Enrico Peyretti: A Torino un incontro tra musulmani e cristiani. C’è una chiesa invisibile che sale alle stelle
Discorsi giusti, sinceri, appassionati. Preghiere nelle due religioni. I musulmani ripetono una sura (stasera la 5, su Abele e Caino), con poche loro parole spontanee. I cristiani leggono un brano di vangelo (Mt 5, amore dei nemici) e aggiungono più parole proprie. Interventi vari nel cortile della moschea, anche di rappresentanti civili. Manifestaz. trasmessa dal TG3, a differenza di altre altrettanto belle, ignorate.
Giustificata in un intervento femminile musulmano la guerra di difesa (che è nel Corano 2,191 e altrove), ma è sempre meno giustificata nel cristianesimo attento alla nonviolenza (pur con tutta la pesante tradizione antievangelica della “guerra giusta” alle spalle).
In ciò non bastano più buone maniere e amicizie. Le religioni, per salvarsi dalla loro versione violenta (conquiste, crociate, colonialismi cristiani; guerre islamiche; guerre feroci di religione interne agli uni e agli altri), devono deporre la loro sicurezza, il credere di poter far da sé nella ricerca di Dio, di avere già tutta la verità, di essere superiori agli altri (anche se ci degniamo di trattarli bene). Un po’ di silenzio buddhista su Dio farebbe molto bene alle religioni teologiche.
E’ ben comprensibile che i musulmani, in minoranza e accusati di vicinanza ai violenti dalla barbarissima ignorantissima islamofobia, si difendano (ora ancor più e meglio che dopo Charlie Hebdo).
Ma, perché il mondo si salvi, occorre che le religioni (queste due, ma tutte), si parlino con umiltà, sempre, e non solo dopo casi di violenza “religiosa”. Le religioni sono le “culture profonde” dell’ umanità. Nonostante la secolarizzazione europea, contano ancora molto nell’orientare la vita.
Ma le religioni devono spogliarsi molto anche di se stesse: culti, testi, tradizioni, strutture, regole sociali, autorità e maestri: tutte cose utili, non perfette, ma non sono l’essenziale. L’essenziale è l’intima ricerca del bene entro il cuore di ogni persona, è l’aiuto al vicino bisognoso, è il perdono e la pace a chi ti ha fatto del male. Andiamo verso religioni della coscienza intima e seria, uscendo dalle religioni dei costumi, tradizioni, folklore, dogmi, strutture costrittive, persino abiti speciali. La diversità è un bene, se le diversità si riconoscono in una unità universale più grande di ogni singola religione, della propria amata (o sopportata a fatica) religione.
Questa maledetta “violenza religiosa” (non solo sotto il nome di Allah, ma anche del Dio cristiano) può essere una malattia dalla quale le religioni possono uscire più sane, più pure, più spirituali, più aperte, più costruttrici di pace profonda. Ma è un lavoro lungo, faticoso, difficile, paziente.
Dio è più grande di tutte le religioni, dei nomi che noi gli diamo, delle dottrine che facciamo su di lui, dei comandi che diamo a nome suo. Chi cerca Dio non lo possiede, e chi crede di possederlo lo riduce a un idolo, lo bestemmia. Dio ci aiuti tutti.
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