Sergio Caserta: In Emilia Romagna stop alla destra, ma la sua forza resta radicata

| 19 Maggio 2020 | Comments (0)

 

Diffondiamo da Critica Marxista on line

La sfida nazionale di Salvini battuta grazie al movimento delle “Sardine”.Una reazione democratica mobilitata dalla consapevolezza della posta in gioco.Bonaccini ha preso posizioni più nette ma restano da superarei limiti del “buongoverno”: precariato, ambiente, urbanistica, welfare ai privati. Decisivo l’apporto di una sinistra autonoma e unitaria. Il ruolo di Elly Schlein.

 

Le elezioni in Emilia-Romagna han-no decretato la riconferma del Presi-dente Stefano Bonaccini e del centro-sinistra alla guida della Regione e lasconfitta del centro-destra a trazione leghista, la prima vera battutad’arresto nell’ascesa di Matteo Salvini.

Un risultato, fino a poche settimane prima del voto, se non insperato, certamente molto incerto: i risultati delle elezioni precedenti, i sondaggi, perfino gli studi dei più seriistituti di ricerca politologica come il “Cattaneo”, prevedevano una possibile affermazione della candidata della Lega, Lucia Borgonzoni, soprattutto a causa di un’ampia fasciadi incerti, stimata in circa 20% dell’elettorato. I mesi precedenti erano stati caratterizzato da una forte tensione nel Governo, costantemente sotto attacco, e i rapporti tra Pd e M5s non erano per niente distesi e collaborativi, tanto che lo stesso Di Maio, il 23 gennaio, a pochi giorni dal voto in Emilia-Romagna e in Calabria, gettava la spugna dimettendosi da “capo politico” del movimento.

Le elezioni hanno vissuto due fasinettamente distinte, prima e dopo il 14 novembre, giorno del grande raduno di Bologna, promosso da quattro ragazzi denominatisi “sardine”, che ha riempito Piazza Maggiore con più di 10.000 persone. Il Resto del Carlino, storico giornale cittadino non certo sospettabile di simpatie per la sinistra, titolava il giorno dopo “Sardine, quindicimila al flash mob. È suonata la sveglia”, mostrando di aver subito percepito la portata dirompente dell’evento. La manifestazione, infatti, si era tenuta in contrapposizione ed in contemporanea al raduno leghista nel Pala Dozza, edificio simbolo delle manifestazioni della sinistra (vi si tenne il diciannovesimo e penultimo congresso, straordinario, del Pci), mai utilizzato fino a quel momento dalla destra che non aveva mai osato sfidare, o meglio dissacrare, un luogo simbolo della “città rossa” per eccellenza.

Salvini, abile nell’utilizzare in senso strumentale gli stereotipi ed isimboli in obsolescenza, aveva preannunciato per quella manife-stazione: “saremo cinquemila”. Da qui aveva preso le mosse la geniale idea di rispondere con un raduno di “6.000 sardine” ammassate in piazza. Una scelta che, nella sua semplicità e linearità, ha avuto la potenza di capovolgere tutto il senso della sfida elettorale. Fino a quel momento lo scontro ed il confronto erano tra un Presidente uscente, forte di discreti risultati di governo e di uno stiracchiato consenso, bastevoli forse nel caso di un avversario ordinario tra le file dell’opposizione regionale, e un contendente – quello vero: Salvini –che ben altra posta aveva messo nel piatto, non solo la conquista dell’ultimo bastione della sinistra, ma la liquidazione del Governo e la presa del potere in Italia.

Due partite del tutto diverse, di cui fino al 14 novembrenon tutti avevano colto il senso vero, o meglio: molti ne erano consapevoli senza avere gli strumenti per combattere. Glieli hanno forniti quattroragazzi e un popolo che si è con lorosvegliato avendo compreso che era ingioco molto di più che una pur importante elezione regionale.

 

Perché la Lega è cresciuta

Perché la Regione Emilia-Romagna era diventata contendibile dalla destra? È questa la domanda alla quale oggi, avendo evitato il peggio, si può rispondere con (relativa) serenità ma riconoscendo che le cause profonde che hanno determinato la crescita, anche in Emilia-Romagna, del consenso alla destra, e a Salvini in particolare, non sono solo il frutto delle difficoltà dell’ultimo periodo ma sono l’ultimo tratto di un processso che, come anche in diverse altre zone del Paese, risale indietro nel tempo. Se infatti osserviamo i dati (tabella 1) delle ultime quattro elezioni tenute in Emilia-Romagna, vediamo come l’elettorato aveva attribuito già dal 2014 (l’anno in cui votò clamorosamente solo il 37%) un forte consenso al M5s e alla Lega, indebolendo contemporaneamente, in alcuni casi fino a prosciugarlo, il sostegno alle sinistre.Inutile ricordare che gli anni tra il 2014 e il 2018 sono stati quelli della“cura Monti”, del Jobs act, della “buona scuola”, della “riforma” costituzionale bocciata al referendum, della spinta più forte operata dall’allora leader di governo e di partito a inclinare l’asse del Partito democratico a destra, fino a provocare l’ultima lacerante scissione con una parte fondamentale della sinistra storica.

