Riccardo Petrella: Contro i quattro cavalieri dell’apocalisse attuale europea
Bene ha fatto Marco Revelli [vedi documento del 28 ottobre 2014 riportato da www.inchiestaonline.it] di proporre un documento di analisi del contesto politico italiano, in particolare, come base per l’elaborazione e la realizzazione di un progetto politico concreto di lotta per il cambiamento dello stato attuale del nostro paese e dell’Europa. Va da sé che, per nessun verso, si può immaginare tale lotta senza confrontarsi con i problemi e le soluzioni mondiali. Inoltre, un tale progetto non può che posizionarsi su una prospettiva temporale di medio e lungo termine, le inevitabili azioni immediate (penso alla partecipazione di “L’Altra Europa” alle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria ) essendo dei passi importanti il cui senso e valore, tuttavia , devono essere “misurati” alla luce delle prospettive a più lungo e vasto raggio.
L’apocalisse europea è in atto
Il principale obiettivo del progetto politico di lotta di “L’Altra Europa” è di scardinare i meccanismi che hanno permesso ai quattro cavalieri dell’apocalisse economica e militare mondiale di devastare il sistema europeo costruito a seguito delle grandi lotte sociali e politiche della seconda metà del XIX° secolo e dei primi sei decenni del XX° secolo. Essi non sono venuti per liberare i cittadini europei dall’ingiustizia, l’impoverimento, l’ineguaglianza, la violenza.
I quatto cavalieri sono il mercante (alla carica della conquista del mondo per ridurlo ad una grande fiera planetaria); il capitalista industriale e finanziario (che scorrazza per il mondo con furia predatrice per appropriarsi a titolo privato di ogni forma di vita); l’imprenditore (che chiama “innovazione” la sua foga di sottomettere ogni attività al servizio del rendimento finanziario del capitale); il generale (delle armi) (che invade il mondo per sopravvivere perché nella sua fede assoluta nella potenza vede in ogni “altro” un nemico da eliminare o sottomettere). Concretamente, occorre battersi per le seguenti alternative politiche prioritarie.
Contro il mercante
Anzitutto, ripensare le fondamenta ed il funzionamento/regolazione del mercato interno europeo (creato nel 1992) perché esso ha condotto a due situazioni apocalittiche. La prima é l’accentuazione delle divergenze economiche e sociali tra i paesi e le regioni della Comunità europea ( poi, Unione europea). La convergenza strutturale era una condizione necessaria ed indispensabile per l’integrazione economica e la coesione sociale europee. Per questo si parlava di “politiche comuni europee”. La crescita delle ineguaglianze economiche ha eliminato ogni riferimento alle “politiche comuni europee ” diventate effettivamente impraticabili. Il fallimento dell’integrazione via il mercato interno ha riportato gli Europei ad un modello “integrativo” di coordinamento intergovernativo delle politiche dove i paesi più forti hanno potuto tirare i più grandi benefici del mercato interno europeo aggravando così le debolezza dei paesi e dei gruppi più deboli. La seconda situazione apocalittica riguarda la consacrazione del divieto d’intervento da parte dello Stato nelle materie “regolate” dal “mercato interno” perché considerato costituire un fattore disturbatore del funzionamento “libero e concorrenziale” del mercato ( sic !). Altrimenti detto, il Il mercante ha voluto e vuole fare l’integrazione europea senza lo Stato, specie per quanto concerne i beni ed i servizi essenziali ed insostituibili per la vita . La lotta per la ridefinizione del ruolo del mercato interno e per la ripubblicizzazione dei beni e servivi comuni, a cominciare dall’acqua, dalle sementi e dalla salute, deve essere rimessa al vertice del progetto politico di “L’Altra Europa”. In questo senso, è assolutamente indispensabile lottare contro la nuova ondata di accordi bilaterali sul commercio e sugli investimenti tipo TTIP, TiSA, CETA… dei quali uno degli effetti devastanti maggiori, se approvati, sarà di sottomettere la sovranità degli Stati agli interessi dei soggetti commerciali , industriali e finanziari multinazionali privati.
