Nello Rubattu: Baci. Forse Sanremo a Sassari era un’altra cosa

| 13 Febbraio 2023 | Comments (0)

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Forse Sanremo a Sassari era un’altra cosa

Erano anni strani i miei i miei anni da nidiaceo: il festival di Sanremo era importante ma nessuno ci faceva chissà che malattia. Gli uomini seguivano più il pugilato che il calcio e i miti erano Tore Burruni e Altana che era bello come un dio greco e le donne si sognavano di fare un figlio con lui.

La gente in quegli anni partiva e per scavarsi dalla fame delle nostre parti ed erano orgogliosi quando ritornavano nei vicoli della nostra città con una macchina sotto il culo.

La gente perdeva i denti molto presto e a trent’anni le donne già con due figli cercavano di non sorridere per non fare brutta figura. Dai dentisti meglio non andarci che i soldi servivano per la famiglia, compresi gli spiccioli.

Ma non mi lamento, per altri in quel periodo andava anche peggio.

Noi lo chiamavamo Federica, aveva qualche anno più di noi e per l’orto aveva le mani d’oro: gli davi una fava e ne veniva fuori un raccolto. Tutti lo sapevano e su questo nessuno aveva niente da dirgli dietro.

Andava a uomini, però, ed era la ragione per la quale lo chiamavano Federica.

Quando non era nel suo orto vicino alla fontana di Rosello, se ne stava a osservare il passo della gente fra via Lamarmora e via Rosello.

Ogni tanto lo vedevi sculettare mentre trasportava le cassette di verdura al mercato. La battuta storta verso di lui non mancava mai. Ma a lui neanche la risposta si può dire mancava:

“Ma da dove cazzo ne sei venuto fuori Federì” gli diceva uno che vendeva monzette e lumache proprio all’angolo con via Lamarmora

“Dallo stesso buco da dove ne sei uscito tu” gli rispondeva.

Il teatrino si ripeteva ogni giorno puntuale e regolare alle sette del mattino. La gente che flanellava dalle parti del bar che apriva proprio all’angolo opposto a quello della farmacia, usciva per godersi il contrasto. Di televisione neanche l’ombra in quel periodo, massimo in casa ti permettevi la radio, ma con loro due di spettacoli ne avevi d’avanzo.

Ogni tanto si faceva le sue storie con qualche militare di leva a corto di spiccioli.

Erano amori così, da una botta e via.

Però Federica li sospirava quei momenti. A lui piacevano quei corpi ancora giovani e pieni di vita, fasciati di sogni e desideri.

Tutto, però, si chiudeva per Federica con la malinconia dell’abbandono: loro andavano via come finiva il Car di leva e a lui gli restava solo l’avanspettacolo della mattina con quello delle lumache, che intanto si era messo a vendere anche semenze:

“Ti stai allargando Pietrì!”gli gridava, Federica, mentre passava come ogni mattina per portare le sue verdure al mercato.

“Come il tuo culo”, gli rispondeva

“E quindi siamo in due ad averlo generoso” era la chiusura di Federica a quel teatrino.

I maschi del bar che a sigaretta di punta se la osservavano, ridevano e ghignavano. Antonio lu dozzi accompagnava la sua risata con il verso del porco. Era bravo a farlo e proprio per questo, addirittura pagandogli il biglietto, se lo portavano in teatro a dare il tormento dal loggione ai cantanti e alle soprano.

Poi è arrivata l’alluvione di Firenze e un giorno, Federica, mentre all’angolo di via Lamarmora incrociava Pietrino, gliel’aveva detto:

“Vado a Firenze a dare una mano. L’acqua ha ingolfato tutto”

“E tu cosa cazzo c’entri?”

“Può anche darsi che trovo l’uomo della mia vita”, gli ha risposto.

Pietrino manco a balla che si era azzardato a sfottere: Federica stava sognando in rosa e sarebbe stato da maleducati mettersi a ironizzargliela.

Federica da quel viaggio non è tornato più nei nostri vicoli. Forse ha davvero trovato l’amore.

Voglio solo dire che un bacio, anche se è su un palco di un teatro per marionette storte, fa sempre bene.

A tutti

 

Category: Dibattiti

About Nello Rubattu: Nello Rubattu è nato a Sassari. Dopo gli studi a Bologna ha lavorato come addetto stampa per importanti organizzazioni e aziende italiane. Ha vissuto buona parte della sua vita all'estero ed è presidente di Su Disterru-Onlus che sta dando vita ad Asuni, un piccolo centro della Sardegna, ad un centro di documentazione sulle culture migranti. Ha scritto alcuni romanzi e un libro sul mondo delle cooperative agricole europee. Attualmente vive a Bologna

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