Luca Crisma: Ricordo di Michelle Magdelaine
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Ci lascia a 87 anni Michelle Magdelaine, ricercatrice di storia moderna presso il CNRS francese. Ne avrebbe compiuti 88 il primo novembre prossimo: la festa di Ognissanti, non il giorno dei morti, come teneva a sottolineare. Ne danno comunicazione i suoi tre figli; la benedizione della salma avrà luogo martedì prossimo alla chiesa di Notre-Dame-des-Champs. Sarà sepolta nella Parigi in cui era nata. Era molto affezionata a Sainte-Marie-aux-Mines (Alsazia), aveva passato un periodo fondamentale della sua vita in Germania (ove si era anche sposata) e aveva viaggiato spesso in Italia (a Venezia, in Sicilia, in Piemonte…). In Germania continuava a tornare, per conferenze, anche negli ultimi anni della sua vita. Aveva attraversato in volo l’oceano, e le sue ricerche l’avevano condotta fino alle comunità di hamish in Pennsylvania.
Me la ricordo nel suo studio, seduta alla scrivania con un sottofondo di musica classica: arie d’opera prevalentemente, Cecilia Bartoli in primis, ma sempre e comunque musica cantata. Aggiornava il sito internet in cui raccoglieva le storie delle famiglie protestanti di cui si era occupata. Questo il suo tema di ricerca: rifugiati ugonotti sotto il regno di Luigi XIV, obbligati, dopo la revoca dell’editto di Nantes (1685), ad esser sempre pronti a passare un confine, da una parte o dall’altra, a seconda della violenza delle persecuzioni attuate contro di loro. Per chiunque fosse interessato, eccone il risultato: http://www.refuge-huguenot.fr/
Oppure me la ricordo in cucina, seduta dietro un tavolo rotondo bianco, con in mano una tazzina di caffè, appena uscito da una macchinetta rossa. Mi raccontava del modo in cui alcune piccole comunità locali risolvevano il problema dei matrimoni misti tra cattolici e protestanti nel XVI-XVII secolo. Le due confessioni erano separate solo da un ponte e da un fiume, troppo poco per impedire all’amore di sbocciare. Nonostante fosse interdetto, le coppie si formavano e si sposavano, ed occorreva intervenire. Ciascuno dei due “consigli parrocchiali” (li chiamerò qui così per semplicità) richiamava il proprio fedele recentemente coniugatosi, facendogli promettere che non l’avrebbe fatto mai più (per questo matrimonio passi, la prossima volta potremmo essere più severi). Di fronte ad una tale promessa, il matrimonio sarebbe rimasto valido e nessuno l’avrebbe mai più contestato. Nessun’altra conseguenza se non questa. Gli abitanti dei piccoli villaggi erano spesso a loro modo ben più saggi e pragmatici di quanto lo fossero i rispettivi re e imperatori.
Madame Magdelaine parlava italiano con grande gioia, ma fin dalla prima volta che l’ho vista, nel settembre del 2016, abbiamo sempre conversato in francese, e a lei devo la maggior parte dei miei progressi in questa lingua. Scoprivamo assieme i passaggi da un idioma all’altro e i vari falsi amici che si erano prodotti nei diversi sviluppi del latino a partire da un’origine comune.
Nessuna sua foto si trovava in internet, e io non ne ho mai avuta una. Ma, in occasione della sua morte, ne fu pubblicata una da un collega su Twitter, e la presento a voi con il sorriso con cui la ricordo.
Au revoir, Madame. Dormez bien.
Category: Editoriali, Storia della scienza e filosofia
Caro Luca,
Ti ringrazio per le tue parole sulla cara Madame Magdelaine. Non ci conosciamo di persona, ma io ho sentito parlare di te proprio da Madame Magdelaine: ho vissuto a casa sua per sei mesi come pensionnaire e abbiamo passato insieme il confinement lo scorso anno. Sarà difficile colmare il vuoto lasciato dalla sua assenza. Se mai dovessi leggere questo commento, mi farebbe piacere condividere con te i nostri ricordi su Madame Magdelaine.
Francesca