Luisa Muraro: Che cosa significa quell’osso? Tre ipotesi

| 12 Dicembre 2014 | Comments (0)

 

Barbara Bonomi Romagnoli scrive: essere femministe vuol dire voler cambiare, insieme, un mondo che non ci piace. Sono d’accordo con lei e sono femminista come lei. Sia chiaro, io condivido non il progetto titanico di rifare il mondo, ma l’idea di lottare praticamente contro la logica del potere (profitto, competizione, rapporti di forza), a partire da me, facendomi forte delle relazioni che ho con altre e altri.

Vorrei aggiungere che il mondo sta cambiando comunque. Il movimento femminista c’entra con questo cambiamento, ma bisogna vedere come. La mia polemica nell’intervista di Giovanna Pezzuoli era nei confronti di quelle donne che vengono promosse con la logica della parità e della cooptazione. La mia polemica era con il femminismo di Stato che promuove delle eterne seconde (sottinteso: rispetto agli uomini).

Dalle parole di Barbara B.R. deduco però che mi sono spiegata male, malissimo, infatti lei mi accusa di un mancato riconoscimento verso quelle come lei, che vogliono cambiare il mondo. Al contrario!

Ma, precisato questo, mi resta l’impressione profonda che la cosa non si riduca a un equivoco. Non si tratta cioè, da parte di Barbara e di altre che le danno ragione, di un attacco limitato a quell’intervista e neanche di un attacco personale a me. Ho l’impressione piuttosto che quello sia stato un pretesto per una polemica più grande di me, che però mi riguarda da vicino. Ma da dove nasce e qual è il punto in questione?

Credo che la risposta si nasconda in quell’immagine dell’osso che troviamo nel testo di Barbara B.R.: le eterne prime (le vecchie femministe come me?) non mollano l’osso e di conseguenza ci sono femministe (come lei, cioè le più giovani?) che restano eterne seconde. Così si esprime.

Non sono un muro di gomma, la violenza delle parole e dei sentimenti di una donna la sento. Ma non mi abbatto: la pratica di relazione ci insegna ad ascoltare e a pensarci. Ecco le ipotesi che ho fatto sul significato dell’osso conteso.

La prima ipotesi è molto simbolica, quasi metafisica. L’osso potrebbe essere l’appartenenza alla “generazione fortunata”, delle nate tra il 1935 e il 1955: donne chiamate a innovare profondamente l’umanità cambiando i rapporti fra i sessi in un senso favorevole alla libertà femminile. Le nate dopo si collocano fatalmente nel seguito di questa impresa.

Seconda ipotesi. La contesa per l’osso nasce da una sottrazione indebita. In altre parole, le femministe come me hanno vissuto, negli anni Settanta e Ottanta, un’esperienza di felicità che non hanno saputo trasmettere… per avarizia? Abbiamo mancato a una responsabilità politica… per insipienza?

Terza ipotesi. Non c’è una contesa vera e propria e la mancanza di cui parla la seconda ipotesi sarebbe propriamente un difetto d’amore. Non parlo dell’amore sentimentale ma dell’amore come componente della passione politica, componente necessaria specialmente alle donne, in quanto meno sensibili degli uomini alla attrazione del potere. Tra i progetti che ormai restano nel limbo di Via Dogana, io ne ho concepito uno che poteva tradursi in un titolo così: Donne, amate le imprese delle altre donne.

La questione va posta con o senza Via Dogana. Penso alla mappatura dei femminismi in Italia, fatta da Barbara B.R.: come lei sospetta, io non ne sapevo nulla, dunque qualcosa non ha funzionato nella trasmissione della notizia. Altro esempio, preso dalla stessa fonte, è il convegno nazionale di Firenze, il 6-8 dicembre, promosso dalla Società delle letterate e dal Giardino dei ciliegi, di cui questo sito non ha dato notizia perché non ne sapeva nulla. Eppure la notizia c’era sul manifesto del 5 dicembre e la Libreria delle donne è abbonata al manifesto: anche qui, qualcosa non ha funzionato… Il rimedio non è l’organizzazione, credo che siamo d’accordo. Il rimedio è la passione politica, una passione impastata di amore per le imprese delle altre.

 

 

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Category: Donne, lavoro, femminismi

About Luisa Muraro: Luisa Muraro nasce a Montecchio Maggiore (in provincia di Vicenza) nel 1940. Si laurea in Filosofia all'Università Cattolica di Milano, presso la quale inizia la carriera accademica. Come racconta lei stessa, il suo docente di riferimento era Gustavo Bontadini, mentre si è poi laureata in filosofia della scienza con Evandro Agazzi. Nella sua formazione universitaria, un ruolo centrale ha lo studio della linguistica ed in particolare di Ferdinand de Saussure cui dedica anche alcuni saggi pubblicati sulla "Rivista di Filosofia Neo-Scolastica", tra il 1967 e il 1969. Durante gli anni settanta inizia ad insegnare nella scuola dell'obbligo. Qui dà vita insieme a Elvio Fachinelli e ad altri a un esperimento didattico di scuola "antiautoritaria": l'esperienza è documentata e fatta oggetto di riflessione nel libro L' Erba voglio: pratica non autoritaria nella scuola. In quegli stessi anni, con Fachinelli, Lea Melandri e altri, scrive sulla rivista che ha preso il nome dal libro citato, «L'Erba voglio». A cavallo tra gli anni sessanta e gli anni settanta accade anche il suo incontro con i gruppi femministi di Milano e con Lia Cigarini e altre fonda nel 1975 la Libreria delle Donne di Milano, che diventerà una delle istituzioni storiche del femminismo italiano . Dal 1976 vive a Milano, ma lavora nel dipartimento di Filosofia dell'Università degli Studi di Verona dove, tra il 1983 e il 1984 è stata tra le fondatrici, insieme a Chiara Zamboni, Wanda Tommasi, Adriana Cavarero e altre della comunità filosofica femminile "Diotima" . Nel 1995 e nel 2001 pubblica, nella collana La dracma diretta da Adriana Valerio, i due volumi Lingua materna, scienza divina. Scritti sulla filosofia mistica di Margherita Porete e Le amiche di Dio dando, in questo modo, un importante contributo all'approfondimento del pensiero della differenza in ambito religioso. Tra i suoi ultimi libri: Non è da tutti.L'indicibile fortuna di essere donna, Carocci 2011; Dio è violent, Nottetempo 2012; Autorità , Rosenberg e Sellier 2013; Le amiche di Dio. Margherita e le altre, Orthotes editrice Napoli 2014

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