Luigi Doria: Note su alcuni piani di analisi sociologica in tema di monete complementari

| 31 Dicembre 2016 | Comments (0)

1. Introduzione

Lo sviluppo delle cosiddette monete complementari (variamente etichettate come monete locali, sociali, comunitarie) rappresenta una delle questioni più intriganti emerse recentemente sulla scena socio-economica[1].

La storia del fenomeno è punteggiata di una molteplicità di esperienze anche molto diverse fra loro per ciò che concerne i principi di funzionamento, la natura degli attori e i principali obiettivi dei progetti.

Se fino a poco tempo fa l’immagine delle monete complementari era ancora quella di un fenomeno di nicchia, recentemente la questione sembra aver conosciuto, specie se concentriamo lo sguardo sulla situazione italiana (si veda Doria e Fantacci, 2015), un significativo salto di qualità.

Gli elementi che hanno marcato questa evoluzione sono molteplici: dagli incoraggianti risultati raggiunti da esperienze quali quella di Sardex, alla crescente attenzione delle istituzioni nazionali e delle amministrazioni regionali, fino all’interesse manifestato dai media (Ibidem). I legami fra il tema delle monete complementari e quello delle monete digitali, così come quelli fra le monete complementari e le cosiddette monete virtuali (che sollevano però questioni molto delicate sul piano delle concezioni della natura della moneta che incorporano[2]) sono ulteriori fattori che contribuiscono a far crescere l’attenzione per l’innovazione monetaria.

All’evoluzione dello scenario corrisponde lo sviluppo di analisi scientifiche che si sono concentrate, in ambito italiano, soprattutto sui sistemi di mutuo credito – si veda, nella prospettiva dell’analisi economica, Gobbi e Lucarelli (2016) e in quella delle social sciences Sartori e Dini (2016).

Con riguardo specifico agli studi sociologici, intendo qui richiamare, brevemente e senza alcuna pretesa di esaustività, alcuni ambiti di riflessione che possono contribuire a disegnare le coordinate per l’analisi di un oggetto caratterizzato da una morfologia ancora fluida.

 

2. Alcune piste di dibattito scientifico: sociologia della moneta, sociologia dello sviluppo locale, sociologia dell’innovazione

Un primo ambito di ricerca di sicura rilevanza per l’indagine delle monete complementari concerne alcune linee di riflessione emerse recentemente nel campo delle analisi sociali sul fenomeno monetario.

La questione della moneta è stata negli ultimi anni oggetto di rinnovata attenzione da parte degli studi sociali con particolare riferimento alla sociologia (Zelizer, 1997; 1998; 2011; Dodd, 2014; Ingham, 2016) e all’antropologia (si veda, ad esempio, Maurer, 2006). Se non è possibile in questa sede ripercorrere le molteplici linee di dibattito che hanno caratterizzato il revival della questione monetaria, è opportuno sottolineare che l’attenzione critica non si è meramente rivolta alle caratterizzazioni e alle implicazioni sociali delle pratiche monetarie, ma ha investito, altresì, da diverse prospettive, il tema della natura sociale della moneta (si veda in particolare il contributo di Ingham, 2016 e di Dodd, 2014).

Un tema interno a quel dibattito che merita specifica attenzione, perché particolarmente importante per la riflessione sulle monete complementari, concerne il riconoscimento della differenziazione del fenomeno monetario. Dalle feconde analisi di Zelizer sull’earmarking della moneta, alla riflessione sulla reinvenzione di nuove forme monetarie o pseudomentarie (Zelizer, 2011, Dodd, 2014), la riflessione sociologica ha messo in evidenza come la moneta tenda a divenire un oggetto sfaccettato e multidimensionale, costantemente riplasmato da un complesso di usi, di significati e di valori sociali.

In questo scenario, le monete complementari si sono costituite come uno dei fenomeni che meglio testimoniano la complessificazione delle pratiche monetarie contemporanee. La teoria sociologica ha offerto, del resto, chiavi interpretative importati proprio con riguardo a questo versante dell’innovazione monetaria. Mi riferisco, in primis, alla riflessione di Zelizer (2011) sui circuiti di commercio[3]. Pensare le monete complementari alla luce della nozione di circuito permette di mantenere le distanze rispetto a interpretazioni che tendono a leggere quelle monete (con particolare riguardo alla loro configurazione come local monies) come networks, come embedded markets o come fenomeni di impronta prettamente “comunitaria”. Si tratta, invece, di riconoscere l’emergenza di formazioni sociali che sono dotate di una loro specifica identità (si veda, al proposito, Dodd, 2014) e che si articolano intorno al rapporto fra l’introduzione di un nuovo mezzo di scambio e un insieme di pratiche, obbligazioni e significati condivisi.

