Nello Rubattu: Sardegna. Ci pisciano addosso ma ci vogliono fare credere sia acqua

| 27 Luglio 2017 | Comments (0)

 

 

 

Bisogna dire che l’ironia non manca di certo nella terra dei giganti di monte Prama e dei mari più belli del Mediterraneo (così perlomeno dicono i grandi gruppi turistici europei). Infatti il commento all’ultima tegola arrivata dalle inchieste economiche che monitorano l’isola è stato lapidario: “ci pisciano addosso ma ci vogliono fare credere sia acqua”. La scritta sta comparendo sui muri dell’isola e sta rimbalzando fra siti e gruppi facebook.

Per chi non se ne fosse accorto meglio spiegare di cosa stiamo parlando: l’ultima classifica economica del sole 24ore mette le quattro provincie sarde agli ultimi posti in Italia. Quella di Sassari (che adesso ricomprende tutta la Gallura, quindi la costa Smeralda, cioé una delle parti più ricche dell’isola) è al centesimo posto su centotre ufficiali. Mica male. Dopo Sassari ancora più sfigate si trovano solo Aosta, Rieti e Crotone.

Ma non è una consolazione per nessuno, perché la particolarità della Sardegna è che mentre nelle altre regioni qualche provincia si muove bene ed è in crescita, “nell’isola più bella del Mediterraneo” (e dagli con i luoghi comuni! Anche se in questo caso proveniente dalle classifiche degli osservatori ambientali) sono tutte in profondo rosso.

Triste il commento dei giornali dell’isola di cui ne stralciamo un brano tanto per gradire: “Tutte e quattro le province appaiono come malati in coma nei cui confronti qualsiasi cura è inefficace. In coda alla classifica del Sole 24 Ore c’è Sassari…. centesima in Italia su 103. Non sta meglio Nuoro, al 99esimo posto tra le province italiane meno reattive. Poi due posti occupati dalle siciliane Catania e Palermo ed ecco Cagliari, in 96esima posizione. La provincia sarda che sta meglio è Oristano, ma solo se messa a confronto con le altre città sarde. In realtà non riesce ad andare oltre l’88esimo posto.”

Ma come mai un disastro economico simile? E cosa materialmente produce?

Intanto che l’80% dei ragazzi sardi si vogliono scavare il più lontano possibile da questo Paradiso per fessi. Almeno quelli che non superano i 35 anni: “Non ci stiamo a fare niente. Anche per trovare un posto da cameriere dobbiamo avere qualcuno che ci dia una mano”, questo commento fa ormai parte del parlare comune fra i ragazzi. Tutti lo dicono apertamente e a quanto pare, a loro poco frega che le grandi agenzie di viaggi internazionali, descrivano quest’isola come una delle “perle paesaggistiche” dell’Unione europea.

Questa della “perla”, comunque, non è passata inosservata. Un vecchio comico di queste parti interrogato su queste cattive performance economiche descritte dal Sole 24ore. è stato molto chiaro: “La Sardegna sarà anche una perla, ma è abitato da pirla che ancora non si decidono a mandare a quel paese questi governi regionali di incompetenti e questo brutto governo italiano”.

Rabbia, solo rabbia. Dove ti giri in Sardegna trovi solo gente che schiuma incazzatura pesante contro i cuginetti italiani che proprio su questa nostra isola ne fanno quanto re Carlo (andatevi a leggere le gesta medioevali attribuite a questo re farlocco).

“Almeno ci lasciassero in pace”, ha sottolineato il segretario del partito dei sardi Franciscu Sedda (una delle formazioni oggi più accreditate fra gli indipendentisti), che accusa di disinteresse e colonialismo il governo centrale per le condizioni disastrose della nostra economia.

Perché l’Italia in Sardegna, ad essere sinceri, non è che ci faccia questa gran bella figura.

Dove ti giri trovi situazioni al limite: i trasporti sono un disastro e in tanti anni di rapporti con l’Unione europea, l’Italia non ha mai chiesto agli organismi comunitari l’apertura di un dossier sui problemi legati all’oggettiva condizione di insularità della Sardegna. Un maledetto handicap che  toglie all’economia dell’isola qualsiasi possibilità di performance positive. “La realtà è che i governi italiani della nostra isola proprio se ne fregano. Lo vedrebbe anche un cieco cosa vuol dire lavorare con trasporti che non collegano con il resto dell’Europa e che in buona parte restano chiusi appena finita la stagione estiva. Come si fa in queste condizioni a parlare di allungare la stagione? Eppure sarebbe possibile. Le condizioni climatiche lo permetterebbero, come la rete dei nostri aeroporti”. Lo dicono tutti gli operatori turistici che vivono sulla loro pelle il nodo maledetto dei trasporti, incasinati fino all’inverosimile sia quelli aerei come i marittimi; “Nelle Baleari – che tutto l’arcipelago è  grande un quinto della Sardegna – arrivano all’anno 13 milioni di turisti, in Sardegna invece non si superano i 2,5 milioni di arrivi”.

Certo 13 milioni sono una bella cifra: “Ma noi non ne vogliamo così tanti. Il nostro modello è il Trentino, non Ibiza. Un flusso continuo di persone che visitano la Sardegna”. Non è la parola d’ordine degli ambientalisti questa, ma degli albergatori che capiscono quanto le particolarità dell’isola sono il vero attrattore e il volano per tutto il resto delle altre attività.

