Bruno Giorgini: Allah e la fisica teorica

| 21 Gennaio 2015 | Comments (0)

 

 

 

 

 

DIBATTITO SU SCIENZA E FEDE La notizia è di quelle piccole, e anche vecchia. Nel mese di Dicembre uno studente turco di dottorato è stato espulso dall’Italia e rimandato al suo paese per sospette simpatie verso il fondamentalismo islamico. Furkan Semih Dundar, 25 anni, stava studiando per il PhD alla Normale di Pisa, dove era entrato arrivando terzo al concorso d’ammissione. Stando ai giornali che il 20 Gennaio hanno reso pubblica la notizia, Furkan avrebbe inviato mail molto critiche verso l’Occidente con una propensione verso le tesi jihadiste, minacciando di farsi esplodere davanti a una qualche ambasciata. Il giovane Furkan sarebbe stato indagato per procurato allarme, ovvero qualcosa che non sembra avere molto a che fare cona un attività simil terroristica, e su questa base prima rinchiuso in un Cie poi estradato. La notizia è stata diffusa adesso evidentemente per motivi propagandistici, quasi a dire: avete visto voi buoni cittadini con che cura noi inquirenti vari vegliamo sulla vostra sicurezza! Siamo proprio bravi! Mica avevamo bisogno per stare all’erta della strage a Charlie Hebdò! Tenevamo d’occhio fin la Normale di Pisa, vanto italico di accademica e scientifica eccellenza!

Furkan Samir Dundar studiava la gravità quantistica, cioè quel complesso di teorie che attengono il problema dell’unificazione tra la scienza del molto grande, la gravitazione universale che tiene insieme il nostro cosmo, modellata dalle equazioni einsteiniane della Relatività, e quella del molto piccolo, la meccanica quantistica che spiega le interazioni tra particelle elementari e gli atomi. Nella sua tesi Dundar ha trattato il cosidetto Firewall Paradox, un paradosso che emerge quando si discute la termodinamica dei Buchi Neri, in particolare l’evaporazione ipotizzata da Hawking, coniugandola con la meccanica quantistica su spazitempi curvi. Una tesi assai buona tanto che è stata pubblicata su arXive.org, la prestigiosa Cornell University Library, il che certifica quantomeno l’intelligenza scientifica di Dundar. In genere essendo la scienza fondata sul dubbio e sulla continua messa in discussione di se stessa, e in specie la fisica teorica, e ancor più la Relatività Generale fondata da Einstein laico e pacifista (salvo contro il nazismo, il che lo spinse a proporre la costruzione della bomba atomica in funzione antihitleriana), sono portato a pensare che mal si accordi con il pensiero dogmatico quale è per sua intima natura il pensiero religioso, e ancor più con le sue versioni integraliste. Eppure Galileo era convintamente cattolico, e tale rimase nonostante il processo e la condanna subite dall’Inquisizione.

In questo corso di pensieri mi è venuto in mente un grande fisico che ho avuto la fortuna di conoscere, Abdus Salam, premio Nobel nel 1979 (nella foto in alto) con Steven Weinberg e Sheldon Glashow per aver concepito il cosidetto modello standard che unifica le interazioni tra le particelle elementari, modello validato per via sperimentale da Carlo Rubbia, che per questo nel 1984 ottenne il Nobel. Salam credente di fede musulmana contribuì a fondare nel 1964 a Trieste l ‘ICTP, oggi ribattezzato Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics, e fu presente da protagonista nelle attività della SISSA, Scuola Internazionale di Studi Superiori Avanzati, istituita nel 1978 sempre a Trieste per iniziativa precipua di Paolo Budinich, anch’egli fisico, nel motto dantesco “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. La SISSA aveva uno sguardo particolarmente rivolto agli studenti di quello che allora si chiamava “terzo mondo”, molti dei quali erano di fede e/o cultura musulmana, e le discussioni sui rapporti tra fede musulmana e scienza, in specifico la fisica, erano frequenti nonchè, a volte, accese, e Salam usava parlare di necessario “incontro di civiltà”.

