Paolo Prodi: Riforma scritta male. E’ un No anche per l’estetica

| 12 Ottobre 2016 | Comments (0)

Intervista di Dino Martirano a Paolo Prodi il 12 ottobre 2016  su www.corriere.it

Il professore Paolo Prodi — uno dei maggiori storici italiani, già rettore dell’Università di Trento, cofondatore nel 1965 dell’associazione di cultura e politica «Il Mulino», fratello dell’ex premier Romano Prodi — spiega con voce un po’ stanca ma ferma che «questa riforma è scritta molto male ed è praticamente incomprensibile…». Quando, invece, una legge di revisione della Costituzione di questa portata «dovrebbe avere un carattere di chiarezza tale da poter essere spiegata in poche battute agli alunni di elementari e medie». Dunque — aggiunge — «la mia opinione favorevole al No muove anche da un giudizio estetico sui testi».

 

D. Professore, se dovesse prevalere il Sì, come pensa che verrà ricordata nei libri di storia la riforma di Renzi?
«Purtroppo, questa generazione 2.0 non ama la storia…».

 

D. Eppure il bicameralismo paritario, che la riforma intende ridimensionare, arrivò come una medicina amara da dover ingoiare a causa della Guerra fredda.

«Allora c’erano due mondi contrapposti, l’Italia era terra di confine e anche Dossetti aveva i suoi dubbi sull’eccesso di garanzie del bicameralismo. Ma quella dei costituenti fu una scelta di equilibrio…».

D.Perché allora, dopo molti tentativi andati a vuoto, non si dovrebbe correggere il bicameralismo simmetrico?
«Certo, il bicameralismo paritario andrebbe riequilibrato ma non in questo modo incomprensibile. Non con questi senatori senza indennità, ma con l’immunità parlamentare, pescati nei consigli regionali e tra i sindaci che faranno il doppio lavoro. Sarebbe bastato mettere mano ai regolamenti parlamentari per ottenere risultati concreti sul fronte del bicameralismo».

D. Lei si oppone alla riforma per le novità che introduce, o più per gli interventi che mancano nel testo?
«Ha ragione l’ex presidente della Corte costituzionale Onida che con i suoi ricorsi ha denunciato l’eterogeneità del quesito. Il testo della legge, ripeto, nel suo insieme è inspiegabile. Ma va detto, con chiarezza, che la riforma non affronta alcuni nodi essenziali».

D. A quali si riferisce?
«Il testo non affronta i problemi lasciati aperti dopo la fine della Seconda guerra mondiale, non modificando il regime delle Regioni a statuto speciale. È tragicomico che si faccia una riforma del Titolo V senza mettere mano alle Regioni a statuto speciale».

D. A Renzi è mancato il coraggio o i voti al Senato?
«Direi tutte e due le cose».

D. La appassiona questa campagna referendaria?
«Vedo gran confusione e tanta ipocrisia. Nessuno parla, per esempio, della mancata attuazione di alcuni punti fondamentali della Costituzione vigente. Mi riferisco all’articolo 49 sulla democrazia interna e sulla trasparenza dei bilanci dei partiti e all’articolo 39 sui sindacati. Nel 1958, don Sturzo presentò una proposta sulla natura giuridica dei partiti che sarebbe ancora attuale».

D. Professore, lei che nel ’92 aderì con iniziale entusiasmo alla Rete, se la sente, da storico, di bocciare i partiti e di promuovere i movimenti?
«Devo dire che, in alcuni casi, i movimenti si sono rivelati peggiori dei partiti».

 

 

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Category: Paolo Prodi e la rivista "Inchiesta"

About Paolo Prodi: Paolo Prodi è nato a Scandiano nel 1932. Si è laureato in Scienze Politiche presso l'Università Cattolica di Milano, dopo aver vinto una borsa di studio presso il Collegio Augustinianum, per poi perfezionare gli studi presso l'Università di Bonn. Ha insegnato Storia moderna presso l'Università di Trento (di cui è stato rettore dal 1972 al 1977, nonché preside della Facoltà di Lettere dal 1985 al 1988), l'Università di Roma e l'Università di Bologna (della cui Facoltà di Magistero è stato preside dal 1969 al 1972). È Presidente della Giunta Storica Nazionale (già Giunta Centrale per gli Studi Storici), membro dell'Accademia Austriaca delle Scienze e dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Nel 1965 è stato tra i fondatori dell'Associazione di cultura e politica "Il Mulino" . Nel 1973 ha fondato, insieme a Hubert Jedin (di cui è stato allievo), l'Istituto storico italo-germanico di Trento, istituto che ha diretto per oltre un ventennio. Nel 2007 è stato insignito del Premio Alexander von Humboldt . Tra i suoi libri: Disciplina dell'anima, disciplina del corpo e disciplina della società fra Medioevo ed Età moderna, a cura di P. Prodi, Il Mulino, Bologna 1994; Il concilio di Trento e il moderno, a cura di P. Prodi e W. Reinhard, Il Mulino, Bologna 1996; Storia della Chiesa di Bologna, a cura di P.Prodi e L.Paolini, Edizioni Bolis, Bergamo 1997, 2 voll.; Introduzione allo studio della storia moderna (con G.C. Angelozzi e C. Penuti), Il Mulino, Bologna, 1999; Una storia della giustizia. Dal pluralismo dei fori al moderno dualismo tra coscienza e diritto,Il Mulino, Bologna, 2000; Lessico per un'Italia civile (a cura di P. Venturelli), Diabasis, Reggio Emilia 2008; Settimo Non rubare. Furto e mercato nella storia dell'Occidente, Il Mulino, Bologna 2009; Il paradigma tridentino. Un'epoca nella storia della Chiesa, Morcelliana, Brescia 2010; Profezia vs utopia, Il Mulino, Bologna 2013;Il tramonto della rivoluzione, Il Mulino, Bologna 2015; Homo Europaeus, Il Mulino, Bologna 2015; Giuseppe Dossetti e le officine bolognesi, Il Mulino, Bologna 2016

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