Chiara Mellini: A Firenze, un incontro tra cura, lavoro, reddito di autodeterminazione
Pubblichiamo dal sito http://paestum2012.wordpress.com il resoconto a cura di Chiara Mellini dell’incontro fatto a Firenze l’11 Dicembre 2012 (l’intervento è stato pubblicato nel sito il 19 dicembre).
A Firenze l’11 Dicembre, si è tenuto l’incontro organizzato dal gruppo primum vivere nato all’indomani del convegno di Paestum di Ottobre 2012. Lo abbiamo organizzato insieme al gruppo Consiliare l’Altra città e precisamente con Ornella de Zordo con cui alcune di noi hanno un rapporto di attività politica che, dura da molti anni. Partendo da questa relazione e dalla volontà di tutte noi di iniziare un percorso insieme che potesse portare i temi e le modalità esperite a Paestum dentro il Comune di Firenze, ci siamo incontrate a casa di una di noi per condividere, riflettere e decidere quali i contenuti che avremmo voluto scambiare con le cittadine e i cittadini invitati. Più di 80 persone hanno partecipato all’ incontro. Molte le domande e i temi, che più di altri hanno stimolato la riflessione fra le partecipanti, sono stati: il lavoro, il tema della cura e il reddito di autodeterminazione. Nessun accenno al tema del 50 e 50 che a Paestum invece, aveva occupato molto del tempo nella prima parte della giornata.
L’intervento introduttivo di Ornella de Zordo si è concentrato sulla relazione fra di noi e sul perchè del nostro incontro. L’accento è stato posto sulla necessità della politica di ricercare un senso del proprio agire e di come questo momento di crisi, evidenzi l’urgenza di un cambio di rotta, nelle pratiche come nelle modalità di agire dentro i luoghi della politica. Gli interventi delle donne che hanno dato vita al gruppo primum vivere hanno fatto seguito alle domande del pubblico. Un video, realizzato da una di noi ha completato e arricchito la narrazione della nostra collettiva e, allo stesso tempo, soggettiva esperienza di Paestum.
A conclusione, più di 30 donne hanno chiesto di entrare a far parte del gruppo primum vivere che si ritroverà l’8 gennaio 2013. Il luogo verrà comunicato a tutte quelle che ci hanno lasciato la propria mail. Per chi fosse interessata a prendervi parte, può scrivere a: maga49@libero.it
A Firenze dentro il Palazzo Comunale della città dove è nata Carla Lonzi, a quarant’anni circa dalle sue pratiche politiche e dagli scritti che ci ha lasciato, abbiamo dato vita ad un incontro nel suo nome e nel nome dell’esperienza vissuta a Paestum. Insieme a Ornella De Zordo rappresentate del gruppo consiliare l’altracittà, con cui, alcune di noi hanno da anni, rapporti dentro i comitati territoriali, abbiamo pensato di offrire, alla nostra città, la possibilità di far risuonare quel nome a introduzione di ciò che abbiamo vissuto a Paestum.
Nel volantino d’invito abbiamo affermato che pensiamo di aver da dire su questioni fondamentali del vivere di tutt* perché desideriamo dare un ORIENTAMENTO SENSATO su quel che ci affanna, ci dispera, talvolta ci esalta e ci conferma nel procedere. Orientamento sensato. Non ricette e, nemmeno obiettivi. Gli obiettivi vengono, per noi, in seconda battuta, si differenziano tra singoli, tra gruppi, tra molte posizioni di vita, di lavoro o non lavoro, di abitazione, di situazione economica. Ma non solo: dipendono anche dalla auto-rappresentazione che ciascuna/o ha di sé. Siamo convinte che l’auto -rappresentazione delle donne ha trasformato in modo radicale il rapporto tra donne e uomini. Anche se questa trasformazione, oggi, scivola ancora im-pensata nella politica, nell’economia, nel vivere quotidiano, così spesso automatico, tutto esterno a se stessi, facile preda di ogni pubblicità e ogni ricatto “si esibisce lo scambio sesso/denaro/carriera/potere/successo occultando il nesso sessualità/politica; si esalta il sesso mentre muore il desiderio; si idolatra il corpo, ma lo si sottrae alle persone consegnandolo nelle mani degli specialisti e del business; si erotizza tutto, dal lavoro ai consumi, ma si cancella la necessità e il piacere dei corpi in relazione” (dalla lettera d’invito per Paestum). Inoltre si tenta di ridurci a piccole mosche prese nella rete della “realtà aumentata” (Debord), quella che un insieme di tecnologie digitali vuole sovrapporre alla realtà vivente.
