Roberto Roversi: Ritorneranno quei tempi duri
Stralci a cura di Bruno Giorgini da Le Descrizioni in Atto (1963 – 1970) di Roberto Roversi, Bologna – Libreria Palma Verde – 1985
Ho tentato una scelta di versi dalle Descrizioni in Atto, cosciente che si tratta di un poema fortemente unitario e coeso, e che quindi ogni spezzatura tradisce in qualche modo la poetica e le intenzioni dell’autore. L’ho fatto comunque per dare ai lettori almeno la percezione della densità, estensione e profondità poetica, nonchè politica, del testo, certamente con le Ceneri di Gramsci (Pasolini 1957), uno dei più significativi e belli del secondo dopoguerra.
Ritorneranno quei tempi (duri)
Piangeranno contro i muri le madri
aspettando il ritorno dei figli.
(..)
Non basta (o non serve ancora) aprire Lenin a pag.225 e leggere
l’ordine della rivoluzione
(..)
Struttura, prevalenza della letteratura
sulla cultura, ideologia ma non politica
-“ che è sta’dannata politica” dicono
e chiedono “siate seri vi prego,
se siete poeti scrivete poesie:
per carità, è forse poesia la vostra?”
(..)
E gli antichi poeti
Dove s’incontra sempre la stessa domanda a chi approda:
siete pirati?
(..)
Egli credeva a ciò che diceva.
(..)
“Tra amici riuniti, dopo la cena, davanti a un bel fuoco di legna
Inevitabilmente il discorso cade
Sulla guerra atomica”.
(..)
Il vecchio Marx è un’irsuta cima
Incanutita alla neve di una candela,
il comunista gentile parla adesso di grazia e di santi.
Fin dai tempi di Omero è ovvio
quando le mura di Troia splendevano
e l’uomo era pauroso di dei
muoviti, va. Sogno bugiardo alle celeri navi dei Greci…
Reclinano sempre le ire nel vento delle antiche paure.
(..)
La scienza e la tecnologia dunque
non bastano a pensare per noi,
ancora è l’uomo che deve impedire
alla macchina di rivolgersi contro di lui.
(..)
LE ROVINE DELLA CITTA’
AUTENTICHE ROVINE
NON ARCHEOLOGICHE ROVINE
LA CITTA’ ROVINATA E SU QUESTE ROVINE…
(..)
Era il tempo in cui Lenin scriveva sul come
andavano affissi i giornali.
I giornali non bastavano. Bisognava
dunque affiggerli ai muri perchè potessero essere letti.
(..)
l’omicidio, il temporale che viene
(con tutti i sintomi della catastrofe).
(..)
Vedono gli alberi e non le foreste (Lenin, Opere, vol. 25, pag. 240)
(..)
In una rivoluzione quando è vera
o si vince o si muore.
(..)
la mano sulla spalla
e come tutto passò:
in una rivoluzione ecc.
(..)
Crivellato di colpi il mondo…
I bei discorsi interessano
ma non incantano più.
La domanda è: ma poi?
In questi termini.
(..)
A Torino il fatto che
un letto è affittato
tre volte al giorno a tre immigrati meridionali
è naturale.
(..)
Battiti pietra demente.
Le saette stridono
le saette non inceneriscono.
(..)
Quanto cielo di Tiepolo e anche questi semigelidi venti
erbe che scuotono fischiando
sembrano bruciate
ancora legni molto simili (così eguali)
alle tavole di barche abbandonate fra
dune sterpi nei silenzi dell’Adriatico (o erano)
(..)
Un ragazzo siciliano emigrato
al nord in cerca di lavoro è
stato trovato a Cantù dai ca-
rabinieri, svenuto per la fa-
me in mezzo alla strada.
(..)
Ascoltata
la sua storia, i carabinieri
non hanno potuto fare altro
che rispedirlo a Reggio Cala-
bria, in un istituto di riedu-
cazione dal quale sem-
bra fosse fuggito. A che cosa
poi dovranno rieducarlo
(..)
S’accorge d’essere ancora una volta un povero
seduto sulla paglia egli conta i giorni
mentre vede oltre la finestra le grandi nuvole di giugno
correre verso il mare.
(..)
prima tace ascoltando poi dice Compagni
l’unità nella diversità
Cos’è rimasto? è rimasto ben poco.
(..)
Inchiesta sulle leggi repressive in Europa
la soave natura laggiù con quel filare
di canne (alcune)
(..)
ma soprattutto c’è
nel cielo a perdifiato
(..)
non più con la folla, scegliete chi
più vi piace – poche ore da Genova un’isola speciale
da scoprire.
Sarete voi il mare.
(..)
Una notte a Leningrado
la Neva era gelata ma io
camminavo con Puskin (da riprendere)
Paesaggio dopo un bombardamento
(descrizione a colori).
Sul filo spinato elicotteri bassi
(..)
Se c’è in un angolo (non troppo lontano) della terra
un inverno senza neve, un fiume senza rete.
Un cane che guarda da una porta la pianura che imbianca.
Mi indicano la riviera
dove tutto è esaurito
dove i prezzi sono alle stelle.
La è meglio non andare
E più economico restare e lottare.
(..)
La città chiuse le porte.
Gli uomini si contarono.
(..)
Trenta milioni di italiani emigrati
Negli ultimi cento anni,
i problemi dell’emigrazione saranno discussi
domani
(..)
Non dico le parole che amo
dico solo le parole che ricordo
(..)
Vivere ascoltare imparare
navigare su un fiume
con sette cuori diversi.
E settecento furori.
(..)
Se la parola per molti è indecifrabile
meglio con uno straccio trovato per terra
fare intanto qualche segno essenziale
perchè i tempi sono i neri boschi di Brecht
sono tempi di guerra.
(..)
Oggi non è un altro giorno.
Stringi qualcosa.
La libertà è difficile.
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Category: Arte e Poesia, Guardare indietro per guardare avanti, Roberto Roversi e la rivista "Inchiesta"