Amina Crisma: I musulmani di Oslo proteggono la sinagoga e in Francia un manifesto per la riforma dell’Islam
1. I musulmani di Oslo proteggono la sinagoga
A Copenhagen il 14 febbraio si è avuta un’inquietante ripetizione delle sequenze del copione di gennaio a Parigi, con l’attacco al Krudtttoenden dove di teneva un dibattito sulla libertà di espressione in omaggio alle vittime di Charlie Hebdo, e poi con l’aggressione alla sinagoga; il tragico bilancio, l’uccisione di una vittima inerme, e la morte dell’attentatore.
Ma dopo Copenhagen, c’è stata Oslo – un episodio che i grandi media, credo non casualmente, hanno trascurato, e di cui si possono trovare i dettagli sul sito di Religions for Peace.
Dopo l’attentato terroristico di Copenhagen, mano nella mano centinaia di musulmani norvegesi hanno formato, fra il venerdì e lo shabat, un ‘anello di pace’ a protezione della principale sinagoga di Oslo in risposta all’appello lanciato sui social network da una diciassettenne ragazza musulmana, Hajdar Ashrad. E il suo invito è stato raccolto e rilanciato anche da tanti altri, che si riconoscono pienamente nelle parole dei giovani promotori della manifestazione:
“Se i jihadisti vogliono usare violenza nel nome dell’Islam dovranno prima passare attraverso noi musulmani. Poiché l’Islam significa proteggere i nostri fratelli e sorelle a prescindere dalla loro religione, significa superare l’odio… Noi musulmani vogliano dimostrare che rifiutiamo e respingiamo ogni tipo di odio nei confronti degli ebrei formando un cerchio a protezione della sinagoga”.
Se vogliamo avere oggi l’idea di un mondo abitabile, la semplice iniziativa di questa ragazza e il gesto spontaneo dei musulmani di Oslo che vi ha corrisposto ce ne offrono l’immagine più limpida, pregnante ed esemplare
2. Per una riforma dell’Islam
Manifesto 11 gennaio 2015 di intellettuali laici di cultura islamica
L’11 gennaio 2015 è stata pubblicata su internet (www.petition24.net) una Dichiarazione intitolata “La nostra responsabilità nei confronti del terrorismo che si richiama all’islam” sottoscritta da intellettuali laici di ascendenza musulmana che vivono e lavorano in Francia, Marocco, Tunisia, Algeria, Turchia, Siria, Irak, Libano, Egitto. Ne offriamo qui la traduzione, a cui fa seguito l’elenco dei primi firmatari. Sono docenti universitari, scrittori, giornalisti, medici, psicanalisti, pittori, cineasti, militanti dei diritti umani e dei movimenti di emancipazione delle donne; fra loro vi sono, ad esempio, il vicepresidente del Comitato dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite e il presidente dell’Istituto arabo dei Diritti dell’Uomo.
Oltre a condannare il terrorismo islamista, il testo riafferma i diritti umani, l’uguaglianza, la libertà di coscienza in nome della ribadita appartenenza “all’umanità una e indivisibile”; esso formula inoltre un appello rivolto alle autorità civili e religiose e alla società civile del mondo islamico a promuovere un’autentica riforma religiosa e politica, giuridica e culturale tale da contrastare ogni possibile terreno di coltura dell’odio, dell’intolleranza e del fanatismo. (trad. di Amina Crisma)
La nostra responsabilità nei confronti del terrorismo che si richiama all’islam
Il mondo sta vivendo una guerra scatenata da individui e gruppi che proclamano di richiamarsi all’islam. In Siria, in Irak, in Libia, in Tunisia, in Nigeria, in Francia e altrove, questa guerra è sempre la stessa: una guerra condotta in nome di una certa lettura dell’islam.
Questa guerra interpella tutti noi, laici del mondo islamico. E’ nostra responsabilità agire e opporci a tutto ciò che la alimenta.
Per contrastare questa guerra sono indispensabili delle riforme nel mondo musulmano. La cittadinanza, l’uguaglianza, la libertà di coscienza, lo stato di diritto e i diritti umani sono degli antidoti indispensabili.
Oggi per rispondere a questa guerra non basta dire che l’islam non è questo. Perché è in nome di una certa lettura dell’islam che tali atti sono compiuti. Dunque la risposta consiste nel riconoscere e nell’affermare la storicità e l’inapplicabilità di un certo numero di testi che la tradizione musulmana contiene, e a trarne le conclusioni.
Le truppe nemiche che conducono questa guerra mondiale non sono costituite da gente smarrita, ma da combattenti determinati e fanatici. Questi combattenti si richiamano a testi che fanno appello alla violenza, che esistono anche in altre religioni e che appartengono a un altro contesto, a un’altra epoca, oggi superati. A tale corpus fanno riferimento i gruppi jihadisti. Tutti i soggetti interessati a questo problema, a cominciare dai religiosi e dalle autorità di ogni paese, devono dichiarare che tale corpus è sorpassato e inapplicabile. Questa posizione deve costituire l’avvio di una vera riforma nell’ambito religioso di ogni paese, e al di là di tale ambito, deve rappresentare la premessa di un conseguente adeguamento della legislazione.
L’attivazione e la strumentalizzazione di tale corpus, quale che ne sia la ragione, devono essere denunciate in modo esplicito dalle autorità, dai religiosi, dalla società civile, come pure nei manuali scolastici e sui media.