È evidente come questa politica nonpoteva che condurre a risultati elet-torali negativi anche in Emilia-Romagna, come si evidenza dai dati dellle politiche del 2018 in cui, se pur recuperando in voti assoluti – e solo inparte rispetto al disastro delle regionali del 2014 – il Pd in termini percentuali viene scavalcato dal M5S,mentre la coalizione di centro-destra si avvicina pericolosamente a 2 punti in percentuale dal centro-sinistra. L’anno dopo la Lega compie il balzo: alle elezioni europee taglia il traguardo di primo partito con il centro-destra che supera di ben 5 punti il centro-sinistra. Insomma, vi erano ormai tutte le premesse perché alle elezioni regionali arrivasse il colpo di grazia. Ciò non è accaduto, fortunatamente: ma non perché, nel frattempo, sono avvenuti cambiamenti clamorosi. Penso che il sussulto determinato dalle “sardine” abbia messo in movimento una straordinaria quantità di forze, anche le stesse che avevano puntato ad una competizione sotto traccia nella speranza illusoria di evitare uno scontro duro con la destra. Invece è stata proprio la nuova consapevolezza di trovarsi di fronte ad una scelta dirimente, ad una prospettiva radicalmente diversa, tutta fuori dallo schema che aveva caratterizzato la dinamica politicaemiliano-romagnola, ad aver compattato un elettorato fino a quel momento disorientato e frammentato.

 

       Tabella 1 Ultime quattro elezioni in Emilia Romagna

            Fonte Regione Emilia Romagna

 

 

Un disagio sociale rimosso.

Lo stesso Bonaccini, rispetto alla fase precedente, era riuscito a conferire tono e contenuti molto più netti alla comunicazione elettorale mentre la nuova, inattesa, situazione aveva spinto Salvini ad incaute ed infelici forzature, tali da incrinare il consenso nel rush finale. Naturalmente questo successo elettorale non ha risolto i problemi che hanno determinato la difficile congiuntura:soprattutto in campo sociale e am-bientale, infatti, molti erano stati irilievi critici mossi al precedente governo della Regione. Per limitarci aquelli più significativi:

1) inadeguata attenzione e conseguente scarsità di interventi a con-trasto del lavoro precario, dilagatonegli ultimi anni;

2) scarsa sensibilità al tema am-bientale nelle scelte urbanistiche,dominate dalla preponderanza dei«poteri forti» e della negoziazioneprivata;

3) predilezione per il trasporto su gomma, con la persistente spinta a realizzare collegamenti stradali eautostradali, anche dove non stret-tamente necessario, piuttosto che potenziare il trasporto collettivo suferro;

4) scivolamento verso la privatiz-zazione anche nel settore sanitario,considerato da sempre un’eccellenza,ma con crescenti carenze in molti ser-vizi primari.La struttura di governo di una regione, per molti aspetti, modello ed avanguardia nel Paese, aveva mostrato col tempo l’incapacità di operare al di fuori degli standard determinati da una visione della realtà molto tradizionale. La mancanza di forti tensioni sociali, l’inesistenza –per merito, certo, del buon governo ma anche di una forte economia e di società civile molto attiva nella solidarietà – di aree di degrado paragonabili a quelle di altre parti del Paese, fa sì che, per chi amministra queste istituzioni, normalmente il paradigma è: “va sempre tutto bene”, finoa quando non succede niente di eclatante.

Pertanto la crisi economica, le modificazioni sociali ed antropologiche, l’invecchiamento, l’impoverimento, la solitudine, le difficoltà crescenti di parte della popolazione non sono avvertite come problemi rilevanti e ciò interrompe la ricezione dei segnali provenienti dalle “antenne” che in questi territori la politica ha storicamente avuto nella società. Una società cambiata, e orientata all’indivi-dualismo, all’introversione, alla paura dell’altro: non è un caso se in unarecente ricerca è stata rilevata proprio in Emilia-Romagna la più elevata divaricazione tra percezione d’insicurezza e presenza di elevati standard di welfare e di sicurezza reale, uno stato d’animo diffuso in cui convivono “benessere e malessere”.

Talune trasformazioni sono state caratterizzanti del paesaggio urbano, in parte deteriorato da politiche di sviluppo edilizio non più attentea lla conservazione dell’equilibrio funzionale tra residenze e servizi, con la creazione di un pulviscolo di cittadine e quartieri-satellite nei sobborghi dei comuni storici. Uno sviluppo abitativo frammentario eanonimizzante – il cosiddetto sprawl– che ha determinato fratture e modificazioni radicali nei rapporti sociali: non dovrebbe meravigliare che Salvini abbia incontrato tanto con-senso nelle sue scorribande emiliano-romagnole. Il voto suddiviso per province (tabella 2 ) evidenzia le rilevanti differenze, le aree in cui la destra è avanti mentre la sinistra resta radicata nelle aree urbane maggiori e molto meno nelle zone periferiche, In quattro delle nove province la destra prevale, a Piacenza e Ferrara con scarti rilevanti: alla fine la differenza in votia ssoluta tra ai due schieramenti è di soli 108 mila voti. Da queste difficoltà occorrerà ripartire per “mettere al sicuro” un risultato che sa molto di “scampato pericolo” ma che è suscettibile di cambiare ulteriormente anche in peggio.

