Aulo Crisma: Ricordo di Maria Crisma

| 11 Maggio 2020 | Comments (0)

 

 

 

 

 

 

Dopo una lunga esistenza si è spenta serenamente il 28 aprile 2020 nella sua casa di La Spezia Maria Crisma, nata a Parenzo il 22 gennaio 1922. Lo annunciano rattristati i figli Ada con il marito Giorgio, Roberto e Mario e i nipoti Damiana, Tommaso, Laura e Francesco. Aveva abbandonato Parenzo nel 1947. L’anno successivo con il marito Antonio Milocani si era trasferita a Ushuaia, nella Terra del Fuoco, la città più meridionale del pianeta, e poi a Mendoza e San Juan. Era ritornata in Patria nel 1964. Chi l’ha conosciuta la ricorda per la sua naturale e gentile pacatezza.

 

Era nata a Parenzo nel lontano 1922, quasi un secolo fa, dalla famiglia numerosa di Piero Cogheto. Cogheto era il soprannome che il papà aveva ereditato da suo nonno che era stato cuoco su una nave del Lloyd Austriaco. Maria era la seconda dei cinque figli nati dopo il ritorno del papà dalla prigionia in Russia dove era rimasto cinque anni prima di poter ritornare. Sei figli erano nati prima che partisse come soldato artigliere dell’Impero Austroungarico, mandato in Galizia, sul fronte orientale. Ed una settima figlia era in gestazione. Nella famiglia l’armonia e la concordia erano di casa e tutti i figli, eccetto due che erano stati avviati agli studi, uno in seminario ed una alle Magistrali, contribuivano al funzionamento del panificio. Le ragazze, una dopo l’altra, si avvicendavano nella panetteria-pasticceria situata al pianterreno di un edificio di stile goticoveneziano all’angolo tra la Strada Granda ed il Cardine Massimo. Maria, dopo quattro anni di studi alle Magistrali, ha preso il posto della sorella Bianca, succeduta ad Ottilia. Dopo Maria il negozio è passato nelle mani di Liliana, l’ultimogenita. Maria per un breve periodo ha lavorato come stenodattilografa presso lo studio dell’avvocato Declich sulla Riva Dante .

Quando ho cominciato a frequentare le Magistrali in prima inferiore, insegnava francese il professor Delfiol. Maria, cinque anni prima, aveva avuto lo stesso professore e lo stesso libro di testo. Io avrei dovuto affrontare la prima prova scritta, une dictée. Mia sorella, ricordando che la sua prima prova era consistita in una favola presente nel testo, me l’ha dettata, presumendo che ricomparisse. E infatti “Un arabe égaré dans le désert” (questo era il titolo del racconto) si è rifatto vivo. Ed io ho superato tanto brillantemente l’ostacolo che Il professore mi ha tenuto in considerazione.

Per non deluderlo, ho studiato sempre diligentemente il francese. Grazie, Maria. Benevolmente mi accoglieva ragazzetto nel suo gruppo di adulti che d’estate ballava la domenica pomeriggio dopo il bagno a Scoio (l’isola di San Nicolò) , oppure nella pineta di Rivera. La musica usciva dal grammofono del suo moroso Nini. Qualche volta c’era Bartolo Neri ad accompagnare le danze con la sua fisarmonica. C’erano altre coppie di morosi: Nella Zonta e Stefano Massisso; Rita Sabatti e Salvatore Orlando. La spilungona Letizia Giorio era la più allegra di tutti. Forse perché era senza fidanzato e aveva meno pensieri. Dopo la fine della guerra la brutale occupazione titina e la barbarie delle foibe hanno fatto fuggire dall’Istria, da Fiume e da Zara quasi la totalità della popolazione.