Ma il disastro che chiude la Sardegna in una catena di diseconomie mortali, si compone di tanti fattori. Per esempio quello legato all’energia e ad una brutta conduzione del comparto delle acque… E come se non bastasse non mancano questioni mai risolte come quella di un eccesso di presenza di   basi militari, Nato o italiane, poco importa. Solo quest’anno il problema dell’inquinamento legato ai poligoni è stato oggetto di una specifica inchiesta di una commissione parlamentare… Ma come tutte le commissioni parlamentari finirà nel solito modo: si scrivono tomi e tomi di raccomandazioni ma neanche a fucilate che qualcuno imporrà delle conclusioni pratiche.

“La Sardegna è un isola in vendita. Lo stato italiano la sta mettendo all’asta”, lo dicono non solo i soliti indipendentisti, ma gli ambientalisti e molti uomini politici dei partiti della sinistra e della destra tradizionale.

I fatti su cui rifllettere non mancano. Eccone qualcuno:

La compagnia aerea Meridiana è stata donata alla finanziaria sovrana del Qatar, come pure l’ospedale ancora in costruzione alle porte di Olbia sogno di quel prete furfante di don Verzé che sognava con la sua struttura di servire la ricca clientela della costa Smeralda.

Solo che questi “doni”, la Regione li ha “donati” accompagnandoli con una bela fetta di soldi pubblici. Soldi che così vengono tolti alla rete sanitaria dell’isola che producono incazzature sui territori – una rete di sindaci è intenzionata a occupare gli uffici regionali – un altro po’ di disoccupazione e cattivi servizi.

Ma la cosa più brutta è che a questi barbuti sceicchi i regali che si sono beccati quasi a gratis mica sembrano bastare: tutti sanno che l’attuale presidente è stato “sollecitato” a concedere qualche metro cubo di cemento per nuovi alberghi e ville sulle coste dell’isola. Il presidente Pigliaru e la sua Giunta di centro sinistra (si fa per dire), hanno per questo presentato una serie di varianti alle rigide norme urbanistiche a tutelano le coste della Sardegna con lo scopo dichiarato di favorire gli speculatori mediorientali e quindi la possibilità di mettere le mani ormai sull’unico “bene primario” dell’isola rimasto: la sua bellezza.

Il servilismo di questa Giunta nei confronti del Qatar è così evidente che quando gli stati arabi hanno chiesto che l’Onu intervenga nei confronti del Qatar – risaputo e conclamato importante finanziatore dell’Isis – e per tale ragione blocchi le loro proprietà all’estero. Quello che si è spaventato di più è stato il presidente Francesco Pigliaru che ha rilasciato alla stampa una dichiarazione in cui si dice di non capire “cosa hanno a che fare gli investimenti del Qatar in Sardegna con quello che sta accadendo in Siria.”

Noi rimaniamo stupiti dalle stupidaggini del presidente Pigliaru. Possiamo solo dire che se uno di sinistra non capisce cosa vuol dire il ruolo di finanziatore del Qatar nei confronti dell’Isis, vuol dire che non solo lui, ma l’intero centrosinistra che gli fa dire queste fesserie  è davvero messo male.

Di certo i giovani sardi non sono scemi e fra non fare sull’isola un beneamato nulla da mane a sera e andarsene più lontani che possono dalle promesse bizantine di questi uomini del centro sinistra al potere in Sardegna, hanno scelto di scavarsi e lasciare le bellezze di questa “perla” del Mediterraneo alle finanziarie del Qatar.

Ai nostri giovani pare che per adesso bastino gli strapuntini che si possono trovare in giro in Europa: “meglio un posto in un fast food londinese che diventare compagni di merende dei Renziani in Sardegna.”

Forse mi sbaglio ma comincio anche io a pensarla così.

 

 

 

 

Category: Ambiente, Economia, Economia solidale, cooperativa, terzo settore, Osservatorio Sardegna

About Vittorio Capecchi: Vittorio Capecchi (1938) è professore emerito dell’Università di Bologna. Laureatosi in Economia nel 1961 all’Università Bocconi di Milano con una tesi sperimentale dedicata a “I processi stocastici markoviani per studiare la mobilità sociale”, fu segnalato e ammesso al seminario coordinato da Lazarsfeld (sociologo ebreo viennese, direttore del Bureau of Applied Social Research all'interno del Dipartimento di Sociologia della Columbia University di New York) tenuto a Gosing dal 3 al 27 luglio 1962. Nel 1975 è diventato professore ordinario di Sociologia nella Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna. Negli ultimi anni ha diretto il Master “Tecnologie per la qualità della vita” dell’Università di Bologna, facendo ricerche comparate in Cina e Vietnam. Gli anni '60 a New York hanno significato per Capecchi non solo i rapporti con Lazarsfeld e la sociologia matematica, ma anche i rapporti con la radical sociology e la Montly Review, che si concretizzarono, nel 1970, in una presa di posizione radicale sulla metodologia sociologica [si veda a questo proposito Il ruolo del sociologo (a cura di P. Rossi), Il Mulino, 1972], e con la decisione di diventare direttore responsabile dell'Ufficio studi della Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM), carica che manterrà fino allo scioglimento della FLM. La sua lunga e poliedrica storia intellettuale è comunque segnata da due costanti e fondamentali interessi, quello per le discipline economiche e sociali e quello per la matematica, passioni queste che si sono tradotte nella fondazione e direzione di due riviste tuttora attive: «Quality and Quantity» (rivista di modelli matematici fondata nel 1966) e «Inchiesta» (fondata nel 1971, alla quale si è aggiunta più di recente la sua versione online). Tra i suoi ultimi libri: La responsabilità sociale dell'impresa (Carocci, 2005), Valori e competizione (curato insieme a D. Bellotti, Il Mulino, 2007), Applications of Mathematics in Models, Artificial Neural Networks and Arts (con M. Buscema, P.Contucci, B. D'Amore, Springer, 2010).

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