Mario Agostinelli: Se ne è andato Franco Calamida
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Come ti ricorderemo, Franco, dopo una polmonite vigliacca che non pensavi potesse interrompere il tuo ritorno da Venezia a Milano per riprendere i fili intessuti con tante compagne e compagni nei blog che amministravi con cura, nelle telefonate discrete con cui disseminavi e distribuivi da casa osservazioni e slanci generosi, in questo terribile “lockdown”, cadenzato da scomparse le puù care, che sembra non debba proprio finire?
Forse con una delle tue ultime corrispondenze: “Non sono ottimista per il breve e medio periodo (troppe divisioni, troppa indifferenza, troppa solitudine, troppo cinismo della politica), ma il futuro appartiene ai giovani e tornerà a soffiare il vento eterno della libertà”. In attesa di quel tempo felice, credo sia saggio capire (finalmente ), che uniti non sempre si vince, ma divisi si perde sempre, a volte anche noi stessi.”
Tante storie diverse: eppure tu c’eri sempre, con puntualità, acume e una mitezza ben riflessa dal bianco intenso dei tuoi capelli, riconoscibili anche da lontano ad ogni riunione nel salone della Camera del Lavoro, ad ogni presidio, ad ogni gesto di solidarietà dal basso e ad ogni sussulto di fierezza democratica. Milano e la Lombardia, che ho avuto la fortuna di frequentare dalla parte giusta, ti devono molto e ne soffriranno ben oltre questi giorni di un Giugno che si colma ancora di tristezza. Terremo cara quella singolare sapienza, con cui riuscivi a tener insieme una storia e una militanza speciale come la tua con la prospettiva di ricostruire un arco largo, consapevole di dover attrarre le nuove generazioni per affrontare sfide più profonde delle nostre radici. Mi permetto di entrare con modestia e in punta di piedi nella cerchia che tu riservavi innanzitutto a quelli di militanza a te più affine, ma che, grazie anche a te, si apriva ad apporti che, in un cambio d’epoca come quello in corso, hanno bisogno di ricomporsi su terreni da coltivare in comune.
Category: Editoriali