Enrico Peyretti: La sottomissione per Houellebecq e per Pier Cesare Bori
Ho trovato interessante, istruttiva, questa analisi psichica del romanzo di Houellebecq messo in vetrina dalle raffiche di Parigi. Mi pare che la prima “soumission” non sia l’islam, ma il “tetro jiadismo” dell’autore, voce della decadenza rassegnata, un arrendersi a destino e morte, un istinto di morte, thanatocrazia, che crede di vedere nell’islam. Vedete voi se ho capito o no.
Invece mi interessa riprendere un momento il concetto di sottomissione. Una volta, al Gobetti, nel seminario sul problema del male, con Bobbio e il suo gruppo, nel quale ero anch’io, presenti anche alcuni di voi, Pier Cesare Bori usò incidentalmente quell’idea. Fu inteso dai bobbiani come lo scandaloso contrario della attiva responsabilità. Non conoscevano né il suo pensiero né la sua persona.
Se qualcuno è stato mentalmente e moralmente un attivo coraggioso viaggiatore dello spirito, per molti territori, e vibratile registratore di ogni nuovo refolo di pneuma, è stato Pier Cesare. Per lui (intendo io per quella conoscenza di lui che mi è stata data dalla sorte) sottomissione voleva dire mitezza, paziente accoglienza, non aggressività, risposta del cuore allo spirito, vaglio aperto dei fatti e delle proposte vitali delle varie sapienze spirituali umane, con vivacissimo cammino e randagismo audace, eppure mai smarrito.
Questo voglio e devo testimoniare, per quanto ho capito di Pier Cesare: tutto all’opposto del sottomettersi a poteri materiali, o religiosi abusivamente spirituali e presuntuosamente potenti, la “sottomissione” di Pier Cesare era questa intelligente bontà.
Chi potrebbe dire con verità (ma c’è una tradizione errata che lo dice!) che Gesù si sia sottomesso passivamente alle forze del male che lo hanno inchiodato e ucciso. Si è sottomesso, sì, ma all’amore per l’umanità nostra, che ha salvato portandola sulle sue spalle, lei debole bisognosa creatura, e lui più forte della morte. Ditemi se si possono confondere i due significati di sottomissione.
Credo che anche nell’islam ci sia, inteso generalmente male, un significato nobile, elevato, di sottomissione a Dio. Andiamo cauti nel giudicare, siamo sottomessi alla verità che ci fa liberi.
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