Così ho cercato e ritrovato in rete una vecchia intervista di cui avevo memoria  fatta a Abdus Salam su questo nodo, che oggi con tutto quel che sta accadendo attorno e dentro l’Islam, mi pare utile riproporre in parte, purtroppo non ricordando il nome dell’intervistatore. L’intervista completa è leggibile sull’ Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche (1991), seppure mi pare sia del 1984, ma non vorrei sbagliare. Comunque chi volesse avere anche soltanto la percezione del forte impegno di Salam sul fronte culturale e sociale per “l’incontro di civiltà” e l’emancipazione dei poveri del mondo, può vedere alcune sue pubblicazioni su salam.ictp.it › Abdus Salam › Bibliography alla sezione speeches. Eccovi l’intervista.

 

D. Professor Salam, può illustrare il rapporto tra l’Islam e le scienze, in particolare, il contributo che il mondo islamico ha dato allo sviluppo della scienze?

R. In nome di Allah, il Misericordioso e il Compassionevole, lasciatemi dire che io sono un musulmano persiano, dunque sono un credente. Sono musulmano perché credo nel messaggio spirituale del Sacro Corano e come scienziato il Corano mi parla mettendo l’accento su una riflessione intorno alle leggi della natura, con esempi tratti dalla fisica, dalla cosmologia, dalla biologia e dalla medicina, una scienza per tutti gli uomini.(..) Settecentocinquanta versi del Corano, quasi un ottavo del libro, esortano i credenti a studiare la natura, a riflettere, a fare l’uso migliore della ragione nella ricerca del Supremo e a fare dell’acquisizione della conoscenza parte integrante della vita comunitaria. (..) Un ottavo del Libro Sacro, il Corano, fa riferimento alla scienza e fa della riflessione scientifica parte integrante del dovere di un musulmano. Ma quello che qui ci interessa non sono tanto gli inizi dell’Islam, quanto la sua condizione presente.(..) Per trecentocinquant’anni l’Islam fu il “numero uno” per tutto ciò che riguardava le scienze. Questa tesi è sostenuta niente di meno che da George Santayana, nei cinque volumi del suo The Life of Reason. (..) Vorrei ricordare in particolare l’opera di al-Bîrûnî (973-1030 e.c.). Al-Bîrûnî era un fisico e un matematico i cui studi fiorirono nell’attuale Afghanistan. L’Afghanistan non è certo un posto che venga oggi associato alla scienza o alla produzione di idee nuove. Tuttavia c’è la storia del re dell’Afghanistan, Mahmud di Ghazna che mandava le sue spie per tutte le corti lì intorno per rapire uomini di cultura. Uno di questi fu al-Bîrûnî (..) La gente diceva che il 6 gennaio a una certa ora tutta l’acqua salata diventava dolce. Dato che le qualità dell’acqua dipendono esclusivamente dalla natura del terreno, quindi sono di natura stabile, quest’affermazione è totalmente infondata. Esperimenti ripetuti e affidabili mostrano a chiunque la futilità dell’associazione. Questo è quanto al-Bîrûnî diceva dell’acqua salata e dell’atteggiamento superstizioso per cui essa diventerebbe dolce. No, diceva al-Bîrûnî, non diventa dolce, andate e osservate. Ciò che chiamiamo scienza nasce da un nuovo metodo, basato sull’esperimento, sull’osservazione e sulla misurazione, che furono introdotti in Europa dagli Arabi. Le scienze moderne costituiscono il contributo più rilevante della civiltà islamica. Così, sebbene i Greci abbiano formulato delle teorie, l’atteggiamento sperimentale fu apportato dalla civiltà islamica. Questo è affermato anche da Santayana, secondo il quale il passaggio fondamentale è rappresentato dalla creazione dello spirito sperimentale, dovuto primariamente ai musulmani del XII secolo. Ma cento anni dopo al-Bîrûnî e Ibn-Hazm la creazione di scienze superiori in Islam pervenne a un arresto totale.

