Amina Crisma: In ricordo di Alberto Mioni, uno studioso che sapeva rendere il mondo ospitale

| 29 Marzo 2017 | Comments (0)

 

 

Alberto Mioni, linguista internazionalmente noto, docente per un quarantennio all’Università di Padova, è morto il 13 marzo. Lascia una vasta e importante bibliografia di originali ricerche, e la memoria della sua umanità generosa e cordiale che ne faceva una figura davvero speciale.

 

Chiunque abbia avuto la fortuna di incontrare Alberto Mioni, illustre studioso di linguistica e professore di  Glottologia e Linguistica Generale per un quarantennio all’Università di Padova morto a settantacinque anni il 13 marzo, non esiterà a riconoscerne un pertinente ed efficace ritratto nel bell’omaggio che gli dedica Lorenzo Renzi (Venetovox, www.vvox.it, 15 marzo 2017) ove lo si definisce “un linguista esuberante, raro specialista delle lingue africane, cosmopolita e veneto genuino”. Di  tutti questi aspetti ho avuto modo di rendermi conto, nel periodo fra il 2000 e il 2010, in cui ho insegnato Sinologia alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova, e Alberto Mioni mi ha dato generosa ospitalità nel suo studio a Palazzo Maldura.

La sua gentilezza era davvero speciale: dedicava quotidianamente molto tempo, che spesso si prolungava fino ad ore inoltrate, ad ascoltare pazientemente i molti studenti che si affollavano alla sua porta, seguendo con assidua attenzione le loro tesi (si annoverano circa a 400 quelle da lui seguite, mi dicono). Fra i  vari incarichi istituzionali che aveva ricoperto nell’ateneo – come quello di direttore del Dipartimento di Linguistica e di direttore del Corso di perfezionamento in Studi interculturali –  v’era stato anche quello di Prorettore per la didattica e i problemi degli studenti: un incarico che indubbiamente gli era risultato assai congeniale, e nel cui corso, come mi raccontava, gli era capitato di misurarsi con battaglieri leader studenteschi con i quali era riuscito non di rado a intavolare un bonario dialogo anche in periodi piuttosto turbolenti.

Era un atteggiamento di cordiale apertura che lo caratterizzava, sia nei rapporti con gli altri, sia nella sua attività intellettuale e nei suoi interessi scientifici, di cui offre un quadro articolato il volume collettaneo in suo onore Lingue e contesti, uscito da Cleup nel 2015 a cura di Maria Grazia Busà e Sara Gesuato. Il suo percorso era iniziato negli anni Sessanta con una tesi di laurea a Padova sulle lingue africane, a cui aveva fatto seguito un’importante esperienza formativa a Parigi, e tale passione lo accompagnò nel corso della sua vita di studioso, sviluppandosi  nelle ricerche da lui svolte negli anni successivi in  Burundi, in Kenya, in Tanzania. Visiting professor a Vienna, Zurigo, Algeri, Mogadiscio, le prospettive dei suoi lavori erano in sintonia con i grandi dibattiti internazionali  che hanno rinnovato gli ambiti, le concezioni e le metodologie degli studi linguistici, come attesta la sua vasta bibliografia, in cui spiccano, accanto ad opere fondamentali quali Fonematica contrastiva (Patron 1973) ed Elementi di fonetica (Unipress 2001), le riflessioni sulle lingue franche, sul Global English, sulla sociolinguistica….

Era questa sua grande e cordiale apertura a sottendere, fra molte altre cose, il suo contributo alle iniziative interculturali dell’ateneo di Padova, come il Master in Studi interculturali sorto nel 1999 di cui egli è stato, insieme ad Adone Brandalise e a Giangiorgio Pasqualotto, fra i principali promotori e animatori.

Altri meglio di me sapranno tracciare la sua cospicua biografia intellettuale. Quello che mi importa qui ricordare è un brillante e amichevole conversatore dall’irresistibile gusto narrativo, che mi raccontava, ad esempio, della difficoltà di tradurre in swahili il turchino dei capelli della fata di Pinocchio. Lo caratterizzava una vivace curiosità interdisciplinare, e fra gli argomenti che gli interessavano in particolare, e di cui spesso discutevamo, c’erano i recenti sviluppi degli studi e delle ricerche sulla lingua cinese antica: le mie pagine in suo onore in Lingue e contesti recano la traccia di quelle conversazioni.

