Marina Montella: Così vicino, così lontano. Alla scoperta di Lorenzo Lotto nelle Marche
Ci siamo avventurati nelle Marche, io mia sorella e mio cognato, alla scoperta di alcuni quadri di Lorenzo Lotto, pittore del primo cinquecento veneziano che, contemporaneo di Giorgione, Tiziano, Tintoretto e Bellini, dovette cercare altrove le sue committenze. Emigra da Venezia e lavora a Treviso e provincia, Lombardia e, appunto, nelle Marche, una sua puntata romana non dà esiti positivi in quanto anche lì Raffaello e Michelangelo facevano ombra a chiunque.
Ma nelle Marche Lotto ha lasciato quadri di straordinaria bellezza.
Questa sorta di pellegrinaggio alla ricerca di bellezze artistiche fuori dai riflettori dei grandi centri , ci ha dato modo, contestualmente, di scoprire una regione che abbina all’arte pittorica, l’ architettura di pietre e mattoni dei suoi paesini appollaiati su dolci colline, una gastronomia gustosa, ma, soprattutto, la meravigliosa ospitalità e gentilezza dei suoi abitanti: una gradevolissima scoperta. La vita non finisce mai di stupirci.
Voglio anche precisare che questo non vuole essere un trattato esaustivo su Lorenzo Lotto e le Marche, ma un semplice itinerario che consiglio vivamente a chi vuole, appunto, abbinare arte, natura e gastronomia in un angolo d’ Italia ancora, forse, poco frequentato d’ Italia.
Nostro punto di partenza è stato Jesi, c’ è troppo da dire su ogni singolo paese che abbiamo visitato, quindi mi limiterò all’essenziale che riguarda il nostro pittore: entriamo nello splendido Palazzo Pianetti: una galleria di stucchi ci accompagna verso la collocazione dei quadri: la Deposizione, recentemente restaurata, l’Annunciazione, la Pala di Santa Lucia, la Madonna delle rose, la visitazione non era in loco in quanto prestata all’Expo. Una meraviglia la tenerissima Madonna delle rose che con la destra tiene a stento il piccolo Gesù che si getta tra le braccia di Giuseppe e con la mano sinistra tiene chiuso il libro che contiene la tremenda verità sul Figlio. Lo sguardo di sbieco è verso questo libro che San Girolamo ad occhi bassi tiene chiuso tra le mani.
Seconda tappa: Recanati, naturalmente tutta rivolta ai luoghi di Leopardi, dove si affollano le file dei turisti, noi subito ci siamo diretti in una deserta Pinacoteca, Museo Colloredo Mels, che ospita l’ Annunciazione, come dimenticare lo spavento del gatto alla visione dell’Angelo e la Madonna che si rivolge ritrosa verso lo spettatore rendendolo partecipe di quest’evento straordinario? Che ospita lo splendido polittico su tavola in origine destinato alla chiesa di san Domenico, che ospita la Trasfigurazione dipinta dopo il suo soggiorno romano, che ospita il pellegrino San Giacomo. Capolavori del nostro cinquecento che hanno rapiscono totalmente l’ attenzione.
Terza tappa: Loreto, la ricchezza artistica del Santuario è nota, anche qui una folla ammirata si aggira per la chiesa, mentre al Museo Diocesano con ben nove tele del Lotto ( per non parlare di Guercino, Pomarancio, Guidoreni e altri) eravamo solo noi. Tra questi quadri l’ ultimo che dipinse, La presentazione al tempio, misterioso per alcune stranezze simboliche -l’ altare sorretto da piedi umani, un vecchio che guarda nello sfondo – colpisce per la modernità del tratto, quasi un anticipo a certa pittura di Goya.
Quarta tappa: Cingoli, detto il balcone delle Marche per la splendida vista sul territorio. Ci apre la chiesa sconsacrata di San Domenico, dove è custodita la Pala della Madonna del Rosario, un gentilissimo impiegato comunale: anche qui la Madonna comunica con i santi ai suoi piedi, consegna il rosario a San Domenico con la destra nella sinistra contiene a stento il piccolo Gesù tutto proiettato verso Sant’ Esuperanzio, patrono della città, che gli offre un modellino di Cingoli, dietro uno splendido albero della vita con quindici medaglioni riproducenti i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi.
Quinta tappa: Mogliano delle Marche, qui ci aspetta la Gloria della Madonna, i cui quattro santi in adorazione rappresentano la funzione salvifica dei sacramenti: Giovanni Battista, battesimo, Sant’Antonio cresima, la Maddalena l’estrema unzione, San Giuseppe il matrimonio, in un clima che si può dire ormai maturo per la controriforma.
Sesta tappa: Monte San Giusto, qui nella chiesa di Santa Maria della Pietà in Teleusiano, ci appare in tutto il suo splendore la Crocifissione che Berenson per primo definì come “ la più bella rappresentazione del Golgota del ‘500, ed effettivamente è una meraviglia, per la composizione, per i colori per la drammatica forza rappresentativa. Il custode, il signor Gianni, ci dice a suo modo la storia del quadro e del committente Niccolò Bonafede vescovo guerriero di Chiusi e Legato Pontificio. Gianni infine ci consiglia una trattoria , da Nicolì, dove mangiamo una specialissima pasta di farro con erbette.
Tornando all’agriturismo, che ci ha ospitato a Jesi, troviamo la sorpresa di un cesto di buonissime ciliegie appena raccolte e offerteci dai nostri ospiti per il viaggio. E con questa digressione culinaria finisce il nostro vagabondare alla ricerca di Lorenzo Lotto, ci aspetteranno per la prossima volta, Ancona e Urbino dove sono racchiusi tesori di ogni genere oltre che quelli del nostro pittore veneziano.Non mi sembra giusto non concludere con un pensiero di Vittorio Sgarbi che scrive nel suo libro Il tesoro d’ Italia:
E’ probabile che il tesoro d’Italia sia, più che altrove, in una regione: le Marche…..
Nelle Marche la scoperta si accompagna alla sorpresa. Le Marche sono plurali misteriose sfuggenti …. Nelle Marche c’è tutta l’arte italiana…. Tutto quello che la pittura italiana ha pensato e concepito si trova nelle Marche….
Penso che abbia proprio ragione.
Category: Arte e Poesia