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Diffondiamo su segnalazione della Libreria delle donne di Milano

Aleksandra Kollontaj (1872-1952), la femminista rivoluzionaria russa, nel 1921 alla Conferenza internazionale delle donne comuniste fissò la Giornata internazionale delle donne all’8 Marzo per ricordare una manifestazione di donne a Pietrogrado contro lo zarismo, con cui si avviò la prima fase della Rivoluzione russa. Era il 23 febbraio 1917 nel calendario giuliano, in vigore allora in Russia, ma nel calendario gregoriano vigente nei paesi dell’occidente corrispondeva all’8 Marzo.

È quanto scoprirono con stupore le donne dell’Udi (Unione donne italiane) nel 1987 e che resero pubblico con il libro 8 Marzo. Storie, miti riti della giornata internazionale delle donne di Tilde Capomazza e Marisa Ombra, ed. Utopia. Scoperta sorprendente, frutto di una ricerca storica, lunga, accurata e meticolosa. Il libro suscitò scandalo e polemiche perché in Italia, e solo in Italia, a partire dal 1952, nel clima della guerra fredda, si era cominciato a raccontare che a scegliere la data dell’8 Marzo fosse stata Clara Zetkin nella Conferenza internazionale delle donne socialiste a Copenaghen nel 1910, perché in quello stesso giorno, due anni prima, nel 1908 a Chicago, alcune operaie in sciopero morirono in un incendio nella fabbrica dove il padrone le aveva chiuse. In verità, in quella conferenza, la Zetkin propose la Giornata internazionale, visto che già da tempo, in date diverse, dagli Stati Uniti ad alcuni paesi europei, si celebrava la giornata della donna con manifestazioni per il suffragio femminile. Ma, la proposta, allora, non fu neppure discussa e nelle carte dell’Internazionale non c’è traccia dell’incendio, per il semplice fatto che non era ancora accaduto, visto che avverrà l’anno dopo, nel 1911. Fissata la data nel 1921, di cui l’anno prossimo ricorrerà il centenario, fu 8 Marzo per tutte dall’Oriente all’Occidente.

Per l’8 Marzo 1946 le donne dell’Udi di Roma scelsero come simbolo la mimosa. Allora si inaugurò l’abitudine delle cene di sole donne. Fino agli anni ’80 a tenere vivo l’8 Marzo sono state solo le donne della sinistra, poi è diventato, sempre più, la Giornata di tutte le donne, fino ad arrivare allo sciopero globale, di questi ultimi anni, contro la violenza maschile sulle donne, con imponenti manifestazioni in tutto il mondo.

La Giornata è arrivata sino a noi ma non il nome della donna che la istituì. È tempo di restituire il dovuto riconoscimento ad Aleksandra Kollontaj, una donna che seppe lottare e patire per la libertà sua e delle altre, tenendo insieme la lotta di classe e quella per il cambiamento del rapporto tra i sessi, dentro e fuori la famiglia. “Ho organizzato la mia vita privata – scrive nella sua Autobiografia a cura di Iring Fetscher, ed. Feltrinelli 1977 – secondo criteri miei personali, senza cercare di nascondere le mie esperienze d’amore”, quell’amore cercato, voluto, desiderato ma che ogni volta gli uomini, a partire dal marito, trasformano in “possesso” e in “gabbia” da cui lei non può che fuggire. Nessuna rivoluzione ha futuro – come non l’ha avuto in Russia – senza il cambiamento dei rapporti tra i sessi, dal privato al pubblico.

Se solo l’avessero ascoltata! Osteggiata, non capita, dai suoi stessi “compagni”, rivoluzionari nel pubblico e oppressori patriarcali nel privato, non aspirò mai al potere e quando l’ebbe lo usò per la emancipazione e liberazione delle donne. Non esitò a lasciare tutto, quando la rivoluzione prese una strada da lei non condivisa e criticata. Morì nel 1952 a Mosca, sola e dimenticata, anche dalle donne.

(Il Quotidiano del Sud, 5 marzo 2020)