Disarmare il capitalista industriale e finanziario
In effetti, Il mercante non è il solo a volere l’integrazione europea senza lo Stato. Anche il suo compagno, il cavaliere capitalista industriale =e finanziario, persegue le stesse mire. Per cui, la seconda priorità politica alternativa è quella di rivedere radicalmente il sistema monetario e finanziario anch’esso creato a partire dal 1992 con il Trattato di Maastricht e poi strutturato dai vari accordi sull’Unione Economica e Monetaria (UEM) approvati negli anni successivi. La creazione del Sistema Europeo delle Banche Centrali fondato sul primato e l’indipendenza politica della Banca Centrale Europea (BCE) da ogni altra istituzione europea ha prodotto un fenomeno di “federalismo politico europeo ” del tutto anomalo e perverso. La BCE si è vista dare uno statuto di soggetto politico indipendente perché responsabile di una politica, quella monetaria, anch’essa assunta a politica indipendente, distinta dalle altre politiche dell’Unione. Ciò’ in assenza di un governo federale europeo, da tutti considerato come la condizione pregiudiziale per una politica monetaria europea degna di una Europa federale (inesistente) Inoltre, l’adozione da parte del mercato finanziario europeo integrato, creato nella prima decade del secolo, dello stesso principio del mercato interno europeo (divieto per gli Stati d’intervenire nel settore regolato dal mercato finanziario europee integrato), ha fatto si che l’attuale “governo” politico europeo (parlamento europeo incluso) è stato escluso da ogni intervento sia in materia di politica monetaria che nel campo della politica finanziaria. La cosiddetta “governante europea” costituisce un sistema politico bastardo ed insostenibile, di cui l’unico soggetto polittico indipendente è un organo tecnico (la BCE) responsabile sovrano della sola politica “federale” europea ( la politica monetaria), l’altra politica chiave , quella finanziaria essendo lasciata alla “regolazione” dei soggetti finanziari europei e mondiali privati. Non v’è un’Altra Europa alternativa se non si disarciona il secondo cavaliere, in particolare la sua indipendenza e sovranità politica.
La strana coppia formata dalla BCE e dai mercati finanziari liberi é all’origine dell’altra grande apocalisse in cui versa il nostro continente e cioè la rarefazione delle risorse finanziare per le spese pubbliche sociali. E’ veramente paradossale ed inaccettabile che dall’inizio degli anni 2000 non vi siano più soldi per finanziare la sicurezza sociale per tutti, specie per salvaguardare i diritti umani , sociali e civili elementari di coloro che sono le vittime della crisi economica e finanziaria prodotta dalle scelte dei poteri dominanti. E ciò’ nel mentre l’intero sistema è stato spremuto dai dominanti come un limone per poter salvare dal fallimento se stessi, cioè le banche e gli altri soggetti finanziari responsabili della crisi ! Gli imperativi dell’austerità – vincolo del 3% del PIL per il deficit pubblico e del 60% del PIL per l il debito pubblico – diventati degli “imperativi costituzionali nazionali ” (sic !)(equilibrio di bilancio) hanno completato la demolizione della sovranità politica degli Stati e della società dei diritti dei cittadini e dato forma, conseguentemente, ad un’Unione europea sottomessa al potere politico di soggetti ed organi privati (i famosi “portatori d’interesse”, gli stakeholders operanti in un contesto di contrattazione mercantile tra soggetti di potenza ineguale. Vedi il ruolo chiave, distruttore, giocato dallo “spread” nell’immaginario degli europei. Se non ci si batte per la revisione dei principi fondatori della BCE, dei criteri d’austerità e del Fiscal Compact. sarà molto difficile riuscire a invertire la rotta nel campo delle politiche dell’occupazione e del reddito, della fiscalità, dei diritti del lavoro, della protezione e sicurezza sociale, delle immigrazioni e del ruolo delle collettività locali e delle regioni. .
