Roberto Dall’Olio: Ai Sinti, ai Rom, a noi
AI SINTI, AI ROM, A NOI
Due silenzi in memoria delle stragi
della UNO BIANCA
due silenzi
sbattono
contro la scogliera
della nostra storia
due silenzi
si combattono
dentro
la nostra memoria
due silenzi
quelli innocenti
delle vittime
dei loro discendenti
quelli colpevoli
dei carnefici
degli indifferenti
Il cippo, la cui targa è stata riprodotta in alto nell’articolo, è stato posto in via Gobetti a Bologna per ricordare l’assassinio di Rodolfo Bellinati (Tatino) e Patrizia della Sentina da parte della Uno Bianca
E’ il 23 dicembre 1990, una domenica mattina, sono le 8.30. Fa molto freddo, il classico inverno bolognese. Nel campo nomadi di via Gobetti, quartiere Bolognina fa ancora più freddo. Una Fiat Uno bianca con dentro quattro persone arriva in zona, seguita da un’altra auto, una Y 10 con a bordo due persone.
Nel campo ci sono centocinquanta nomadi emiliani di origine sinti. Un’anziana che sta accendendo un fuoco per scaldarsi. Due persone, scese dalla Uno bianca, hanno il volto scoperto. La vecchia nomade li saluta, li invita a scaldarsi, i due uomini a quel punto calzano nel viso il passamontagna, estraggono una mitraglietta 7,62 e sparano sugli altri nomadi presenti nel campo:
Rodolfo Bellinati, originario di Mirandola viene colpito alla testa; Patrizia dalla Santina, nata ad Argenta, accorsa alla finestra della sua roulotte, viene centrata in fronte; Sara Bellinati, una bambina di 6 anni, viene ferita al femore della gamba sinistra; Leri Llukaci, di origine jugoslava, viene ferito al collo e alla mano sinistra.
I killer hanno sparato con devastanti proiettili Dum Dum con estrema calma, racconteranno i testimoni, dopo avere sparato e ucciso, si sono tolti i passamontagna e se ne sono andati. Immediatamente arriva un uomo con un giubbotto di tela verde e con una pistola in mano. Pochi istanti dopo arriva anche la polizia. L’uomo con il giubbotto di tela verde estrae un tesserino e lo mostra dichiarando: “Sono un vostro collega”. La banda della Uno bianca, uno dei tanti misteri italiani, un disegno eversivo che nessuno è riuscito a dimostrare, così come non si è riuscito a dare un volto e un nome ai mandanti.
E’ il 4 gennaio 1991 : Zona quartiere Pilastro di Bologna.
Sono circa le dieci di sera. Un auto dei Carabinieri in pattuglia, con a bordo i carabinieri Andrea Moneta, Mauro Mitilini, Otello Stefanini supera una Fiat Uno bianca con a bordo alcuni uomini.
L’auto è appena stata rubata, ma i militari non lo sanno. I tre uomini invece si convincono che a breve la pattuglia li fermerà, affiancano i colleghi e sparano. Sventagliate di mitra, l’auto della pattuglia sbanda e termina la corsa contro alcuni cassonetti. La tragedia si consuma, dalla Uno bianca scendono i due fratelli Savi e massacrano i carabinieri a colpi di mitra finendoli con una revolverata alla nuca.
Sarà l’ultima strage dei fratelli Savi, passati alla storia come la Banda della Uno Bianca, responsabile di 27 omicidi. Verranno scoperti solo anni dopo e confesseranno la strage del Pilastro. L’ultima di una serie impressionante di omicidi.
Il testo è stato ripreso da www.articolotre.com
Category: Arte e Poesia, Culture e Religioni