Jean-Marie Muller: Far prevalere il Vangelo della non violenza nel pensiero e nall’azione della Chiesa
Su segnalazione e con la traduzione di Enrico Peyretti pubblichiamo questo testo di Jean-Marie Muller (nella foto in alto), filosofo e scrittore autore del libro L’évangile de la non-violence (Fayard, 1969) e di Désarmer les dieux, Le christianisme et l’islam au regard de l’exigence de non-violence ( Le Relié Poche, 2009). Il suo sito è www.jean-marie-muller.fr ed ha come frase introduttiva questa affermazione di Eric Weil « L’autre de la vérité n’est pas l’erreur mais la violence.» Logique de la philosophie, 1967
Per iniziativa del Consiglio Pontificio Giustizia e Pace e di Pax Christi internazionale, si è tenuta a Roma dall’11 al 13 aprile 2016 una conferenza internazionale dal titolo «Nonviolenza e pace giusta: un contributo alla comprensione della nonviolenza e all’impegno nella nonviolenza da parte dei cattolici». Eravamo circa ottanta partecipanti provenienti da Africa, Americhe, Asia, Europa, Medio Oriente, Oceania. Notata la presenza di molti vescovi e numerosi teologi. Prima dell’inizio dell’incontro abbiamo ricevuto una nota che precisava con chiarezza che c’era urgenza di ripensare la comprensione cattolica della nonviolenza.
Durante i tre giorni, in una atmosfera particolarmente calorosa, abbiamo potuto condividere le nostre riflessioni ed esperienze. Siamo stati unanimi nell’affermare che lungo tutta la sua vita Gesù ha testimoniato la nonviolenza, e che i cristiani hanno l’obbligo morale di diventare anch’essi testimoni della nonviolenza.
Papa Francesco ha inviato ai partecipanti un messaggio letto dal cardinale Peter Turkson, Presidente del Consiglio Pontificio Giustizia e Pace.
«L’umanità, afferma Francesco, ha bisogno di rinnovare tutti gli strumenti a sua disposizione per aiutare gli uomini e le donne di oggi a realizzare le loro aspirazioni alla giustizia e alla pace. Così, anche le vostre idee per rivitalizzare i mezzi della nonviolenza, e in specie della nonviolenza attiva, saranno un necessario e positivo contributo. È quanto vi proponete di fare come partecipanti alla Conferenza di Roma».
E precisa: «Nel nostro mondo complesso e violento, è una impresa veramente formidabile il lavoro per la pace vivendo la pratica della nonviolenza! (.…) Possiamo rallegrarci in anticipo per l’abbondanza delle differenze culturali e per la varietà delle esperienze di vita tra i partecipanti alla Conferenza di Roma e ciò non farà che aumentare il livello degli scambi e contribuire a rinnovare la testimonianza attiva della nonviolenza come una “arma” per realizzare la pace».
La Conferenza ha adottato un documento che chiama la Chiesa cattolica ad impegnarsi per far prevalere l’importanza centrale del “Vangelo della nonviolenza”. Ciò che è notevole, e probabilmente decisivo, è che i partecipanti non si contentano di aggiungere un paragrafo sulla nonviolenza nella dottrina della violenza legittima e della guerra giusta, ma mettono in discussione questa dottrina in nome dell’esigenza di nonviolenza. «Quelli tra noi – afferma il documento – che si pongono nella tradizione cristiana sono chiamati a riconoscere il carattere centrale della nonviolenza attiva nella visione e nel messaggio di Gesù (…). Né passiva né debole, la nonviolenza di Gesù era il potere dell’amore in azione. È chiaro che la Parola di Dio, la testimonianza di Gesù, non dovrebbero mai essere utilizzati per giustificare la violenza, l’ingiustizia, la guerra. Noi confessiamo che a più riprese il Popolo di Dio ha tradito questo messaggio essenziale del Vangelo partecipando a guerre, persecuzioni, oppressioni, sfruttamenti e discriminazioni».
E poi viene questo passo decisivo: «Noi crediamo che non esiste alcuna “guerra giusta”. Troppo spesso la “dottrina della guerra giusta” è stata utilizzata per approvare la guerra piuttosto che impedirla o limitarla. Il fatto stesso di suggerire che una “guerra giusta” è possibile mina l’imperativo morale di sviluppare i mezzi e le capacità necessarie per una trasformazione nonviolenza del conflitto. Abbiamo bisogno di un nuovo quadro etico che sia coerente con il Vangelo della nonviolenza».
Nelle conclusioni i partecipanti fanno appello a «non più utilizzare né insegnare la “teoria della guerra giusta”, ma a “promuovere le pratiche e le strategie nonviolente: la resistenza nonviolenta, la giustizia riparativa, la protezione civile non armata, la trasformazione dei conflitti e le strategie di costruzione della pace”».
Sottolineiamo poi che il documento chiede di insistere per «l’abolizione delle armi nucleari». Infine, i partecipanti «chiedono a papa Francesco di condividere col mondo una enciclica sulla nonviolenza e la pace giusta».
La disgrazia, fino ad oggi, era che la Chiesa da una parte predicava l’amore e, dall’altra parte, giustificava la violenza. Tra questi due discorsi c’era un immenso vuoto: la parte mancante era precisamente la nonviolenza. La Conferenza di Roma propone di colmare questo vuoto.
Questa Conferenza propone dunque un rinnovamento in profondità del pensiero della Chiesa sulla questione della violenza, che vuole rompere con la dottrina secolare della guerra giusta per proporre ai cristiani di diventare attori della nonviolenza. Questa rottura, che è un ritorno alle sorgenti evangeliche, è come una vera rivoluzione copernicana. Potrebbe essere decisiva per lo stesso avvenire della Chiesa.
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