Konstantinos Petrou Kavafis: In una grande colonia greca nel 200 a.C.
Su segnalazione di Bruno Giorgini pubblichiamo questa poesia scritta nel 1928 (ma molto attuale) dal poeta greco Konstantinos Kavafis (Alessandria d’Egitto 1863- Alessandria d’Egitto 1933) tradotta da Nicola Crocetti.
In una grande colonia greca, 200 a.C.
Che le cose non vadano bene nel Paese
non è chi non lo veda.
E benché in qualche modo noi si tiri avanti
forse è arrivata l’ora – lo pensano non pochi –,
di ricorrere a un Gran Riformatore.
Ma l’impedimento, la difficoltà
è che questi Riformatori
trasformano ogni cosa in grande impresa.
(Che fortuna sarebbe
poter fare a meno di loro.) Su ogni questione
fanno interrogatorî e inquisizioni,
e subito propongono modifiche radicali
da attuare – ingiungono – senza alcun indugio.
Inoltre, hanno una tendenza ai sacrifici.
“Dovete rinunciare a quella proprietà.
La vostra è un’occupazione precaria:
proprio tali possessi danneggiano il Paese.
Dovete rinunciare a questa entrata
e a quest’altra, collegata alla prima,
e a questa terza: logica conseguenza.
È essenziale, che volete farci?
Ne conseguono responsabilità perniciose”.
E più vanno avanti con il loro elenco
più trovano sprechi da eliminare.
Ma abolire queste cose è complesso.
E quando, a Dio piacendo, il lavoro è concluso,
dopo aver stabilito con minuzia i tagli
e incassato il giusto compenso, se ne vanno.
Vedremo poi quello che resta
dopo l’atroce intervento chirurgico. –
Forse non è il momento giusto. Ma vediamo
di stare calmi; la fretta in certi casi è un rischio.
Dei provvedimenti prematuri ci si pente.
Troppe cose non vanno nel Paese.
Ma esiste, poi, cosa umana perfetta?
Comunque sia, ce la sfanghiamo così.
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