Osservatore romano: Trentasei milioni di schiavi
Diffondiamo dall’Osservatore romano del 19 novembre 2014
WASHINGTON, 18. Dalle piantagioni di cotone e di cannabis alla prostituzione forzata, dai matrimoni precoci alla vendita e allo sfruttamento dei bambini: nel mondo la schiavitù è ancora una realtà molto diffusa e diversificata, che coinvolge quasi quaranta milioni persone, 566.000 delle quali solo nel continente europeo. Ma la regione in cui il fenomeno è più presente, con oltre diciassette milioni di persone coinvolte, resta il sud- est asiatico.
Il dato emerge dal rapporto annuale del Global Slavery Index (Gsi). «Si presuppone che la schia- vitù sia una questione di un’epoca passata o che esista solamente in Paesi devastati dalla guerra e dalla povertà, ma in verità coinvolge 167 Paesi» ha spiegato Andrew Forrest, presidente della Walk Free Foundation, l’organizzazione che si batte contro la schiavitù e il traffico di esseri umani e che realizza il rap- porto del Gsi. La schiavitù moderna — ha spiegato Forrest — «altro non è che la privazione della libertà individuale a scopo di sfruttamento», ed è un male che «non è subito visibile o di semplice individuazione».
Dalla ricerca della Walk Free Foundation emerge che la schiavitù contribuisce alla produzione di 122 tipi diversi di prodotti in 58 Paesi con una stima — fornita dall’Organizzazione mondiale del Lavoro — di 120 miliardi di euro l’anno di profitti. Insomma, la schiavitù alimenta un vero mercato internazionale, crocevia di interessi, violenze, sfruttamenti, ingiustizie. E internet ovviamente contribuisce a potenziare e a nascondere il tutto.
La schiavitù moderna non è visibile al pubblico come quella dei se- coli scorsi, e le vittime non sono facili da individuare con i metodi di indagine standard. Inoltre, spesso le stime non corrispondono alla realtà: i numeri sono molto più alti del previsto. «Dal mercato del pesce thailandese alle miniere di diamanti in Congo, alle ragazze indiane che cuciono i palloni da calcio: questo è il lavoro che noi consumiamo» sottolinea il rapporto. Nella lista nera dei Paesi con il livello più alto di schiavitù spiccano la Mauritania e l’Uzbekistan, mentre l’India si segnala per aver recentemente adottato importanti provvedimenti per arginare il fenomeno. Gli Stati che si impegnano di più per combattere la schiavitù sono attualmente l’Olanda, la Sve- zia, gli Stati Uniti, l’Australia, la Svizzera, l’Irlanda, la Norvegia, il Regno Unito, la Georgia e l’Austria. In una prospettiva globale, sono soprattutto il sud-est asiatico, l’Africa (con più di cinque milioni di schiavi) e il Sudamerica (con oltre un milione) le regioni del mondo più colpite. Il 61 per cento della schiavitù si concentra in soli cinque Paesi.
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