D. Professor Salam, quali sono i motivi per cui, dopo che i musulmani ebbero introdotto la fondamentale praticadell’esperimento, per diversi secoli la scienza nell’Islam arrestò il suo cammino?

R. In quei duecentocinquanta, trecento anni in cui i musulmani furono predominanti, essi introdussero l’idea dell’esperimento. L’idea dell’esperimento è interamente dovuta ai musulmani e per questa ragione l’attuale civiltà dovrebbe essere chiamata civiltà greco-giudaica-cristiano-islamica, includendo l’eredità islamica. Dobbiamo riconoscere all’Islam il suo ruolo nello sviluppo della scienza, altrimenti compiremmo contro di esso una grave ingiustizia. (..) Come accadde che le scienze da esso create perirono? Il declino è cominciato intorno all’XI secolo ed è giunto a compimento duecentocinquant’anni dopo. Perché avvenne? Nessuno lo sa con certezza. (..) a mio avviso la fine dell’attività scientifica all’interno del mondo islamico fu dovuta più che altro a cause interne. Mi riferisco in particolare all’azione del clero. La sua funzione fu quella di deprimere l’Islam: sebbene non lo facesse in maniera consapevole vi riuscì benissimo con la sua insistenza sull’idea di obbedienza all’autorità, il tawhîd. Questo è stato il grande risultato ottenuto del clero: esso riuscì a fare in modo che la tradizione islamica morisse prima di aver raggiunto il suo zenit. Dunque, come accadde? Perché accadde? Accadde perché alcuni musulmani molto devoti alla scienza e alla tecnologia le misero in così grande risalto, che cominciarono ad attaccare il Sacro Corano, cosa che non era mai successa nella civiltà islamica. Il risultato fu che il clero, i mullah colsero l’occasione per far sì che la civiltà islamica la facesse finita con la scienza e la tecnologia. Ciò accadde tra l’XI e il XII secolo. Si potrebbero ricordare diverse iniziative prese dal clero. Una di esse fu ad esempio che si smise di stampare libri. La stampa fu introdotta in Europa quattrocento anni fa, quando intorno al 1450 Gutenberg stampò per la prima volta la Bibbia. Ho visto con i miei occhi, in una biblioteca privata, una copia del Corano stampata a Venezia poco dopo il 1500. Nei paesi musulmani invece non è esistita una stampa del Corano fino al 1874. Non c’era libro che potesse essere stampato, poiché i mullah non avrebbero acconsentito. Ciò ha portato all’estinzione del saper leggere e scrivere, che rimasero riservati a un’unica classe di persone che godevano del favore dei mullah. D’altro lato l’ultimo osservatorio in Islam fu fatto saltare con l’esplosivo a Istanbul nel 1580. Perché? Perché il clero sospettava che in quel posto potessero nascere idee nuove. Le idee nuove erano, per il clero, qualcosa di illegittimo. Questo ha fatto il clero. E ciò accadde nello stesso anno in cui Tycho Brahe inaugurava il suo osservatorio; in Occidente le ricerche in osservatorio iniziarono lo stesso anno in cui, per volere dei mullah, l’ultimo osservatorio dell’Islam fu distrutto con l’esplosivo e annientato.