Un secondo macro ambito di riflessione ha a che fare con l’analisi del ruolo di una serie di istanze e di dinamiche di natura prettamente sociale negli esperimenti di moneta complementare.

L’attenzione alle dimensioni lato sensu sociali ha caratterizzato gran parte degli studi sulle monete complementari prodotti negli ultimi anni. Quegli studi hanno indagato le nuove forme monetarie alla luce di una vasta gamma di istanze socio-politiche; il riferimento è, ad esempio, al significato delle monete complementari come forme di risposta ai processi di globalizzazione (Pacione, 1997; Tibbett, 1997; North, 2006), come leve per dinamiche di community development (Williams, 1996; Seyfang, 2004), come strumenti di contrasto a fenomeni di esclusione sociale (Seyfang 2002), come strumenti per strategie di sviluppo sostenibile (Seyfang, 2001).

Meritano, però, in questa sede specifica attenzione – anche in ragione del loro focus sulla realtà italiana – alcune analisi che si sono concentrate sulle richissime dimensioni socio-istutizionali di esperimenti monetari comunemente considerati di matrice prettamente “economica”. Il riferimento è a progetti di mutuo credito, finalizzati in primis alla rigenerazione del tessuti economici local, indeboliti dalle difficoltà di accesso al credito e in particolare dalle conseguenze del credit crunch. Si vedano le analisi sull’esperienza di Sardex (Sartori e Dini, 2016), che, come quella svizzera di WIR, si basa sulla compensazione dei debiti e crediti secondo il principio del clearing. La logica del clearing  richiede che i conti che le imprese partecipanti aprono presso il gestore del circuito – e che sono mobilitati in occasione delle operazioni di compravendita tra i membri – ritornino periodicamente a zero, ossia a una situazione in cui le imprese hanno ceduto beni e servizi per un valore pari a quelli acquistati.

Ciò che emerge nelle trame di quegli esperimenti monetari (Sartori e Dini, 2016) sono molteplici forme di rapporti fiduciari, risorse di capitale sociale e reticoli di diversa natura; tutti questi fenomeni si danno in un quadro in cui il locale gioca un ruolo decisivo. Lo sviluppo di Sardex è stato in effetti segnato in maniera significativa da dimensioni che rimandano alla sfera della cultura o dell’atmosfera locale – le analisi sul campo restituiscono elementi che hanno a che fare con la messa a valore di rapporti di prossimità e con la condivisione di depositi identitari (Ibidem).

Nelle indagini di taglio sociologico su Sardex rinveniamo allora fenomeni e costrutti teorico-concettuali familiari alle analisi sullo sviluppo territoriale, che hanno avuto un ruolo così importante nella storia degli studi sociali in Italia. Il riferimento è agli studi sui sistemi locali d’impresa e sulle loro morfogenesi e, più in generale, sullo sviluppo locale e sulla sua regolazione (si vedano, a titolo meramente esemplificativo, Becattini, 2000; Becattini et al., 2001; Pichierri, 2002; Trigilia, 2005). Non appare quindi certo inopportuno guardare ai circuiti locali di mutuo credito come una particolare configurazione di sistemi economici localizzati e quindi come prodotti di relazioni circolari fra processi di mercato, reti socio-istituzionali e valorizzazione di risorse locali.

Ciò che le analisi succitate mettono però in evidenza – e ciò costituisce un elemento importante per la riflessione scientifica sul tema – è il legame strettissimo fra le dinamiche sociali di esperienze come quella di Sardex, le specifiche regole di funzionamento di quei progetti e la concezione della natura e delle funzioni della moneta che quelle regole incorporano.

