Italia si battono contro gli imbrogli di cemento. A tutti forniva generosamente le munizioni tecniche per combattere battaglie sensate.

Ho un ricordo personale che fissa il valore di una persona straordinaria. Qualche anno fa mi telefonò e mi propose di accompagnarlo a Nuoro a tenere una conferenza sull’incredibile caso dell’ospedale costruito in project financing che stava costando tre o quattro volte il necessario. Gli risposi che sarei andato di corsa, perché c’era di mezzo la Sardegna e perché me lo chiedeva lui. Poi gli chiesi: “Ma tu piuttosto, con tutto quello che hai da fare, dove la trovi la voglia di andare fino a Nuoro?”. Rimase un istante in silenzio, poi borbottò: “Be’, sai com’è, quei ragazzi me l’hanno chiesto”. Tanto bastava, al generoso maestro, per correre al più vicino aeroporto.

 

 

2. Sandra Amurri: Ivan Cicconi, il mio amico se n’è andato

Il fatto quotidiano, 20 febbraio 2017

Come sempre accade quando un amico caro, persona per bene, competente, umile, generosa nel mettere a disposizione il suo valore e il suo sapere, se ne va, è come se anche una parte di te se ne andasse via con lui. E resti più povera, dentro.

Ivan Cicconi, l’ingegnere civile nato a Fermo, nella mia città, dove tornava ogni volta che poteva per riviverla passeggiando fra i vicoli, assaporando quell’odore, mai smarrito, degli anni dell’infanzia e della giovinezza. A Fermo, dove si era diplomato all’Istituto Tecnico Montani, il primo in Italia ad unire teoria e pratica grazie ai suoi laboratori e, dove si era iscritto, dapprima alla Fgci e poi al Pci. Figlio di un ebanista e di una cuoca, Ivan, era rimastocomunista. Una parola che, nel tempo in cui tutto è divenuto uguale senza distinzione, richiama giustizia ed equità sociale.

Era un uomo semplice, mai sopra le righe e inflessibile nella difesa di quel bene comune a cui si dedicava con passione. Quante volte sono stata ospite della sua casa bolognese prima, e anche dopo, che sposasse Enrica Selvatici, avvocatessa, ex assessore ai Lavori pubblici come indipendente del Pci, della Regione Emilia-Romagna. L’ultima volta che ci siamo visti, nella mia casa di Fermo, il 24 agosto scorso, la notte del terremoto. Poi l’11 settembre quella caduta alla stazione di Bologna mentre con Enrichetta (come la chiamava lui) stava andando a trovare i nipoti a Milano. Poi il peggioramento.

Quante battaglie vissute assieme, lui a spiegarmi, io a denunciare scrivendo. Dalla Tav alla Quadrilatero al Ponte sullo Stretto di Messina alla grande truffa del project financing grazie alla legge Obiettivo voluta dall’ex ministro Lunardi. Ivan aveva un forte senso di appartenenza e per questo non risparmiava la sua parte politica, come accadde con le cooperative rosse, quando doveva portare alla luce scandali e maneggi. La trasparenza che perseguiva faceva parte del suo modo di essere.

Ricordo che un giorno uno dei magistrati di Mani Pulite mi disse: per capire il metodo devi leggere La storia del futuro di Tangentopoli dell’ingegnere Cicconi, per noi è una bibbia. Gli risposi, con orgoglio, lo conosco, Ivan è un mio caro amico. Sì, andavo fiera della sua amicizia, come raramente accade. E ogni volta che al telefono sentiva la mia voce esclamava: “Sandrocchia, cosa stai combinando?”, ben sapendo che avevo bisogno del suo prezioso sapere, mai disgiunto dall’umanità. O, quando, lui che collaborava con Libera, dopo aver letto un mio pezzo sulla mafia, mi chiamava per farmi i complimenti.

Mi restano le lacrime appiccicate addosso, condivise ieri sera con la tua Enrichetta che, fino al tuo ultimo respiro, ha sperato che potessi risvegliarti. Ripeteva: “Non ce l’abbiamo, fatta, Sandra, a salvarlo”.Mi mancherai, Ivan, mancherai a chiunque non si accontenti e conservi ancora la tua stessa indignazione per le ingiustizie e il tuo stesso stupore, la sola forza per non arrendersi.

 

Category: Editoriali, Movimenti

About Ivan Cicconi: IVAN CICCONI (1947). Ingegnere. Ha lavorato in istituti di ricerca e società di servizi nel settore delle costruzioni. L'ultimo incarico svolto a tempo pieno con contratto di dirigente d'azienda è stato quello di direttore generale di NuovaQuasco, Qualificazione degli Appalti e Sostenibilità del Costruire. Autore di numerosi saggi e ricerche sul settore delle costruzioni e sul tema degli appalti, con particolare attenzione ai sistemi di corruzione ed ai meccanismi di penetrazione delle organizzazioni mafiose nel ciclo del contratto pubblico. Su questi temi collabora da anni con le associazioni nazionali Libera e Avviso Pubblico. Fra i libri pubblicati: La storia del futuro di Tangentopoli (Dei, 1998), Le grandi opere del cavaliere (Koinè, 2003), Il libro nero dell'alta velocità (Koinè 2012). Attualmente ricopre l'incarico di direttore dell’Associazione Nazionale ITACA, Istituto per la Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale, organo tecnico della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Province autonome. Dal 2010 è consulente della Comunità Montana Valdisusa-Valsangone per il progetto TAV/TAC Torino-Lione.

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