D. Con quali altri strumenti il clero islamico cercò di frenare il libero sviluppo della ricerca scientifica?

R. La scomunica fu una delle pratiche favorite della tradizione clericale. Senza tacere della vostra Inquisizione, bisogna ricordare che la scomunica è andata avanti in maniera parallela nel mondo islamico, e che ciò accade ancora oggi. Ancora oggi la scomunica è usata contro gli sciiti e i sunniti. Ne sono molto amareggiato, perché la cosa è accaduta nel mio luogo di nascita, Jhang, che è una città molto antica. Ci fu una manifestazione; ed è qui che per la prima volta i mullah sono riusciti a far combattere gli uni contro gli altri gli sciiti e i sunniti. Era il 1969 e per la prima volta nella città di Jhang vennero assassinati sciiti e sunniti, ma nell’Occidente non se ne è saputo nulla. La lotta fra le due fazioni è stata provocata dai mullah per qualcosa che riguardava il profeta. Sembra che, secondo gli Sciiti, il Profeta avesse detto in pubblico: “Alì è il mio successore”, ma che non fosse stato udito. Nominarono allora tre o quattro successori, che erano però divisi fra loro. Queste furono le battaglie all’epoca del Profeta, delle quali del resto egli non era a conoscenza. Ed ora si ricomincia ad assassinare la gente. Che cosa è accaduto dopo il 1969? C’è stata l’influenza dei rifugiati da una regione dell’Est Punjab, un popolo che ha combattuto a lungo con quello di Jhang. E ora Jhang è contaminata da questo genere di metodi. Questo è un altro dei “capolavori” realizzati dal clero, che sta continuando su questa strada. Io stesso sono stato sospettato di eresia a causa di diverse opinioni che ho espresso. Non posso correre il rischio di tornare in Pakistan, poiché lì vengo considerato un eretico, uno scomunicato. Questa è la situazione che gli ulema hanno creato. Gli ulema sono coloro che discendono dal Profeta e tutti si considerano profeti: ciascuno di essi ritiene di essere il Profeta. Questa è la vera tragedia per l’Islam, per la scienza islamica, per la tecnologia islamica.(..) Gli eruditi cristiani del Medioevo si occupavano di questioni cosmologiche e metafisiche. L’influenza dell’Inquisizione, o comunque la si voglia chiamare, in Occidente fu molto molto forte e se non ve ne foste sbarazzati non avreste prosperato. Ed è molto importante per voi ricordarlo. Il mondo è forse collocato in un luogo immobile? Dio muove il primo mobile, direttamente o indirettamente, come causa efficiente o solo come causa finale e suprema? I cieli sono mossi da un unico Motore o da più motori? I motori celesti conoscono l’emozione o la fatica? Sono questi i problemi che gli eruditi del Medioevo si ponevano. Essi erano affrontati molto seriamente e comportavano lunghi dibattiti e le persone venivano scomunicate, se manifestavano idee non conformi. Galileo fu perseguitato quando per primo tentò di classificare tali questioni fra i problemi appartenenti al dominio della fisica, per trovare ad essi risposte basate esclusivamente su estrapolazioni di tipo fisico. Accadde allora quello che nel mondo islamico accade, trecentocinquant’anni dopo, ancora oggi.

D. Professor Salam, come si è trasformato il rapporto tra le istituzioni ecclesiastico-religiose e il mondo della scienza, della fisica in particolare, che talvolta giunge a toccare questioni “ultime”?

R. (..)In una speciale cerimonia in Vaticano il 9 Maggio del 1983 coraggiosamente Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato che l’esperienza della Chiesa durante la vicenda di Galileo l’ha condotta in seguito a un atteggiamento più maturo. È attraverso la ricerca che l’uomo giunge alla verità. (..)Potremmo in eguale misura sottolineare un altro aspetto. Il riconoscimento da parte della scienza, dai tempi di Galileo in poi, dei propri limiti, dei limiti della fisica, di fronte a questioni come la vita e la morte, cui essa non pretende di rispondere. Di conseguenza un fisico, come sono io, può essere a suo piacimento un grande credente, nella convinzione che il Corano, ad esempio, permetterà di risolvere quei problemi che non sono di natura fisica. Ma io non traggo la mia fisica dal Corano. Attingo al Corano, quando vado oltre i problemi fisici.
la scoperta da parte di Einstein della relatività del tempo. Il principio di indeterminazione di Heisenberg

 

