Fondazione Alexander Langer: 4 giugno.Da Tienanmen a Hong Kong, prima che sia troppo tardi

| 3 Giugno 2020 | Comments (0)

4 giugno: da Tienanmen a Hong Kong, prima che sia troppo tardi

 lettera aperta/appello della Fondazione Alexander Langer
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Nel 1999 il premio Alexander Langer venne assegnato ai coniugi cinesi Ding Zilin e Jiang Peikun, che avevano perduto il loro figlio a Tienanmen il 4 giugno 1989.  Cercavano solo di dare un volto e un nome alle vittime ignorate. Jiang Peikun è nel frattempo deceduto e la voce di Ding Zilin si è fatta più fievole.
Solo da Hong Kong ogni anno si è levata alta una voce di protesta pacifica per richiedere il diritto alla verità e alla memoria. Quest’anno per la prima volta non si potranno commemorare al Parco Viktoria i morti di Tienanmen, prendendo a pretesto le misure per il contrasto al Covid19, nonostante l’autodisciplina esemplare che ne ha molto limitato gli effetti nella metropoli, con poco più di 1000 contagi e solo 4 morti. Si teme che questo sia il preludio ad un divieto permanente.
Venerdi 22 maggio Pechino ha annunciato di voler imporre a Hong Kong una legge sulla Sicurezza nazionale di una gravità che va oltre alle più funeste previsioni. La legge verrà imposta scavalcando anche il Parlamento semi-eletto, in modo da poterla rendere operativa senza dibattito. La nuova legge impone a Hong Kong le stesse leggi cinesi per quanto riguarda i contatti con “organizzazioni estere”, rendendo impossibile molte cooperazioni, anche con università internazionali, se non sono gradite a Pechino. Prevede anche che forze di sicurezza cinesi possano operare legalmente a Hong Kong. E questo in contrasto con gli accordi firmati tra la Repubblica Popolare cinese e la Gran Bretagna negli anni 80 e 90, con il sostegno dell’Onu, che prevedevano un’alta autonomia almeno fino al 2047.
Da Hong Kong vengono diffusi appelli con richiesta di aiuto e di prese di posizioni pubbliche che mettano in discussione le dichiarazioni di amicizia nei confronti della Cina, ignorando le politiche spietatamente repressive imposte nel paese: con più di un milione di uiguri in campi di lavoro obbligati a non rispettare le regole del Ramadan, l’incarcerazione di medici e giornalisti che hanno cercato di dare per tempo l’allarme sulla diffusione dell’epidemia, il controllo tecnologico sempre più invadente della popolazione, della stampa e del web.
Dopo le proteste pacifiche del 2014, che non hanno portato nemmeno all’apertura di un dialogo, dopo quelle più violente dello scorso anno (in cui la polizia si è macchiata di abusi   scioccanti che hanno portato ad un inasprirsi della reazione di alcuni manifestanti) la società civile di Hong Kong, da decenni impegnata nel tentativo di far avanzare i principi di democrazia e tolleranza in Cina e Hong Kong, rischia ora di essere dichiarata illegale e perseguibile politicamente. E gli oltre 8.000 manifestanti arrestati, il più giovane di 11 anni, temono di subire processi sommari.
Perdendo Hong Kong il mondo perde l’ultimo territorio cinese con una libera stampa. L’ultima città internazionale dove il dibattito è ancora privo di quel terrore. Per questo vogliamo unire la nostra voce a quelle che reclamano il diritto di onorare le vittime di Tienanmen, il rispetto dei diritti umani e degli accordi stipulati per una vera autonomia della città, prima che sia troppo tardi.
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firmatari al 4.6.2020:

