Riccardo Petrella: Per una economia fondata su i diritti e i beni comuni
Riccardo Petrella, Professore emerito dell’Unniversità Cattolica di Lovanio e promotore dell’Università del Bene Comune sta coordinando l’iniziativa internazionale “Dichiariamo illegale la povertà” alla quale aderisce “Inchiesta” (vedi voce per conoscere i documenti precedenti)
Non v’è “società” libera senza diritti umani e sociali garantiti per tutti. Non vi sono diritti garantiti senza giustizia. La giustiza implica innanzitutto il riconoscimento di ogni essere umanto in quanto “cittadino” e quindi partecipe a pieno titolo della storia dell’umanità. Inoltre, non v’è giustizia senza uguaglianza di tutti rispetto al diritto di vita e di appartenenza alla comunità umana, un diritto la cui concretizzazione passa dalla responsabilità collettiva e condivisa sui beni e i servizi essenziali ed insostituibili per la vita ed il vivere insieme.
A partire dagli anni ’70, le classi dirigenti dei paesi del Nord hanno smantellato tutto cio’ che faceva “società” . Della “società del welfare” (“ben fare”) restano solo briciole, il diritto effettivo alla vita ed ad un futuro scelto è diventato un privilegio riservato ai potenti, ai più forti , ai più competitivi. Tutte le risorse vitali sono state ridotte a merci. Anche il lavoro umano ha diritto di esistere solo e nella misura in cui apporta ricchezza per il capitale privato. Altrimenti, i dirigenti attuali riconoscono che non si puo evitare che generazioni di giovani siano “sacrificate”. Il sacrificio della vita sull’altare della competitivtà e della “crescita” mondiale é considerato un fatto “naturale”. Il furto della vita é stato legalizzato.
Le “regole della casa” (eco-nomia da oikos nomos) devono essere reinventate modificando anzitutto le legislazione sulla proprietà privata del vivente e sulle risorse naturali strategicamente importanti per “fare società” (e non tanto per “fare impresa”) ed abrogando le disposizioni che hanno stravolto il diritto al lavoro ed il ruolo del lavoro nelle nostre società.
Il secolo XX° è stato un periodo molto convulso, pieno di barbarie e di violenza , ma anche ricco di progressi civili, di patti sociali innovatori e di solidarietà. E’ urgente e possibile costruire una società del welfare a livello mondiale ridando vigore, da un lato, alle economie locali basate sui beni e i servizi comuni pubblici e, dall’altro, costruendo le forme nuove di organizzazione cooperativa proprie alla mondialità dell’esistenza dell’umanità e della sua integrazione con la natura Terra. A tal fine, le politiche fondate sulla redistribuzione del reddito sono necessarie ma non sufficientI. L’obiettivo è la concretizzaione di un reddito sociale reale (solo parzialmente monetario) consistente nel diritto di accesso e di beneficio ai beni e servizi insostituibili per la vita decente e sostenibile, sulla base del principio di ‘gratuità” (cioé a dire di presa a carico dei costi relativi , monetari e non monetari, da parte della collettività) e del principio di responsabilità condivisa sul piano del loro governo e gestione.
Lo stesso vale per le politiche miranti al “rilancio” della crescita mondiale basata sulla cosidetta “’economia verde”. Quest’ultima ha poco senso perché far crescere nei prossimi 15 anni il parco automobilistico mondiale di più di 1,2 miliardi di nuove automobili…elettriche, non risolve i problemi del traffico urbano e della predazione delle irisosre naturali del Pianeta.Non faràù che accentuarli.
In questo contesto è doveroso far passare l’Europa dall’attuale “mercato Europa e moneta Europa” ad una “Comunità degli Europei”. La costruzione dell’integrazione europea non puo’ restare nella storia come la fase di costruzione di un’economia che ha sacrificato agli imperativi del mercato unico europeo ed alle logiche della moneta unica europea il divenire ed il destino di milioni di cittadini (europei ed extraeuropei).
La saggezza dei responsabili pubblici non sta nell’asservire le finalità di una comunità umana alla “ragione” dei mezzi e dei dispositivi “tecnici” ma di organizzzare l’ingegniera dei mezzi in funzione delle finalità fissate dai cittadini. La leva del futuro é una reale partecipazione pensata e vissuta da tutti i cittadini. E’ indispensabile mettere fuori legge le pratiche sociali fondate sulla cultura del sacrificio dei più (esclusione) e l’esaltazione dei migliori.
Category: Dichiariamo illegale la povertà
Concordo con l’iniziativa BANNING POVERTY 2018…
se si vuole si può…
Metto a disposizione il FONDO SOVRANO POPOLARE
e resto a Vostra disposizione per lo sviluppo .
ADRIANA QUATTRINO Presidente
FEDERAZIONE DEGLI STATI UNITI DELL’UMANITA’
cell. 0039-3493179741