Marina Montella: Considerazioni di una irriducibile sana affetta da cancro
Ripubblichiamo un testo scritto il 30 marzo 2015 da Marina Montella, morta l’11 agosto 2017.
Negli avvenimenti della nostra vita gli eventi si susseguono e si evolvono senza che noi, tutto sommato, ce ne accorgiamo: lasciamo, come è giusto che sia, che tutto scorra, sino a quando irrompe furioso un accadimento diverso, gioioso o triste, ma diverso e questo ci ferma e ci fa riflettere, perché, questa volta, non possiamo farne a meno.
Nella mia personale vita, punteggiata da alcuni accadimenti di questo genere, l’ ultimo ha un nome e un cognome: sarcoma retro-peritoneale. Un nome che, all’inizio, non sapevo neanche cosa volesse dire, poi ho letto, mi sono informata, mi sono fatta spiegare. Mi sono resa conto, allora, che qualcuno aveva emesso nei miei confronti una sorta di condanna.
Da quel momento in poi la mia vita, il mio pensiero, il mio modo di essere o cambiavano o soccombevano: ho deciso di cambiare.
La quotidianità ha oggi per me un altro sapore, nella chiara certezza della caducità dell’essere che sono, il tempo per me ha una valenza diversa: esiste solo il qui e ora e subito, esiste una perenne ricerca di concentrazione sulla bellezza che mi circonda, esiste questo attimo prezioso in cui sto scrivendo e comunicando tutto questo, esiste questa felicità inaspettata che sgorga da una sorgente interna che non sapevo di avere e che, sono convinta, abbiamo tutti e che regala ogni giorno, ma proprio ogni giorno, dettagli meravigliosi del vivere che prima mi sfuggivano.
Tutto è cominciato quando ho deciso di rinunciare a tutte le cure standard che la medicina degli ospedali mi proponeva – chemio e radio – che mi avevano lasciato evidenti segni sia fisici che psichici negativi, quasi fossero, anziché cure, torture medioevali.
Semplicemente ho cambiato stile: mi sono avvicinata alla medicina olistica e naturale.
Non solo. Ho totalmente cambiato regime alimentare.
E alla faccia di infausti e rapidi pronostici – (non avrà molto tempo, dobbiamo intubarla per poterla alimentare, mi dicevano tre anni fa) – sono viva, vegeta e felice.
Poi quello che sarà sarà. Ogni mio giorno vale un anno sarò, quando verrà il momento, comunque vecchissima!
Infine un’ultima cosa a cui tengo molto: non voglio essere considerata per il problema che ho, ma per quello che sono e noto, con vero piacere, che spesso, molto spesso le persone che frequento si dimenticano delle mie metastasi epatiche da sarcoma retro-peritoneale.
E la vita, che avrebbe voluto inchiodarmi al muro della disperazione, mi ha fatto, suo malgrado, il dono più grande: il miracolo di aprire gli occhi alla luce per cominciare, ogni mattina, il più bel giorno della mia vita.
Category: Editoriali