Le dimensioni sociali dei circuiti di mutuo credito meritano quindi di essere osservate con un’attenzione particolare al loro carattere propriamente monetario. In quei circuiti, infatti, pratiche e significati sociali si dispiegano nelle trame stesse del gioco monetario e quindi nel cuore del processi in cui, grazie alla logica del clearing, scambio e credito si danno reciprocamente respiro. Quelle pratiche e quei significati hanno a che fare, in altri termini, con la particolare natura delle obbligazioni e delle “responsabilità” sociali che la compensazione multilaterale implica. In altri termini ancora, il contenuto sociale dei sistemi di clearing dovrebbe essere colto con l’occhio attento ad una delle chance che quei sistemi contengono: quella di fare esperienza di una possibilità di “risocializzazione” dei rapporti di credito, a fronte della sempre più decisa cesura del rapporto sociale fra debitore e creditore che le pratiche creditizie e finanziarie contemporanee operano.

Considerazioni in qualche misura analoghe si possono svolgere con riguardo specifico al significato locale dei circuiti. Ciò che si configura, a mio avviso, è una localness peculiare che si costruisce proprio intorno alle trame dei rapporti di scambio e credito. Il funzionamento del circuito richiede che in ogni momento un determinato attore possa trovare, all’interno dei confini territoriali del circuito stesso, fornitori e clienti e che attraverso la dinamica dei rapporti commerciali con questi ultimi possa onorare l’impegno verso l’equilibrio contabile. Il funzionamento del circuito ha quindi a che fare con il territorio come fonte di opportunità ma anche di vincoli. Ciò non solo genera un insieme molto complesso di intramature territoriali ma configura altresì la possibile emersione di inediti significati economici del locale.

La sfida è, quindi, quella di cogliere la peculiarità della localness dei progetti di mutuo credito, ma anche le consonanze con le molteplici declinazioni della nozione di locale che l’analisi scientifica ha riconosciuto nell’ambito dei sistemi produttivi territoriali.

La questione delle dimensioni socio-relazionali dei progetti di moneta complementare può essere però, a mio avviso, osservata anche sotto la prospettiva specifica che guarda a quei progetti come processi di innovazione.

La scena sociologica nazionale ha visto recentemente il contributo di preziose analisi sulle trame dell’innovazione tecnologica e sulle reti che pervadono i processi innovativi (si vedano, ad esempio, Ramella e Trigilia, 2005; 2010). Quelle analisi hanno gettato una luce importante sull’evoluzione delle dinamiche nazionali dell’innovazione research driven e sulle relazioni, all’interno dei sistemi locali e regionali dell’innovazione, fra imprese, attori collettivi e contesti istituzionali.

L’innovazione in campo monetario si caratterizza certamente per alcuni elementi peculiari ma essa offre – il riferimento è ancora al caso di Sardex –  qualche analogia interessante con i percorsi dell’innovazione industrale. L’esperienza di Sardex ha un’impronta iniziale bottom-up (in cui si possono riconoscere tratti pioneristici) che però si fonde – e in ciò trova un fattore rilevante di successo – con l’apertura sempre più decisa all’interlocuzione con la sfera delle istituzioni formali e degli attori economici mainstream. La costitutizione di una struttura formale dedicata alla gestione del circuito – struttura che si costituisce come attore istituzionale sui generis e come oggetto intrigante di analisi per gli studi socio-organizzativi – è riconosciuta (Sartori e Dini, 2016) come uno degli elementi qualificanti del progetto Sardex e come fattore che ne rafforza la solidità rispetto ad altre iniziative di moneta complementare.

L’innovazione monetaria ha peraltro rapporti significativi – sebbene naturalmente molto diversi rispetto a quelli dell’innovazione industriale – con il mondo della ricerca accademica. Quell’innovazione, infatti, incorpora, almeno nelle sue esperienze più significative sul piano del contenuto monetario, specifiche concezioni della natura e delle funzioni della moneta e sollecita percorsi teorico-metodologici di analisi economica (Gobbi e Lucarelli, 2016).

La questione ha, però, anche un versante più propriamente tecnologico che concerne l’utilizzo di piattaforme digitali per gli scambi all’interno del circuito (è il caso ancora di esperienze come Sardex, che a differenza di altri progetti di moneta complementare, è basata su un mezzo di scambio elettronico).

