Marina Montella: Una passeggiata veneziana con Carlo Scarpa
Io sono una innamorata di Venezia, ci abito vicina (Mestre) da più di quarant’anni, eppure questa città continua a stupirmi e a regalarmi emozioni.
In queste ultime settimane ho percorso un itinerario legato ad alcuni inserti di Carlo Scarpa in questa città: non è retorica dire che l’ incontro tra la modernità di Scarpa e l’ antico tessuto veneziano è pura poesia.
Sono partita dai giardini della Biennale al cui ingresso sorge la cancellata e la cabina-biglietteria disegnata dal grande architetto: un piccolo edificio del 1952 dal tetto a forma di foglia portato da una struttura in ferro e legno: un gioiellino.
A poche decine di metri dall’ingresso della Biennale girando a sinistra lungo la fondamenta arrivo davanti all’allestimento in calcestruzzo e pietra d’ Istria, del sito in cui è adagiata, su un cassone mobile, la statua di Augusto Murer alla Partigiana (1968). Una scritta di finissima fattura grafica completa l’ opera. La prima statua dello scultore Leoncillo, dedicata alla Partigiana in terracotta smaltata ed eretta su di un piedistallo sempre di Scarpa, è andata distrutta da una bomba fascista nella notte tra il 27 e 28 luglio del 1961.
A questo punto percorrendo riva degli Schiavoni si arriva in Piazza San Marco è qui a metà delle Procuratie Vecchie si apre il Negozio Olivetti (1956), attualmente in gestione del F.A.I. Il vano era di difficile soluzione lungo stretto e alto quattro metri, Scarpa risolve inserendo una splendida scala in marmo di Aurisina che porta a due balconate laterali, il tutto armoniosamente correlato non interrompe l’ esperienza dell’ intera stanza.
Da piazza San Marco mi sposto a Santa Maria Formosa e qui mi dirigo decisa al ponticello, ripensato da Scarpa (1961-1963), che mi farà entrare alla Querini Stampalia.Tantissimo si può scrivere sull’interno del palazzo, ma voglio sottolineare solo due cose: l’ acqua alta, che nel pianterreno era sempre stato un problema da risolvere, diventa magicamente una risorsa e penetra all’interno di un cancello affluendo e defluendo su una canaletta, senza impedire il normale percorso del visitatore: un vero e proprio colpo di genio; la seconda cosa è il giardino che Scarpa ha innalzato per carpire meglio lo sguardo di chi è all’interno, anche qui l’ acqua gioca dentro precisi e lineari percorsi, fino a cadere in un rivolo dove si aprono delle meravigliose ninfee.
Rientrando a Piazzale Roma una rapida occhiata all’ingresso dell’Istituto Universitario di Architettura, bellissima metafora della porta, che reca la scritta vichiana:“verum ipsum factum”.Mi sembra un bel modo per dire ciao a Venezia e a quel genio di Carlo Scarpa.
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