Gabriella Turnaturi: Anche il papa è populista, la potenza del linguaggio fa il monaco

| 12 Aprile 2013 | Comments (0)

 

 

In collaborazione con Il manifesto Bologna pubblichiamo questo intervento di Gabriella Turnaturi ordinario di sociologia dell’Università di Bologna

 

Autorevolezza e populismo sono agli antipodi. Il populismo si fonda sulla retorica della prossimità per imporre autoritarismi di stampo familistico-comunitario. L’autorevolezza si fonda invece sulla estraneità. l’oggettività e l’universalità per esercitare giustizia ed eguaglianza dei i diritti. Non stupisce che nel prevalere di una cultura del populismo che sembra trionfare, una volta abbattuti i confini fra pubblico e privato, si sia persa o sbiadita ogni forma di autorevolezza.

I leader politici in varie parti del mondo contemporaneo praticano sempre più la retorica dell’essere “uno di voi”, la retorica di una finta eguaglianza. Si mettono in campo sentimenti, emozioni ed emotività, si gioca alla grande famiglia, alla comunione degli affetti mentre si affermano e legittimano diseguaglianze. come mai era successo nella storia delle democrazie occidentali. Ai diritti si sostituisce il volersi bene, la compassione e l’esibizione delle sofferenze. Non sfugge a questa retorica neanche la Chiesa.

Caduta la sacralità dell’investitura papale nel momento che il vicario di Cristo, si dimette dal suo incarico come, un impiegato del catasto o quando affida al twitter il suo pensiero e la sua parola: come un teenager, per mostrarsi up to date. Ma l’autorevolezza e la sacralità del Papato non poggiava proprio sulla sua a-temporalità, nel suo essere “fuori moda”? Attraverso un linguaggio e posture mondane si finge d’innovare, di mettersi allo stesso livello degli altri, del “così fan tutti, per meglio conservare. Il nuovo papa s’inserisce perfettamente nel corso del populismo diffuso se adotta un linguaggio familiare, un linguaggio della prossimità. 

Papa Francesco apre i suoi discorsi con “buonasera e buongiorno” e si spinge ad augurare “buon pranzo”, come uno di noi. E, potenza del linguaggio, tutti lo percepiscono come “uno di noi”, vicino al popolo, parte del popolo. Per questo la folla si commuove ed esulta. Si riconosce in quella retorica e perde ogni possibilità di giudizio critico. Sarà per questo più facile far passare ortodossie e conservatorismo ? Perché no? lo dice il papa-papà.

L’articolo è stato pubblicato il 3 aprile 2013

 

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Category: Culture e Religioni

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