Maria Pace Nemola: Vattimo fuggente, presentazione della sua opera omnia o quasi

| 19 Febbraio 2023 | Comments (0)

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Questo titolo non è di mia invenzione; evoca il titolo di uno dei tanti articoli apparsi in questi cinquant’anni su Gianni Vattimo. Gioca su “l’attimo fuggente” e vuole significare che la sua vita è da sempre un susseguirsi di esperienze molteplici, innanzitutto in campo filosofico, e poi anche in campo culturale in genere, e poi in campo politico, e altro ancora.

In questi trascorsi cinquant’anni Gianni Vattimo è stato indubbiamente un protagonista.

Per noi giovani degli anni ‘60, ‘70, ’80, è stato una figura di grande rilievo e di riferimento, e per tanti, come anche per me, un grande amico.

Per i giovanissimi di oggi forse è solo o quasi solo uno dei tanti “nomi” di … anni fa.

Ed è innanzitutto per questi “garzoncelli scherzosi”, anche se non solo per loro, che scrivo queste righe.

Nella Torino ancora sonnolenta degli anni 50, prima del cosiddetto miracolo economico, prima che arrivassero tanti italiani dal Sud attirati dallo sfavillio della FIAT, Gianni Vattimo, giovane studente e studioso di filosofia, partecipava come autore e conduttore alle prime trasmissioni televisive di allora nella sede RAI di Torino.

In quegli anni gli fu compagno di avventura e di studi Umberto Eco, come lui allievo di Luigi Pareyson, altra figura importantissima della filosofia del “secolo breve”, che, professore al liceo di Cuneo, nel ventennio fascista era stato epurato e allontanato dall’insegnamento per non aver prestato il giuramento di fedeltà al regime, e che divenne poi ordinario di Estetica all’università di Torino. Trentenne, Vattimo divenne ordinario di Estetica (mentre Pareyson passò alla cattedra di Morale e Teoretica). In precedenza era andato a studiare ad Heidelberg sotto la guida di Gadamer, a sua volta, com’è noto, allievo di Heidegger, iniziando a elaborare il nucleo della teoria del “pensiero debole”, che ha contraddistinto tutto il suo percorso innanzitutto filosofico, e poi anche politico ed umano.

E’ stato lungo il percorso che ha portato Gianni Vattimo e Pier Aldo Rovatti alle elaborazioni di questo pensiero, caratteristico della post-modernità.

Secondo Vattimo, Friedrich Nietzsche e Martin Heidegger hanno scosso l’impalcatura della filosofia classica, generando un ribaltamento nel modo di concepire la filosofia: al “pensiero forte”, vicino a una concezione tradizionale di Assoluto, si contrappone il “pensiero debole”, nell’orizzonte relativistico dell’ermeneutica post-moderna.

Sotto la spinta di un rifiuto radicale della tradizione del pensiero greco e giudaico-cristiano, così come del rifiuto del binomio Essere-Verità, Vattimo è pervenuto alla teoria dell’indebolimento del soggetto sul piano sia dell’ontologia che dell’etica e anche a una, per così dire, deriva dell’Essere, concepito non più secondo una visione parmenidea, ma come qualcosa anch’esso di indebolito, e di sempre diversamente interpretabile. Parallelamente la sua riflessione si è estesa anche all’ambito della fede religiosa: con il suo “Credere di credere” ha esteso il “pensiero debole” a questo campo, e all’aspetto assoluto ed intollerante delle fedi religiose ha contrapposto una fede debole, che lo ha portato ad autodefinirsi “ateo devoto”.

Mi preme ancora ricordare come Gianni Vattimo abbia definito il suo pensiero anche come “pensiero dei deboli”, deboli non solo in quanto non soggetti assoluti, ma anche come pensiero rivolto ai più deboli della società, a tutti gli emarginati per tutti i motivi possibili.

La sua attività non si è svolta soltanto nelle aule accademiche, ma anche in ambito politico (è stato fra l’altro europarlamentare). Figura sempre al centro dell’attenzione nel mondo accademico e non solo in quello, il suo “outing” fece scalpore nella Torino degli anni ’60.

L’opera omnia o quasi, di cui si è accennato all’inizio di questo articolo è un volume di ben 2637 pagine, che è stato di recente presentato al Circolo dei Lettori di Torino. Raccoglie non tutti, ma molti dei suoi scritti, non solo filosofici, ma anche politici, e molto altro ancora.

Per concludere, mi vengono in mente queste parole di don Primo Mazzolari:

E’ finito il tempo

di fare lo spettatore

sotto il pretesto

che si è onesti cristiani.

Troppi ancora

hanno le mani pulite

perché non hanno

fatto mai niente

E Gianni Vattimo non è stato mai solo spettatore, ma vero attore, e continua ad esserlo.

Gianni Vattimo e Maria Pace Nemola

(da La Stampa)

 

 

 

Category: Dibattiti

About Maria Pace Nemola: Nata a Torino nel 1949, dopo gli studi classici laurea in Filosofia con lode discutendo una tesi di filosofia teoretica sulla "Disputa dell'ateismo" di J.G. Fichte con il professor Luigi Pareyson, dopo soggiorni di studio in Germania. Insegnante di ruolo, si è occupata di orientamento scolastico come consulente della Fondazione Agnelli. Trasferitasi a Monaco di Baviera per il lavoro del marito, vi ha svolto attività politica nel Partito Cristiano-Sociale (CSU), culminata nell'elezione nel consiglio di circoscrizione di München-Bogenhausen. Dopo il rientro a Torino, attività politica nei Popolari-UDEUR, come consulente in alcune Commissioni del Consiglio Comunale, candidata nel 2005 per il Consiglio Regionale, nel 2006 per il Senato e per il Consiglio Comunale. Ha collaborato all’associazione “Altera – Generatore di pensieri in movimento”, (soci fondatori anche i professori Vattimo e Tranfaglia dell'Università di Torino). Fa parte del Centro Studi Filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" di Torino, partecipandone alle attività. A Torino ha partecipato alle attività culturali della Comunità Ebraica e ora a Biella, a quelle della Comunità Ebraica di Vercelli; ha studiato anche i primi elementi dell’yddish. Master biennale in Bioetica presso la Facoltà Teologica di Torino discutendo due tesi: "L'uomo, corda tesa tra finito e infinito" e “Bioetica Animale. 3001, l’Arca di Noè nello spazio” valutate “magna cum laude”. Successivamente Master biennale “Scienza e Fede” e quattro Master di Bioetica Avanzata. Oltre che di filosofia, si interessa di psicologia, etologia e musica. Coltiva il suo amore per il cane inteso proprio come lo “dipinge” Omero in Argo, anche come allevatrice di Schnauzer con l’affisso “vom Silbernen Strahl”. Trasferitasi a Biella, è attiva nell' Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, di cui il marito è socio, e nell'associazione Voci Di Donne, e fa ancora parte dell'associazione Donne Per La Difesa Della Società Civile di Torino.

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