In tal senso ha giocato un ruolo positivo la costellazione di liste a sostegno della rielezione di Bonaccini, costituite da diversi segmenti dell’elettorato di sinistra e ambientalista, che ha raggiunto la percentuale più alta, dal 2014, oltre il 12%, determinando tra l’altro, per la prima volta, la non autosufficienza dei voti in consiglio del Pd. Un risultato che è anch’esso lo specchio della necessità di correzioni serie nell’azione di governo sulle tematiche economiche, sociali ed ambientali che sono alla base di gran parte del malessere esistente.

 

 

                Tabella 2 Elezioni regionali 2020. Il voto di lista nelle corcoscrizioni provinciali (PC Piacenza; PR Parma; RE Reggio Emilia; MO Modena; BO Bologna, FC Forl- Cesena; RN Rimini, Fonte regione Emilia Romagna

Nuovo modello e nuova sinistra

La crisi economica unitamente aquella ambientale, e quindi l’emergenza sanitaria del Coronavirus, pongono con estrema urgenza l’esigenza di un cambiamento radicale del modello economico, abbandonando una visione ormai superata ec ontroproducente di sviluppo quantitativo, per indirizzare tutta l’economia verso la transizione ecologica,il risparmio energetico, la trasfor-mazione del sistema agroindustriale e produttivo in generale verso la sostenibilità ambientale, sono scelte non più rinviabili. Non sarà un’impresa facile, ragioni di conservazione e controspinte non mancano.

Tuttavia, il fatto che una lista appena formata, Emilia-Romagna Coraggiosa Ecologista Progressista, costituita da diversi raggruppamenti della sinistra, di movimenti ed espressioni della società civile, intorno alla figura carismatica di Elly Schlein –prima eletta con oltre 20.000 preferenze – abbia raggiunto una percentuale significativa, circa il 4%, eleggendo due consiglieri, è un’impor-tante novità, di cui Bonaccini ha tenuto conto nominando la Schlein vicepresidente della giunta. Così come la lista Europa Verde ha eletto Silvia Zamboni, ambientalista di provata fede e competenza; ,altre figure con forti sensibilità per il sociale e l’ambiente sono state eletteanche nel M5s: tutte insieme costituiscono un potenziale politico che potrà orientare l’azione della Regione in maniera più decisa per realizzare il «patto per il clima» e il «nuovo patto per il lavoro» sottoscritti da Bonaccini, che dovranno segnare la ne-cessaria discontinuità con il passato.Non è un caso che guardino a questepresenze numerose e qualificaterealtà del mondo ambientalista, sin-dacale e associativo che costituiscono buona parte dell’ossatura del mo-vimento che ha dato luogo al fenomeno delle «sardine» in piazza.

Si tratta di capire se può essere finalmente l’occasione buona per un processo di ricostruzione di una soggettività utile per il cambiamento.Il “bottino” per la sinistra avrebbe potuto essere più sostanzioso e incisivo sul piano politico se la parte più tradizionalmente antagonistaverso il partito democratico, avesse colto la sostanza politica della vicenda che si andava delineando con queste elezioni e fosse confluita nel cartello delle liste alleate di Bonaccini, così da rafforzare un chiaro profilo diautonomia. Ciò non è avvenuto, determinando così una forte penalizzazione in termini di voti e di mancato raggiungimento del quorum, quindi di rappresentanza per una quota significativa di elettorato. Mentre nel nostro complicato Paese se è in gioco la democrazia, e si deve affrontare la crisi acutissima determinata dalla grave pandemia, sembra quanto mai urgente riflettere su come le forze che si ritengono espressione di una visione di sinistra intendano svolgere un ruolo che non sia piùsoltanto di testimonianza. I risultati finali di tutte le liste presentate rendono evidente quest’esigenza (Tabella.3)

Tav.3

 

 

 

 

 

 

 

 

Category: Economia, Osservatorio Emilia Romagna, Politica, Welfare e Salute

About Sergio Caserta: Sergio Caserta è nato a Napoli. Studi in materia giuridica ed economica, dirigente di organizzazioni ed imprese cooperative, attualmente vive a Bologna e si occupa di marketing e comunicazione d'azienda. Formatosi nel PCI di Berlinguer, coordina l'Associazione per il Rinnovamento della Sinistra (www.arsinistra.net). Nel 2005 fu tra i promotori della rete "Unirsi" (www.unirsi.it). Già consigliere provinciale di Sinistra Democratica, oggi aderisce a Sinistra Ecologia e Libertà. Attualmente coordina il Manifesto Circolo di Bologna

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