Quest’ultima considerazione ci permette di fare segno verso un tema che è anch’esso significativo per l’analisi sociale dell’innovazione monetaria e che concerne la sfera delle forme e dei sistemi di pagamento.

Il mondo della moneta digitale (e più in generale la sfera dell’evoluzione de sistemi di pagamento) è un campo molto importante di investimento scientifico-tecnologico, che si articola, in particolare, attorno alla relazione fra i processi monetari e la sfera dei big data.

Ma la differenziazione dei mezzi e dei sistemi di pagamento è altresì un ambito di straordinario interesse per l’analisi socio-antropologica. Sebbene quest’ultima si sia concentrata prevalentemente sulle pratiche finanziarie mainstream, a giudizio di Maurer (2012) la straordinaria proliferazione di forme, mezzi e piattaforme di pagamento rappresenta un deposito di significati e di relazioni sociali di primaria importanza. Si tratta di un fenomeno che, nella sua stretta relazione con la sfera delle soft currencies e delle new monies (Guyer, 2012) arricchisce il campo, in tumultuosa ebbollizione, della sperimentazione monetaria.

Vale la pena sottolineare che, così come nell’ambito specifico delle monete complementari, anche in quello dei sistemi di pagamento (si veda ancora Maurer, 2012), la domanda sullo statuto monetario di una serie di nuovi “oggetti” e la questione su che cosa sia moneta (e su che cosa sia la moneta) rimangono costantemente in agguato sui percorsi dell’analisi scientifica.

 

3. Conclusioni

Il fenomeno delle monete complementari e la sua evoluzione in ambito nazionale si presta ad essere letto alla luce di diverse piste teoriche che fanno riferimento a tradizioni e ambiti di ricerca diversi, ma tutti importanti nella sociologia economica contemporanea.

Si tratta, a mio avviso, di mettere a valore la molteplicità e la diversità delle fonti, senza sottovalutare la peculiarità degli esperimenti di innovazione monetaria. Questi ultimi non meritano di essere meramente considerati – sebbene il loro significato sul terreno dell’evoluzione del policy making sia importante e degno della massima attenzione – come innovativi policy instruments al servizio di specifiche istanze socio-economiche o socio-politiche.

I significati sociali delle monete complementari – e la loro capacità di prefigurare nuove dimensioni e nuove accezioni dello sviluppo locale – dovrebbero essere invece colti con attenzione al modo in cui i progetti di innovazione monetaria fanno segno verso la questione della moneta come istituzione sociale.

Le diverse iniziative di moneta complementare meritano, in altri termini, di essere lette con attenzione specifica a come esse incorporano – e lo fanno in modi e con intensità anche radicalmente diversi – concezioni della natura della moneta e delle sue funzioni  e quindi a come, pur nella loro veste di esperimenti territorialmente limitati, alludono a percorsi possibili di riforma monetaria.

 

Bibliografia

Amato, M. e Fantacci, L. (2012) Come salvare il mercato dal capitalismo, Donzelli, Roma.

Amato, M. e Fantacci, L. (2014) Che cos’è la moneta complementare?, E-book, Bruno Mondadori, Milano.

Amato, M. e Fantacci, L. (2015) Per un pugno di bitcoin. Rischi e opportunità delle monete virtuali, Egea, Milano.

Becattini, G. (2000) Dal distretto industriale allo sviluppo locale, Bollati Boringhieri, Firenze.

Becattini, G., Bellandi, M., Dei Ottati, G. e Sforzi, F. (a cura di) (2001) Il caleidoscopio dello sviluppo locale, Rosenberg & Sellier, Torino.

Dodd, N. (2014) The Social Life of Money, Princeton University Press, Princeton.

Doria, L. e Fantacci, L. (2015)  “Le monete complementari in Italia: situazione e prospettive”, Inchiesta, Vol. 190

Gobbi, L. e Lucarelli, S. (2016) “Local clearing unions as stabilizers of local economic systems: a stock flow consistent perspective” Cambridge Journal of Economics, Vol. 40, N. 5

Guyer, J. I. (2012). Soft Currencies, Cash Economies, New Monies: Past and Present. Proceedings of the National Academy of Sciences. Disponibile all’indirizzo: http://www.pnas.org/content/109/7/2214.full?sid=8fcc9601-0588-41cb-98c8-66fe9a459c63 visitato il 31 dicembre 2016.