Ma soprattutto, mi piace ricordarlo come una persona che aveva, in tutti i suoi modi,  il talento e la cura di mettere a loro agio i suoi interlocutori, chiunque fossero; chiacchierare con lui era fare esperienza di una cordiale abitabilità del mondo, che si trattasse di grandi teorizzazioni o di aneddoti minuti, di scenari padovani o parigini, asiatici o africani, locali o globali.

 

 

Category: Editoriali, Scuola e Università, Storia della scienza e filosofia

About Amina Crisma: Amina Crisma ha studiato all’Università di Venezia conseguendovi le lauree in Filosofia, in Lingua e Letteratura Cinese, e il PhD in Studi sull’Asia Orientale. Insegna Filosofie dell’Asia Orientale all’Università di Bologna; ha insegnato Sinologia e Storia delle religioni della Cina alle Università di Padova e di Urbino. Fa parte dell’Associazione Italiana Studi Cinesi (AISC) e, come socia aggregata, del Coordinamento Teologhe Italiane (CTI). Ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale a professore di seconda fascia per l’insegnamento di Culture dell’Asia. Tra le sue pubblicazioni: Il Cielo, gli uomini (Venezia 2000); Conflitto e armonia nel pensiero cinese (Padova 2004); Neiye, Il Tao dell'armonia interiore (Garzanti, Milano 2015), Confucianesimo e taoismo (EMI, Bologna 2016), Meditazione taoista (RCS Milano 2020). Ha contribuito a varie opere collettanee quali La Cina (Torino 2009), Per una filosofia interculturale (Milano 2008), Réformes (Berlin 2007), In the Image of God (Berlin 2010), Dizionario del sapere storico-religioso del Novecento (Bologna 2010), Confucio re senza corona (Milano 2011), Le graphie della cicogna: la scrittura delle donne come ri-velazione (Padova 2012), Pensare il Sé a Oriente e a Occidente (Milano 2012), La diversità feconda, dialogo etico fra religioni (Bologna 2021). Fra le riviste a cui collabora, oltre a Inchiesta, vi sono Asiatica Venetiana, Cosmopolis, Giornale Critico di Storia delle Idee, Ėtudes interculturelles, Mediterranean Journal of Human Rights, Prometeo, Paradoxa, Parolechiave, Sinosfere. Fra le sue traduzioni e curatele, la Storia del pensiero cinese di A. Cheng (Torino 2000), La via della bellezza di Li Zehou (Torino 2004), Grecia e Cina di G.E.R. Lloyd (Milano 2008). Tra i suoi saggi: Il confucianesimo: essenza della sinità o costruzione interculturale?(Prometeo 119, 2012), Attualità di Mencio (Inchiesta online 2013), Passato e presente nella Cina d’oggi (Inchiesta 181, 2013), Taoismo, confucianesimo e questione di genere nelle ricerche e nei dibattiti contemporanei (2014), La Cina su Inchiesta (Inchiesta 210/2020), Quale ruolo per la Cina nello spazio pubblico? fragore di silenzi e clamore di grandi narrazioni (Sinosfere 14 marzo 2021). I suoi ambiti di ricerca sono: il confucianesimo classico e contemporaneo, le fonti taoiste, le relazioni interculturali Cina/Occidente, il rapporto passato/presente, tradizione/modernità nella Cina d’oggi, i diritti umani e le minoranze in Cina, le culture della diaspora cinese, le questioni di genere nelle tradizioni del pensiero cinese. Ha partecipato a vari convegni internazionali sul dialogo interculturale e interreligioso promossi dalle Chaires UNESCO for Religious Pluralism and Peace di Bologna, di Tunisi, di Lione, dalla Konrad Adenauer Stiftung di Amman, da Religions for Peace, dalla Fondazione Scienze Religiose di Bologna. Coordina l’Osservatorio Cina di Inchiesta e di valorelavoro ( www.valorelavoro.com ). Cv dettagliato con elenco completo delle pubblicazioni: al sito web docente www.unibo.it

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