E’morto Antonio Frau, leader politico e artista della manualità, che ha pubblicato nel primo numero di “Inchiesta” 1971

| 28 Settembre 2020 | Comments (0)

 

Una notizia che non avrei mai voluto avere. Ieri mattina  Antonio Frau, 82 anni, è stato trovato riverso a terra, morto davanti alla sua casa di via Aldo Moro a Gavoi (nella Barbagia in  Sardegna). Sarebbe caduto aprendo una portafinestra. In casa c’era la moglie Teresa ed a lei e ai figli Gavino e Simona va l’abbraccio di Amina e mio oltre a quello di mia figlia Simonetta.

Antonio Frau è stato un importante leader politico che ho conosciuto nel 1970 quando, insegnando a Bologna nel Dipartimento di Scienze dell’educazione, sono stato  relatore della tesi che Antonio ha scritto sull’occupazione dell’Istituto dei ciechi del Cavazza di Bologna. Antonio guidò l’occupazione dell’Istituto  da lui frequentato per 9 anni con grande energia e riuscì ad ottenere che la direzione dell’Istituto passasse ai non vedenti. La tesi  fu sintetizzata in un articolo pubblicato nel primo numero di “Inchiesta” gennaio-febbraio 1971 con il titolo: “Voci dal ghetto dei ciechi” ed iniziò uno dei suoi percorsi di intervento: quello a favore delle persone con disabilità. Dopo la pubblicazione dell’articolo andai a trovarlo ad Ollolai ed è stata una settimana intensa di conoscenze della sua rete amicale e familiare e dei riti e traduzioni della Barbagia.

Antonio Frau era nato a Ollolai ed era non vedente dall’etù di 5 anni per una malattia che era curabile se la famiglia non fosse stata così povera e questa perdita della vista ha sicuramente inciso sulla sua visione del mondo sempre dalla parte degli oppressi. Antonio dopo la tesi di laurea è tornato a Gavoi dove ha insegnato italiano nella scuola superiore , si è sposato con l’insegnante  Teresa Cidu e ha avuto due figli Gavino e Simona. Il loro figlio Gavino  si è laureato  a Bologna  in ingegneria informatica. Nella sua Ollolai fu  “il primo intellettuale a prendere la tessera del Partito Comunista e nel 1975 divenne consigliere comunale, “il più votato”

 

Antonio Frau: Lettera aperta del 30 gennaio 2015

A  chi la lontananza non cancella

il sogno di volere ritornare,

a te che hai lasciato la tua terra

per andare lontano a lavorare.

Noi, che siam rimasti o ritornati,

chiediamo di ricordar le tue radici.

Abbiamo organizzato un comitato,

per inventar lavoro solidale,

per insegnar a tutti il voler fare,

per stimolare il gusto di imparare.

Il tuo paese sogna un avvenire

anche tu sarai protagonista

col contributo che sparai dare.

Chiediamo entusiasmo e idee forti,

non servon più lamento e il disperare,

la via di uscvita è darsi da fare.

Dobbiam darci da fare fra di noi,

senza aspettare aiuto da nessuno.

Non servono elemosine di stato,

ma l’orgoglio di riuscire a migliorare

sicuri di sapere dove andare.

Po nois no arbeshet su mazani:

Si sighomus dromios a bisare

hi siet atere a nos mezorare

no che holat in pedes su beranu.

Abbizza, sente mia,

poi te des dromia?

Si héros mezorare,

est ora de ishidare

 

Antonio Frau dopo avere insegnato lettere nell’Istituto Superiore di Gavoi è andato nin pensione con la minima e si è da allora dedicato all’arte della didattica manuale e nel 1919 il regista Antonio Sanna ha realizzato un film sulla sua vita dal titolo “La saggezza nelle mani”, film che è stato presentato l’11 aprile 2019 nella sala consiliare del Comune di Gavoi:

Mia figlia Simonetta è un’acquarellista collegata al gruppo internazionale degli Urban Sketchers (vedi in viaggio con il taccuinio blogspot. com) e a febbraio è andata a trovare Antonio Frau con la sua amica Amanda Roelle per disegnare il carnevale a Gavoi. E’ in quella occasione che ha anche disegnato Antonio Frau:

Category: Economia solidale, cooperativa, terzo settore, Editoriali, Osservatorio Emilia Romagna, Osservatorio Sardegna, Ricerca e Innovazione, Scuola e Università

About Vittorio Capecchi: Vittorio Capecchi (1938) è professore emerito dell’Università di Bologna. Laureatosi in Economia nel 1961 all’Università Bocconi di Milano con una tesi sperimentale dedicata a “I processi stocastici markoviani per studiare la mobilità sociale”, fu segnalato e ammesso al seminario coordinato da Lazarsfeld (sociologo ebreo viennese, direttore del Bureau of Applied Social Research all'interno del Dipartimento di Sociologia della Columbia University di New York) tenuto a Gosing dal 3 al 27 luglio 1962. Nel 1975 è diventato professore ordinario di Sociologia nella Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna. Negli ultimi anni ha diretto il Master “Tecnologie per la qualità della vita” dell’Università di Bologna, facendo ricerche comparate in Cina e Vietnam. Gli anni '60 a New York hanno significato per Capecchi non solo i rapporti con Lazarsfeld e la sociologia matematica, ma anche i rapporti con la radical sociology e la Montly Review, che si concretizzarono, nel 1970, in una presa di posizione radicale sulla metodologia sociologica [si veda a questo proposito Il ruolo del sociologo (a cura di P. Rossi), Il Mulino, 1972], e con la decisione di diventare direttore responsabile dell'Ufficio studi della Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM), carica che manterrà fino allo scioglimento della FLM. La sua lunga e poliedrica storia intellettuale è comunque segnata da due costanti e fondamentali interessi, quello per le discipline economiche e sociali e quello per la matematica, passioni queste che si sono tradotte nella fondazione e direzione di due riviste tuttora attive: «Quality and Quantity» (rivista di modelli matematici fondata nel 1966) e «Inchiesta» (fondata nel 1971, alla quale si è aggiunta più di recente la sua versione online). Tra i suoi ultimi libri: La responsabilità sociale dell'impresa (Carocci, 2005), Valori e competizione (curato insieme a D. Bellotti, Il Mulino, 2007), Applications of Mathematics in Models, Artificial Neural Networks and Arts (con M. Buscema, P.Contucci, B. D'Amore, Springer, 2010).

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