Noi abbiamo la responsabilità di contrastare l’attivazione di tale corpus e tutti i processi che vi conducono. Tutte le iniziative e i discorsi miranti a incoraggiare o a promuovere le radicalizzazioni, l’odio, il razzismo devono essere stigmatizzati. I programmi scolastici e i discorsi dei media pubblici così come i sermoni nelle moschee devono essere conformi agli ideali universali della libertà di coscienza e dei diritti individuali.
Non c’è una religione superiore a un’altra. L’umanità è una e indivisibile.
Ciascuno dei firmatari si impegna ad adoperarsi attivamente per l’affermazione del diritto, dei diritti umani e della cittadinanza.
11 gennaio 2015
Primi firmatari:
Raja Benslama, psicanalista, docente universitaria, Tunisia; Fethi Benslama, psicanalista, professore universitario, Tunisia, Francia; Ali Mezghani, agrégé in Diritto, Tunisia; Salah Elouadie, poeta, presidente Mouvement Damir, Marocco; Hella Lahbib, giornalista, Tunisia; Naceureddine Elafrite, giornalista, Marocco, Tunisia; Latefa Aharrare, attrice, Marocco;mAziz Al-Azmeh, docente universitario, Siria; Munaim Alfakir, poeta, Irak; Tewfik Allal, coordinatore Manifeste des Libertés, Algeria, Francia;m Azzeddine Allam, professore universitario, Marocco; Zoubir Arous, professore, direttore del laboratorio « Religion et Société », Università di Algeri 2, Algeria; Ahmed Assid, scrittore, Marocco; Fouzia Assouli, militante della Fédération de la Ligue des Droits des Femmes, Marocco; Houari Baki, psicanalista, Algeria, Francia; Slimane Bedrani, Professore ENSA, Directeur de recherche associé al CREAD, Algeria; Yagoutha Belgacem, direttrice artistica Siwa, Tunisia; Souhayr Belhassan, giornalista, Tunisia; Yadh Ben Achour, vicepresidente del Comitato dei diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite, già preside Facoltà di Scienze Giuridiche, Tunisia; Ghaleb Bencheikh, islamologo, Francia ; Ali Bencheneb, professore emerito, ex rettore, Algeria; Kmar Bendana, storica, Tunisia; Cherif Bennadji, professore Università Algeri 1, Algeria; Basset Ben Hassan, presidente dell’Institut arabe des Droits de l’Homme, Tunisia; Tabrizi Ben Salah, professore di diritto internazionale, Algeria;Lotfi Ben Slama, stomatologo, Tunisia, Francia; Nédra Ben Smail, psicanalista, Tunisia; Sophie Bessis, agrégée di storia, giornalista, Tunisia, FranciaJawad Boulus, scrittore e avvocato, Palestina; Abdelaziz Boumeshouli, professore universitario, scrittore, Marocco; Mohamed Chafiq, accademico, Marocco; Saloua Charfi, docente di giornalismo, Tunisia; Khedija Cherif, docente universitaria, Tunisia; Mohamed Ali Cherif, cineasta, Tunisia; Moulim El Aaroussi, scrittore, Marocco; Said Elakhal, ricercatore, Marocco; Abdallah El Hariri, pittore, direttore artistico, Marocco; Nabile Farès, psicanalista, scrittore, Algeria, Francia; Cherif Ferjani, professore universitario, Tunisia, Francia; Claudette Ferjani, militante di associazione, Tunisia; Habib Gherar, professore Università d’Aix-Marsiglia, Francia; Nacer-eddine Ghozali, professore agrégé di Diritto, Algeria, Francia; Nedim Gursel, scrittore, Turchia, Francia; Selma Hajri, medico, Tunisia; Mohamed Ham, psicanalista, professore universitario, Marocco, Francia; Salem Hamza, psichiatra, Tunisia, Francia; Ahmed Henni, professore universitario, Algeria, Francia; Mahmoud Hussein, scrittore, Francia, Egitto; Kadhem Jihad Hassan, scrittore, professore universitario, Irak, Francia; Marcel Khalifé, artista, Libano; Abdellatif Laâbi, poeta, Marocco; Kamal Lahbib, militante del Collectif Démocratie et Modernité, Marocco; Slim Laghmani, professore di Diritto Università di Cartagine ,Tunisia; Delenda Largueche, storica, Tunisia; Ali Magoudi, psicanalista, psichiatra, Francia; Ahmed Mahiou, professore di Diritto, ex rettore, Algeria; Faïka Moujahid, psicanalista, Algeria; Hatem Mrad, professore universitario, Tunisia; Kalthoum Meziou, Professore Faculté des Sciences Juridiques Politiques et Sociales di Tunisi, Tunisia; Hamad Nazir, psicanalista, Francia; Mounira Nessah, psicologa clinica, Tunisia, Francia; Hamadi Redissi, professore universitario, Tunisia; Nouredine Saadi, scrittore, Algeria; Hachem Saleh, scrittore, traduttore, Siria; Rajaa Stitou, psicanalista, insegnante Università Montpellier 3, Marocco, Francia; Wassila Tamzali, scrittrice, Algeria; Georges Tarabichi, scrittore, traduttore, Siria; Adnane Yassine, poeta, Marocco; Yahya Yakhlef, scrittore e romanziere, Palestina; Lahcen Zinoun, cineasta, Marocco
Category: Culture e Religioni, Guerre, torture, attentati, Osservatorio Europa