Bruno Amoroso: Gli scenari della politica

| 20 Febbraio 2013 | Comments (0)

 

Il dibattito politico in corso in Italia e in Europa non è rivolto ai problemi del presente, alle paure e alle difficoltà attuali dei cittadini, ma agli scenari possibili. In una situazione di grave disagio sociale creata con la decurtazione del reddito dei cittadini attuata con il rapporto di cambio concordato per l`entrata del paese nell`Euro, e dalla distruzione delle loro possibilità di lavoro e di reddito ottenuta con l`espropriazione dei loro risparmi grazie alla speculazione finanziaria, si preferisce evocare scenari drammatici di crollo dell`economia nell`ipotesi di un`uscita dall`Euro e di applicazione di proposte diverse da quelle dettate dalla Commissione europea. Qualunque proposta critica o alternativa al governo presente dell`economia, il governo della finanza e delle banche, viene tacciata di antipolitica e di populismo. Nel frattempo stiamo assistendo alla devastazione dei sistemi sociali e produttivi e dei sistemi di welfare considerata un male minore.

Questo genera tre tipi di risposte. Gli indignati, cioè coloro che non solo respingono al mittente la richiesta di fare sacrifici, ma che urlano la propria rabbia per aver scoperto il carattere predatorio assunto sia dal capitalismo sia dai governi insediati a rappresentarlo. Mai come oggi è evidente il ruolo di “comitato di affari della borghesia predatoria” assunto dai governi nazionali in Europa. Per questo gli indignati – nelle forme più organizzate come il Movimento Occupy Wall Street e il Movimento Cinque Stelle e in quelle più spontanee e decentrate presenti sui territori – hanno saputo unire alla protesta l`assunzione degli obiettivi e delle politiche che possono riorientare le nostra comunità e società a partire dai beni comuni, dal lavoro, dalle città, ecc. Questi movimenti e queste persone sono la Politica oggi.

Poi abbiamo gli indifferenti, cioè gran parte delle persone che per le loro origini storiche nella sinistra e nei movimenti cattolici, avvertono il disagio sociale crescente, ma credono all`allarmismo del “peggio che verrà” ed hanno difficoltà a riconoscere apertamente che i predatori dominano oggi non solo nell`economia ma anche nella politica, nella loro politica. Il potere della finanza, come quello della mafia, si è infiltrato nelle istituzioni e nei partiti sia con la campagna acquisti della Goldman Sachs sia, indirettamente, favorendo la dipendenza dei partiti e delle istituzioni dal sistema finanziario nelle forme del finanziamento della politica ben noto. Questo è quanto gli indifferenti ignorano, o fanno finta di ignorare, rendendosi complici del presente insostenibile e del “peggio che verrà”.

Con il loro comportamento di accettazione del meno peggio, gli indifferenti lasciano il campo aperto agli indecenti, cioè a quelle forze economiche e politiche che elaborano, diffondono e sostengono i veri strumenti dell`antipolitica, le armi di distruzione del buon governo e del buon senso creati dalla cultura della solidarietà durante decenni di lotte. Gli indecenti, cioè l`antipolitica, sostengono che la politica, cioè l`esercizio del potere da parte dei cittadini, non è utile, anzi è dannosa; per questo preferiscono governi “tecnici”. Gli indecenti sostengono che il “bene comune” non esiste perché riflette troppo le preferenze politiche dei cittadini; meglio è fidarsi dei mercati finanziari. Gli indecenti non amano la funzione pubblica e il buon governo, impossibile dicono se pubblico; a questo preferiscono il privato, cioè il loro potere indisturbato e occulto che impedisce perfino di individuarli e punirli. Gli indecenti pensano che gli italiani siano in grado di pagare per i propri e altrui misfatti, ma non di governare, e i politici migliori e da preferire sono in non-politici, meglio se non eletti. Gli indecenti, infine, sono convinti che i “mercati finanziari” sono migliori dei parlamenti e dei governi e quindi più legittimati al governo dell`economia. Insomma, la democrazia fondata sul mercato finanziario.

Questa è l’antipolitica – degli indecenti e degli indifferenti – che spetta a tutti noi indignati di respingere e rimuovere rapidamente con tutti gli strumenti a disposizione prima che questi vengano dichiarati incostituzionali.

 

 

 

 

 

Category: Economia, Movimenti, Osservatorio Europa, Politica

About Bruno Amoroso: Bruno Amoroso (1936) si è laureato in economia all'Università La Sapienza di Roma, sotto la guida di Federico Caffè. Negli anni dal 1970 al 1972 è stato ricercatore e docente all'Università di Copenhagen. Dal 1972 al 2007 ha insegnato all'Università di Roskilde, in Danimarca, dove ha ricoperto la cattedra Jean Monnet, presso la quale è professore emerito. Amoroso è docente all'International University di Hanoi, nel Vietnam. È stato visiting professor in vari atenei, tra cui l'Università della Calabria, la Sapienza di Roma, l'Atılım Üniversitesi di Ankara, l'Università di Bari. È presidente del Centro studi Federico Caffè dell'Università di Roskilde ed è condirettore della rivista italo-canadese Interculture. È membro del consiglio di amministrazione del FEMISE-Forum Euroméditerranéen des Instituts de Sciences Économiques, e coordinatore del comitato scientifico dell'italiana Fondazione per l'internazionalizzazione dell'impresa sociale (Italy). Fa parte, inoltre, del comitato scientifico FLARE Network (Freedom, Legality and Rights in Europe), la rete internazionale per la lotta alla criminalità e alla corruzione; è membro ed esperto di DIESIS (Bruxelles) organizzazione non profit dedicata allo sviluppo dell'economia sociale, nelle forme cooperative, di impresa sociale, e di impresa autogestita dai lavoratori, attraverso attività di supporto, consulenza e valutazione dei progetti. È decano della Facoltà di Mondiality, all'Università del Bene comune (Bruxelles-Roskilde-Roma), fondata da Riccardo Petrella; è membro del comitato scientifico del progetto WISE dell'Unione europea, ed è stato direttore del Progetto Mediterraneo promosso dal CNEL (1991–2001). Tra i suoi ultimi libri in italiano: Il "mezzogiorno" d'Europa. Il Sud Italia, la Germania dell'Est e la Polonia Orientale nel contesto europeo, (a cura di) (Diabasis, 2011); Euro in bilico (Castelvecchi, 2011); Per il bene comune. Dallo stato del benessere alla società del benessere (Diabasis, 2010); Il Mediterraneo: incontro di culture (con Mario Alcaro e Giuseppe Cacciatore), (Aracne, 2007); Persone e comunità. Gli attori del cambiamento, (con Sergio Gomez y Paloma) (Dedalo, 2007); La stanza rossa. Riflessioni scandinave di Federico Caffè (Città Aperta, 2004); Europa e Mediterraneo. Le sfide del futuro (Dedalo editore); L'apartheid globale. Globalizzazione, marginalizzazione economica, destabilizzazione politica (Edizioni Lavoro, 1999); Il pianeta unico. Processi di globalizzazione (con Noam Chomsky e Salvo Vaccaro) (Eleuthera, 1999).

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