Ingham, G. (2016) La natura della moneta, Fazi editore.

Maurer, B. (2006) The Anthropology of Money.” Annual Review of Anthropology, 35

Maurer, B. (2012) “Payment: Forms and Functions of Value Transfer in Contemporary Society”, Cambridge Anthropology 30(2)

North, P. (2006) Alternative Currency Movements as a Challenge to Globalisation? A Case Study of Manchester’s Local Currency Networks, Ashgate Publishing Limited and Ashgate Publishing Company (Economic Geography Series), Aldershot, UK & Burlington, Vermont

Pacione, M. (1997) “Local Exchange Trading Systems as a Response to the Globalisation of Capitalism”, Urban Studies, vol. XXXIV, n. 8.

Pichierri, A. (2002) La regolazione dello sviluppo locale. Attori, strategie, strutture, il Mulino, Bologna.

Ramella, F. e Trigilia, C. (a cura di) (2005) Reti sociali e innovazione. I sistemi locali delle tecnologie dell’informazione, Firenze: Firenze University Press.

Ramella, F. e Trigilia, C. (2010) “Legami forti e deboli nella costruzione sociale delle invenzioni”, Stato e Mercato, fascicolo 88

Sartori, L. e Dini, P. (2016) “From complementary currency to institution: A micro-macro study of the Sardex mutual credit system” Stato e Mercato, Fascicolo 2, agosto.

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Seyfang, G. (2002)      “Tackling         social   exclusion         with community          currencies: Learning     from    LETS   to         time     Banks”, International   Journal of         Community      Currency          Research, Vol 6.

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Tibbett, R. (1997) “Alternative Currencies: A Challenge to Globalisation?”, New Political Economy, Vol. 2

Trigilia, C. (1999) “Capitale sociale e sviluppo locale”, Stato e Mercato, n. 57, dicembre

Trigilia, C. (2005), Sviluppo locale. Un progetto per l’Italia, Laterza, Roma-Bari.

Williams, C. C. (1996) “Local Currencies And Community Development: An Evaluation Of Green Dollar Exchanges In New Zealand”, Community Development Journal Vol. 31, No 4

Zelizer, V. A. (1997). The Social Meaning of Money : Pin Money, Paychecks, Poor Relief, and Other Currencies, Princeton University Press, Princeton.

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Zelizer, V. A. (2011) Economic lives. How culture shapes the economy, Princeton University Press, Princeton.


Luigi Doria, oltre che di monete complementari – tema sul quale ha insegnato nel 2016 come visting faculty member all’International University College di Torno –, si è prevalentemente occupato dei rapporti fra la nozione di qualità e i processi di calcolo e di dinamiche e politiche territoriali. In passato è stato, tra l’altro, assegnista di ricerca presso l’Università IUAV di Venezia, fellow presso l’Institut d’Etudes Avancées di Nantes, ricercatore a tempo determinato presso il CNRS-Centre Maurice Halbwachs (CNRS-EHESS-ENS) di Parigi e docente a contratto presso l’Università Bocconi di Milano e presso l’Università della Calabria.

 

 


[1] Sul tema delle monete complementari si veda Amato e Fantacci (2014). Su alcuni piani di rapporto fra la questione delle monete complementari e l’interrogazione sulla moneta e la finanza si veda Amato e Fantacci (2012).

[2] Per un’analisi critica del fenomeno dei Bitcoin si veda Amato e Fantacci (2015).

[3] Si vedano sul tema anche le considerazioni di Dodd (2014).

 

Category: Economia, Economia solidale, cooperativa, terzo settore

About Luigi Doria: Luigi Doria, oltre che di monete complementari – tema sul quale ha insegnato nel 2016 come visting faculty member all’International University College di Torno –, si è prevalentemente occupato dei rapporti fra la nozione di qualità e i processi di calcolo e di dinamiche e politiche territoriali. In passato è stato, tra l’altro, assegnista di ricerca presso l’Università IUAV di Venezia, fellow presso l’Institut d’Etudes Avancées di Nantes, ricercatore a tempo determinato presso il CNRS-Centre Maurice Halbwachs (CNRS-EHESS-ENS) di Parigi e docente a contratto presso l’Università Bocconi di Milano e presso l’Università della Calabria.

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