Laura Di Lucia Coletti: La Suite Veneziana di Pier Luigi Olivi
Opera di Pier Luigi Olivi per la BiBiennale di Venezia presentata presso la Bugno Art Gallery, Venezia.
Oh, Venezia, Venezia / Io disperato amante invoco / Muova L’Adriatico /Inferocita onda/. 12 novembre 2019 e poi le giornate lunghe, lunghissime, interminabili, quando Venezia ha fatto i conti con un susseguirsi di maree eccezionali, con la sua fragilità, con la sua precarietà, mentre rimbombava il lugubre mantra di un MOSE risolutivo e si metteva in scena il surreale teatrino della “grande prova” del mostro arrugginito e senza testa. Dolore e rabbia per l’insensatezza e la follia di scelte sciagurate, mentre all’improvviso davanti ai miei occhi scorrono le parole e le immagini di Suite Veneziana di Pier Luigi Olivi.
Il suo grido lacerante: “Venezia Venezia / Che ignori poeti / E celebri i mercanti” è quello di un artista che sceglie di non tacere, che ha deciso di agire. Lo fa con le sue opere in BiBiennale. Lo fa e riesce a dare voce, una voce straordinaria, anche a tutti coloro che lottano per questa città e non riescono a trovare le parole. Il poeta ha scelto una luce opaca per la città che brilla, quando il riflesso dell’acqua dei suoi canali gioca con i suoi mosaici e le facciate dei palazzi. Ma qui prevale una luce quasi piatta e nel dissolversi delle forme più note della città, quelle di foto di fine’800, risalta l’impronta luminosa dolce e sulfurea delle parole. “Oh! Venezia Venezia / Città della diaspora”, colei che respinge, rilancia i suoi abitanti al di là del ponte.
Scrive Settis «Anche Venezia è ferita a morte dall’implacabile processo di “suburbanizzazione” che svuota la città», parole che si intrecciano nell’opera a quelle gridate dal poeta che chiama la sua città: “Palcoscenico della memoria / Sepolcro di alieni”. Un lamento, anzi un’invettiva appassionata, “sul bel corpo offeso / vedo aggirarsi/ iene e sciacalli”. Iene e sciacalli ma “business is business”. La sua bellezza non è stata sufficiente, sembra dirci il poeta, a bloccare l’avidità di quanti l’hanno prostituita, stile e forza che ricordano i versi di Karl Kraus. Anche lui innamorato della sua città. Vienna era la sua città-mondo, gli ispirò un amore-odio che si scatenerà in frasi al curaro come: “E’ un’ingiustizia parlare sempre male di Vienna per i suoi difetti: anche dei suoi pregi val la pena parlar male”.
Suite Veneziana è attraversata da un amore odio, si snoda con un gusto raffinato che rovescia l’immagine abusata della Venezia romantica dove money is honey. Il poeta ama la sua città di un amore sincero, ama il suo essere poeta e cittadino, quindi scioglie un canto civile che dissacra la Venezia che tutti credono di conoscere e amare. Contaminando e giustapponendo immagini e parole, colpisce duro la “velata cortigiana, sciacquio di baci”, che caccia i suoi figli e si ripiega su se stessa, annegata non solo nell’acqua ma nel tanfo del business per il business. Quelle “incoercibili forze del mercato”, come le chiama Settis, a cui insieme al poeta vogliamo opporre l’antico e classicamente inteso diritto alla città.
Laura Di Lucia Coletti, 3 gennaio 2020
Category: Arte e Poesia, Osservatorio sulle città