Silvana Mazzocchi: Quelle donne nel sessantotto rigenerate nel femminismo

| 25 Giugno 2018 | Comments (0)

 

Diffondiamo da La stampa del 21 giugno 2018 questa recensione del libro del Mulino “Donne nel sessantotto” (Bologna 2018) che contiene anche un commento di Dacia Maraini.

Il Sessantotto, laboratorio di ribellione, fabbrica di speranze e illusioni. Non sempre i giovani di allora sono riusciti a portarsi dietro nella loro vita di adulti se non l’intransigenza, almeno i valori fondanti di quel Movimento che, negli anni a venire, avrebbe prodotto delusione e rassegnazione, ma anche ondate di estremismo violento, una degenerazione che avrebbe a lungo ferito il Paese . Fu invece il femminismo a prosperare e a rigenerare l’anima e la mente delle donne e, da quel tempo di rivolta, iniziò nell’arte, nella cultura, nelle professioni, nella politica e nella società civile un percorso denso di passioni e di conquiste. Una vera e propria “rivoluzione femminile” pacifica e capace di raccogliere il testimone di quel grande passaggio d’epoca che è stato il Sessantotto e di trasformarlo in un germe positivo che ha cambiato per sempre la vita delle donne.

A raccontare le protagoniste di quegli anni, le loro scelte e le loro lotte, è Donne nel Sessantotto (Il Mulino), firmato da quel gruppo di donne che nel 1992, per iniziativa di Dacia Maraini, dette vita alla sigla Controparola, composta da giornaliste e scrittrici e che, nel tempo, ha pubblicato numerosi testi sulle conquiste femminili. E sono sedici i ritratti biografici contenuti nel libro, donne non necessariamente militanti, ma che con le loro azioni e il loro pensiero hanno combattuto per la libertà contro i tabù dell’epoca, testimoni di fatto dell’autonomia femminile. Da Franca Viola a Amelia Rosselli, ma anche Carla Accardi, Krizia, Emma Bonino, Rossana Rossanda, Letizia Battaglia, Giovanna Marini, Tina Lagostena Bassi Patty Pravo, Perla Peragallo, Carla Lonzi, Annabella Miscuglio, Elena Gianini Belotti, Mira Furlani, fino a Mara Cagol che pagò con la vita la scelta brigatista.

Storie di ribellioni, pacifiche e coraggiose , ma anche storie di trasgressione o, come nel caso di Cagol, perfino di violenza. E, comunque, tutte storie emblematiche degli anni che seguirono quell’esplosione senza ritorno che fu il Sessantotto.

Folto il gruppo delle autrici: Paola Cioni, Eliana Di Caro, Cristiana Di San Marzano, Paola Gaglianone, Claudia Galimberti, Lia Levi, Dacia Maraini, Maria Serena Palieri, Linda Laura Sabbadini, Francesca Sancin, Mirella Serri, Chiara Valentini.

D. Dacia Maraini, il Sessantotto fu il tempo della ribellione. Che cosa cambiò, allora, per tutte le ragazze, per tutte le donne?
“Il femminismo è stata la più profonda rivoluzione pacifica che abbiano conosciuto le donne italiane. La loro vita è cambiata radicalmente. Leggi di impronta patriarcale che guidavano la vita delle donne sono cambiate in pochi anni, come non succedeva da secoli. Il diritto di famiglia, la parità di stipendio sul lavoro, la libertà di divorzio e di aborto, l’eliminazione della legge sulla violenza sessuale come offesa alla morale anziché alla persona, la cancellazione del delitto d’onore: tutte normative che hanno rivoluzionato la famiglia e in genere i rapporti fra i sessi. Le donne sono poi entrate in massa negli studi superiori frequentando facoltà da sempre interdette, a volte anche solo per tradizione; le ragazze hanno invaso le professioni storicamente maschili (ingegneria, architettura, medicina, biologia, matematica, scienze, storia, ecc.) Tanto erano state escluse che non c’erano nemmeno i nomi di queste professioni al femminile. Molti ancora si sdegnano di fronte all’uso di parole come ministra, presidenta, ingegnera, dottora, architetta, ecc. La lingua italiana è infatti molto misogina. Basti pensare che la parola Uomo comprende anche le donne, mentre la parola Donna esclude l’uomo. Per non dire che di fronte a una presenza mista, i verbi si coniugano sempre al maschile”

D. Quale legame c’è stato e c’è tra l’evento di 50 anni fa e il femminismo?
“Il sentimento di solidarietà di genere, l’interpretazione della storia dal punto di vista femminile, lo scambio delle esperienze attraverso la pratica dei gruppi di autocoscienza, la richiesta di parità di fronte alle leggi , sono diventate pratiche quotidiane. Da queste pratiche sono nati alcuni valori fondanti che, anche quando non vengono realizzati , si sono radicati nella coscienza collettiva delle donne”

D. Quale filo rosso lega fra loro le sedici donne raccontate da Controparola, con quali criteri sono state scelte?
“Sono tutte donne che hanno combattuto contro i tabù del loro tempo, che hanno difeso le loro idee e la loro libertà. Non sempre si consideravano femministe, anzi alcune erano decisamente contrarie a una ideologia legata all’appartenenza sessuale, ma nella prassi davano un esempio di autonomia dagli stereotipi patriarcali che era come se lo fossero.”

 

Category: Donne, lavoro, femminismi, Libri e librerie

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