Liberare l’imprenditore dalla schiavitù alla finanza predatrice
Nel contesto descritto, il terzo cavaliere l’imprenditore, non deve fare altro che produrre, distribuire, commercializzare, usare, riciclare qualunque cosa materiale ed immateriale, naturale ed artificiale che sia, allo scopo supremo di ottimizzare il rendimento finanziario del capitale disponibile ed investito. Il suo compito e “produrre la crescita economica”. (cioè la crescita del valore del capitale) Visti i disastri umani e sociali conseguenti così come i disastri ambientali ed ecologici, che hanno sconvolto il pianeta Terra, dappertutto, i gruppi dominanti hanno escogitato una nuova era di crescita su scala mondiale, la crescita verde, lo sviluppo sostenibile. All’imprenditore il compito di usare le conoscenze e le tecnologie, sempre più potenti e sofisticate ma anche appropriabili a titolo privato (i brevetti di proprietà privata intellettuale) per utilizzare le risorse del pianeta e degli esseri umani per assicurare la nuova crescita, il nuovo sviluppo. Fondamentalmente niente è cambiato: la sostenibilità chiave resta quella economica e finanziaria (profitto) cui la sostenibilità ambientale e la sostenibilità sociale sono apertamente subordinate. Così la ricchezza del capitale aumenta, i ricchi diventano sempre più ricchi, l’impoverimento del mondo si espande e le ineguaglianze tra i popoli ed i gruppi sociali si allargano, il disastro ambientale si intensifica e si generalizza. Nel 2013 l’UE ha registrato più di 120 milioni (su 509) di persone in stato di povertà. Dal 2008 al 2012, l’Italia è sprofondata al 24° posto (sui 28 dell’UE) nella classifica dell’indice di giustizia sociale. Dopo le nuove tecnologie d’informazione, i nuovi materiali, le biotecnologie, è la volta delle nanotecnologie nelle quali gli imprenditori fanno a gara per dimostrare l’elevato potenziale di rendimento finanziario. A tal fine, gli imprenditori europei affermano che è essenziale che la ricerca fondamentale di base e tutta quella applicata siano prevalentemente affidate ai privati. La conseguenza sarà un’ulteriore aggravamento delle ineguaglianze sociali ed economiche. Pertanto è’ in questa direzione che deve essere orientata la terza priorità politica alternativa di “L’Altra Europa”: una grande campagna per far ridiventare pubbliche la ricerca e l’università e mettere la conoscenza, bene comune pubblico, al servizio dei diritti alla vita di tutti gli esseri umani.
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L’Altra Europa ripudia la guerra
Infine, last but not least” occorre porre fine alla dicotomia/separazione edificata negli ultimi 50 anni tra l’unificazione europea socio-economica (la Comunità europea, l’Unione Europea) e l’integrazione militare /politica estera dell’Europa nel contesto della NATO. L’Unione europea, a conferma ulteriore della sua debolezza politica democratica, non ha alcuna competenza in materia di difesa e, pochissima, in quella di politica estera.
Alcuni effetti apocalittici, insostenibili, di questa separazione li abbiamo vissuti negli ultimi anni con le guerre “sganciate” – è il caso di= dirlo – dagli Europei sulle regioni vicine all’Europa (Irak, Libia, Siria, Afghanistan e, recentemente Ucraina e Donetsk). Se le popolazioni europee sembrano voler la pace, il generale (il potere militare e l’enorme business da esso alimentato) continua a implicare i cittadini europei e le loro finanze in attività di guerra (anche se osano spudoratamente chiamarle “guerre umanitarie”). L’altra Europa, quella dell’abbandono della guerra e della creazione di un servizio civile europeo della sicurezza, nascerà difficilmente se non cerchiamo, sin da ora, di mettere fine alle due ‘integrazioni” separate.con la convocazione di una conferenza politica internazionale per la trasformazione della NATO. Essa ha dimostrato in questi ultimi anni che è incapace di prevenire i conflitti ma che sa bene provocarli.
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