Difendersi da queste intrusioni manipolatorie è un compito politico di prima grandezza nel presente. Il neofemminismo ci consegna una ricchezza di riflessioni e un’indicazione di pratiche che possono costruire tendenzialmente un’OFFENSIVA CULTURALE di cui c’è estremo bisogno. Con altre e altri, ma con un coinvolgimento personale di ogni singola/o, si può articolare una narrazione di ciò che si vive, si pensa, si sente, stringersi in gruppi di fiducia, comunicarsi pratiche vincenti e perdenti per allargare la propria esperienza, scambiandola con quella altrui in tutti i contesti. L’agire collettivo è fragile se non si alimenta di contatti relazionali, sicuramente non facili da realizzare.
Ognuno di noi, esperisce i propri momenti di stanchezza, di nausea, di sfiducia e tutta l’impalcatura culturale dominante mira a rendere ciascuno individuo isolato nella propria depressione, aumentandogli il senso di impotenza e di inutilità rassegnata. E’ un sentire diffuso, nemico di chi vuole esistere davvero, avere una sua efficacia lì dove vive. Ritrovarsi con altre/i, parlare, analizzare ciò che ci accade, scambiarci esperienze, idee, va nella direzione di costruire quei rapporti di interdipendenza che sostengono il vivere, quel “primum” che salvaguarda ognuno/a di noi e chi dopo di noi verrà. E’ un proposta che sembra configurarsi più come forma di vita che non come forma politica: ma questo ci spiega solo com’è asfittica, astratta e parziale la politica che ci assedia e quanto bisogno ha di rinnovarsi. Non solo “partire dal basso”, anche “partire da sé”.
Per condividere con le presenti la nostra esperienza, abbiamo mostrato il video di Gabriella e fin da subito le domande sono sorte spontanee dalle presenti.
Ci hanno chiesto perché si è parlato di reddito di autodeterminazione e abbiamo risposto che già fin dai primi anni del 2000 si era iniziato a discutere di reddito precario, di reddito di cittadinanza e di come tale dibattito fosse uno degli elementi di maggiore discussione nei movimenti precari. Dentro Paestum è stato chiamato di auto-derminazione non a caso. Ovvero, si parla di reddito di cittadinanza e ad essere esclusi potrebbero risultare tutte le donne che si occupano dei nostri figli e dei nostri anziani, ma che la cittadinanza italiana non la possiedono ancora….Si parla di reddito di base e tutte le differenze fra gli individui rispetto alla cura o alle opportunità che la carriera professionale offre loro vengono appiattite dalle solite e antiche dinamiche a cui la visione maschile del mondo ci obbliga. Per questo reddito di auto-derminazione, perché in quanto donne, non vogliamo una sussistenza neutra, né tanto meno un sostegno compassionevole, ma crediamo, invece che sia necessario, in un universo in cui i soldi e l’economia contano più delle persone, che le persone debbano avere il diritto a un reddito economico quando il contratto di lavoro è interrotto o viene diminuito notevolmente. A Paestum per la prima volta si è spostato il problema della precarietà nominandolo, non come fattore generazionale, ma come elemento trasversale alla vita di tutt* e crediamo che sia urgente la necessità di sottrarsi a quelle che sono le esigenze di un lavoro che ci costringe alla dissociazione fra i nostri bisogni di donne e le richieste del mondo del lavoro, all’isolamento, alla pura competizione.
Ma noi crediamo che quello che ci tiene in vita e quello che ci dà vita sono la relazione: il modello di vita è relazionale. Passa tutto dall’amore, la stima, il coraggio, l’amicizia, essere accanto, con. Questo va visto, ha valore nella polis. Dobbiamo rendere visibile il legame con la vita, gli esseri, riportarlo al centro dell’esistere. E’ civiltà, e non si può più vedere un potere che tiene separate le due sfere. La libertà femminile fa paura perché attinge forza da un luogo che non si può normare, ne rinchiudere nelle regole. Parte dal profondo di sé e va per il mondo a sbandierare che “se non voglio non ti metto al mondo”. Perché tutto il lavoro per vivere che fanno le donne è scontato? Ma è anche dal lavoro ripetitivo della cura che abbiamo attinto il meraviglioso pensiero che parte dall’esperienza e che abbiamo fatto diventare sapienza del partire da sé, ed è valido per tutti. C’è una qualità dell’esserci che è presenza consapevole, comprende tutto e tutto sta insieme.
Dopo Paestum ci siamo nutrite martedì dopo martedì delle nostre narrazioni, di ciò che aveva prodotto dentro le nostre vite, dentro la nostra visione della vita e per questo, abbiamo deciso di trovarci nel palazzo comunale della nostra città, perché siamo convinte che l’imperativo primum vivere anche nella crisi corrisponda a un diffuso bisogno di riappropriarsi del fare politica, come modalità di cura della dimensione del lavoro, della cosa pubblica, delle persone, partendo prima di tutto da noi.
Category: Donne, lavoro, femminismi