Abbandonata Parenzo le coppie si sono unite in matrimonio. Stefano e Nella si sono fermati a Trieste. Rita e Orlando sono finiti in Australia. Maria e Nini sono andati, realmente, alla fine del mondo, ad Ushuaia, nella Terra del Fuoco, lontana da Buenos Aires tremila chilometri. Allora Ushuaia era poco più di un paesotto di poche centinaia di abitanti. Ora ne conta decine di migliaia. Si erano imbarcati a Genova con altre seicento persone: operai qualificati e generici, un prete, un medico, un maestro, un barbiere, un’ostetrica, tutti ingaggiati dall’impresa Borsari che per conto del governo argentino avrebbe costruito case, strade, una chiesa ed una scuola. Dopo un mese di navigazione i colonizzatori sono sbarcati nella città più meridionale del pianeta dove nel colmo dell’estate la temperatura è come da noi in marzo. Maria e Nini, come tutti gli altri, hanno una baracca in legno come abitazione,

Quando nasce la loro primogenita, Ada, vengono privilegiati con una seconda stufa e, ogni giorno, con una seconda cariolà di legna di fianco all’ingresso. Quando la bimba ha sei mesi si trasferiscono a Buenos Aires e poi a Mendoza dove trovano una bella comunità di italiani. Al sabato alla festa ed alla cena comunitaria partecipano anche i bambini. Nel ’50 e nel ’57 nascono Roberto e Mario. A Mendoza trascorrono un bel periodo di lavoro e benessere. Possono permettersi di acquistare vestiti italiani e farsi mandare tessuti dai Magazzini Trieste del parentino Silvio Riosa che tra i tanti commessi ha anche Emilio Goglia, marito di Bianca, sorella di Maria. Ma poi tutto cambia con la grave crisi economica che colpisce il paese.

La famiglia, venduta la casa, si trasferisce a San Juan. I figli studiano in un collegio dei Domenicani. Hanno bravi insegnanti laici e fin dai primi anni studiano latino e greco. A casa parlano soltanto nel dialetto istriano. E Maria con loro impara lo spagnolo. La vita si fa sempre più difficile. Maria e Nini vogliono rientrare in Italia. Per avere il nullaosta del Governo devono presentare la dichiarazione di qualcuno che si impegni ad ospitarli. La dichiarazione la fa la sorella di Nini, anche lei profuga parentina, che vive in Liguria. Nell’ottobre del 1964 avviene il rimpatrio. Ma l’odissea non è ancora finita. La famiglia smembrata è accolta per alcuni mesi dai parenti di Maria a Trieste e Udine e dai parenti di Nini a La Spezia. E nella città ligure si conclude il lungo peregrinare. Nini, instancabile lavoratore, riesce a mantenere decentemente i suoi cari. I figli concludono gli studi con diploma e lauree. Maria ha attraversato ogni momento della vita, lieto o triste che fosse, con imperturbabile serenità, pur velata dalla nostalgia del suo paese natio.

 

Casa romanica di Parenzo, dove è vissuto il marito di Maria Crisma.

Maria, la prima in alto a sinistra, e gli altri fratelli e sorelle nati dopo il ritorno del padre dalla Russia

 

Maria e il marito in Argentina

 

 

         Il porto di Parenzo

 

 

 

Category: Aulo Crisma e la rivista "inchiesta", Editoriali, Migrazioni, Osservatorio America Latina

About Aulo Crisma: Aulo Crisma è nato a Parenzo nel 1927. Nel 1945 ha conseguito il diploma magistrale.Nel 1946 ha lasciato l'Istria come esule. Ha fatto il maestro elementare prima a Giazza, dove si è sposato con la collega Maria Dal Bosco, e poi a Selva di Progno. E' stato un attivo animatore culturale dirigendo il locale Centro di lettura, divenuto poi Centro sociale di educazione permanente. E' stato per molti anni corrispondente del quotidiano L'Arena di Verona. Ha condotto numerosi lavori di ricerca e documentazione sulla storia dei Cimbri, una popolazione di origine tedesca che si era insediata sui Monti Lessini verso la fine del XIII secolo, che ancora manteneva vivo nell'enclave di Giazza ,l'antico idioma alto tedesco.Ha fatto parte del Direttivo provinciale del Sinascel, sindacato nazionale della scuola elementare. Ha pubblicato "Guardie e contrabbandieri sui Monti Lessini" (con Remo Pozzerle), Ed. Taucias Gareida, Giazza-Verona, 1990; "Lessinia, una montagna espropriata" (con Remo Pozzerle), HIT Edizioni, San Martino Buonalbergo, 1999; "Bar lirnan tauc': Noi impariamo il cimbro, Ed. Curatorium Cimbricum Veronense,, Verona, 2001; "Parenzo, gente, luoghi, memoria" Ed. Itinerari educativi, Comune di Venezia, 2012. Attualmente vive con la moglie a Tencarola, in provincia di Padova, e collabora alla rivista Inchiesta.

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