D. Professor Salam, possiamo affrontare adesso in termini teoretici il problema dei rapporti fra fede e scienza.

R. Per affrontare il problema dei rapporti fra fede e scienza, trarrò dalla fisica moderna gli esempi di ciò in cui crediamo: si tratta della dottrina della creazione dal nulla e della dottrina della “massa zero” dell’universo. È questo ciò che noi crediamo oggi. Io dico che la scienza e la fede possono convivere e ve lo voglio mostrare. Innanzitutto la fede che ha oggi lo scienziato è molto metafisica, ad esempio il fisico oggi crede nella “massa zero” dell’universo. Ciò equivale a dire che vi è creazione dal nulla. È questo un atteggiamento metafisico molto curioso, eppure lo abbiamo assunto. Vi sono teorici fra noi i quali ritengono che lo zero sia la migliore valutazione della massa dell’universo e che esso in seguito grazie alle fluttuazioni quantistiche abbia prodotto ogni cosa. Questa credenza teoretica sarà verificata misurando la massa dell’universo. Essa sarà verificata e se risulterà corretta verrà conservata, altrimenti crollerà. È importante per noi ricordare che l’esperimento è alla fine l’arbitro che decide ogni cosa. Uno scienziato non può promulgare una teoria che contraddica agli esperimenti. .

D. Professor Salam, si potrebbe ritornare, con riferimenti più specifici, alla questione dell’attuale ritardo dei paesi islamici nella ricerca scientifica.

R. Come è potuto avvenire che l’Islam sia oggi così indietro, così indietro che non riceviamo denaro dai Paesi islamici per il Centro Internazionale di Fisica Teorica di Trieste? Una delle ragioni che mi hanno reso tanto impopolare è proprio il fatto di aver continuato a chiedere denaro ai musulmani. Devo rendere omaggio al Kuwait, l’unico paese che ci ha dato del denaro, insieme all’Iran che tuttavia ci ha offerto una somma molto inferiore al confronto. Il Kuwait ci ha dato 100.000 dollari l’anno per gli ultimi due anni, e questo è un grande aiuto. Ma nessun altro paese ci ha dato nulla. Bisogna dire in tutta umiltà che per riconoscere i limiti della scienza bisogna partecipare attivamente alla ricerca. Altrimenti continueremo a combattere battaglie di retroguardia. Credetemi, ci sono grandi creatori di scienza fra noi, e ve ne sono potenzialmente anche tra voi, tra i giovani. Questo è molto importante. Tutto ciò mi è stato ricordato dal rettore dell’Università Israelitica di Gerusalemme che è venuto a Trieste (..). Permettetemi di concludere con un racconto che riguarda la storia di al-Bîrûnî e la sua morte. Al- Bîrûnî visse in Afghanistan mille anni fa. La storia venne narrata dopo la sua morte da un suo contemporaneo: “Al- Bîrûnî stava morendo, andai da lui per vederlo un’ultima volta ed era chiaro che non sarebbe sopravvissuto a lungo. Quando gli dissero del mio arrivo, aprì gli occhi e chiese “Sei proprio tu?”, “Sì, sono io? Cosa ti sta succedendo?” “Ho sentito dire che hai trovato una soluzione al problema di come interpretare quel passo così difficile del Corano. Mi vuoi forse far morire senza nutrimento?” Allora gli dissi la mia soluzione del problema, ed egli fece un cenno col capo. Lo lasciai con il cuore pesante e non appena ebbi oltrepassato il portale della sua casa udii un grido venire dall’interno. Al- Bîrûnî era morto”. Questo era lo spirito dei sapienti, a quel tempo.

 

 

 

 

 

Category: Dibattiti, Storia della scienza e filosofia

About Bruno Giorgini: Bruno Giorgini è attualmente ricercatore senior associato all'INFN (Iatitutp Nazionale di Fisica Nucleare) e direttore resposnsabile di Radio Popolare di Milano in precedenza ha studiato i buchi neri,le onde gravitazionali e il cosmo, scendendo poi dal cielo sulla terra con la teoria delle fratture, i sistemi complessi e la fisica della città. Da giovane ha praticato molti stravizi rivoluzionari, ha scritto per Lotta Continua quotidiano e parlato dai microfoni di Radio Alice e Radio Città. I due arcobaleni - viaggio di un fisico teorico nella costellazione del cancro - Aracne è il suo ultimo libro.

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