Maurizio Scarpari, Giulia Pompili, Gianni Sofri, Adriano Prosperi, Anna Maria Gentili, Barbara Bertoncin, Bettina Foa, Edi Rabini
Edvige Ricci, Fabio Levi, Federico Faloppa, Gad Lerner, Gianni Saporetti, Gianni Tamino, Grazia Barbiero, Luigi Manconi, Mao Valpiana, Marianella Sclavi, Paolo Bergamaschi, Rita Bonaga Biagi, Umberto Cini, Goffredo Fofi, Enzo Nicolodi, Giulia Galera, Franco Lorenzoni, Giovanni Damiani, Marco Boato, Lara Fantoni, Romina Di Costanzo,  Miriam Cortesi, Pietro Del Zanna, Giuseppe Mistichelli, Simone Zoppellaro, Giorgio Mezzalira, Cinzia Margotti, Massimo Tesei, Liana Gavelli, Fausto Stocco, Amina Crisma, Valeria Gandus, Anna Boschi, Maria Rita Leto, Bruno Giorgini, Miriam Cortesi, Saba Roberto, Marcello Ghirardi, Paolamaria Selleri Baravelli
Nicola Gasbarro, Vittorio Capecchi, Maria Adelaide Rossi, Aulo Crisma, Rosanna Ambrogetti, Franco Melandri,  Massimo Teodori, Stefano Bonaga, Donata Meneghelli,  Simona Scotuzzi, Piero Caracciolo, Marco Fumian,Marco Lupis, Vito Vadalà, Monica De Togni, Patrizia Lavia, Michele Bertaggia,Riccardo Rossi, Ester Bianchi, Giangiorgio Pasqualotto, Cosimo Dentizzi, Alberto Follin, Matteo Cestari, Emilio Renzi, Paolo Nessler, Paolo Santangelo, Patrizia Tinazzi, Adone Brandalise, Corrado Spadafora, Attilio Andreini,
Alessandro Ferraro, Giovanni Mento, Bottaro Laura, Pinuccia Caracchi, Beatrice Derome, Tania Mendolia, Marco Gazza, Mario Andrea Rigoni, Marco Vannini, Gabriele Scaramuzza, Antonio Bincoletto, Fiorenzo Lafiorenza, Mario Fatibene, Filippo Scianna, Laura Bettini, Sergio Ventura, Giuliano Boccali, Cristina Zavlaschi, Gianni Bacci, Giorgio Bacchin, Michela Lombardi, Cristina Pongiluppi, Michela Modolo, Agostino Giuliano, Fernanda Duso, Iris Manca, Annamaria Crespi, Sandra Venturini, Martina Biastanello, on.Ludovico Sonego, Marzia Bisognin, Fausto Fabbri, Gioan Giuseppe Filippi, Anna Serafini, Lia Quartapelle, Roberto Bramani Araldi, Paolo Bravi,
Gerhard Mumelter, Giuseppe Gonella, Pasquale Valente, Federica de Cordova, Filippo La Porta, Attilio Andriolo, Tommaso Rubin, Cinzia Robbiano, Matteo Boato, Alice Antonelli, Riccardo Scarpa, Valentina Aldrovandi, Martina Benvenuti, Rachele Pollastrini, Maddalena Schiavo, Paola Niero.

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La lettera/appello è stata sostenuta anche su diverse pagine facebook. Per aderire scrivere a info@alexanderlanger.net

Category: Guardare indietro per guardare avanti, Osservatorio Cina

About Vittorio Capecchi: Vittorio Capecchi (1938) è professore emerito dell’Università di Bologna. Laureatosi in Economia nel 1961 all’Università Bocconi di Milano con una tesi sperimentale dedicata a “I processi stocastici markoviani per studiare la mobilità sociale”, fu segnalato e ammesso al seminario coordinato da Lazarsfeld (sociologo ebreo viennese, direttore del Bureau of Applied Social Research all'interno del Dipartimento di Sociologia della Columbia University di New York) tenuto a Gosing dal 3 al 27 luglio 1962. Nel 1975 è diventato professore ordinario di Sociologia nella Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna. Negli ultimi anni ha diretto il Master “Tecnologie per la qualità della vita” dell’Università di Bologna, facendo ricerche comparate in Cina e Vietnam. Gli anni '60 a New York hanno significato per Capecchi non solo i rapporti con Lazarsfeld e la sociologia matematica, ma anche i rapporti con la radical sociology e la Montly Review, che si concretizzarono, nel 1970, in una presa di posizione radicale sulla metodologia sociologica [si veda a questo proposito Il ruolo del sociologo (a cura di P. Rossi), Il Mulino, 1972], e con la decisione di diventare direttore responsabile dell'Ufficio studi della Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM), carica che manterrà fino allo scioglimento della FLM. La sua lunga e poliedrica storia intellettuale è comunque segnata da due costanti e fondamentali interessi, quello per le discipline economiche e sociali e quello per la matematica, passioni queste che si sono tradotte nella fondazione e direzione di due riviste tuttora attive: «Quality and Quantity» (rivista di modelli matematici fondata nel 1966) e «Inchiesta» (fondata nel 1971, alla quale si è aggiunta più di recente la sua versione online). Tra i suoi ultimi libri: La responsabilità sociale dell'impresa (Carocci, 2005), Valori e competizione (curato insieme a D. Bellotti, Il Mulino, 2007), Applications of Mathematics in Models, Artificial Neural Networks and Arts (con M. Buscema, P.Contucci, B. D'Amore, Springer, 2010).

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