Alberto Cini: Lo sciamanesimo della scrittura e Natalia Ginzburg

| 6 Febbraio 2023 | Comments (0)

Il carnevale, Opera di Alberto Cini

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Ci sono persone che insegnano, altre che squarciano mondi, alcune infondono informazioni, altre ti rivelano segreti. Nella cultura intellettuale ci sono persone sacerdotali che officiano riti di conoscenza, e altre sciamaniche che ti insegnano a varcare le dimensioni del sapere.

Nella mia vita, così insofferente ai percorsi istituzionali, sarei stato molto più emarginato anche dai frammenti della mia stessa anima, se non avessi incontrato questi sciamani della conoscenza, che con poche parole, non solo introducevano ad un percorso di studi ma attivavano un processo iniziatico. Una parola che era un lampo. Con tre parole date e rivelate, si può costruire tutta la poetica e la ragione del tuo stesso futuro espressivo, e della tua arte ribelle e acerba ancora.

Questa mia opera, intitolata “Il carnevale” ne è un esempio.

Il connubio con la mia insegnante d’arte alle scuole medie su una vera alleanza culturale. Lei ha allevato una intera ciurma di piccoli anatroccoli preadolescenti, che l’avrebbero seguita crescendo, attraverso a tutte le possibili acque dell’arte bolognese.

Dai dodici anni in poi, mi ritrovai non so come con lei a venti, a girare per mostre e gallerie.

Quella sera, in un edificio storico di Bologna, vi erano in esposizione oggetti sulla storia delle passate ospiti del convento, reperti tessili e soprattutto un’area dedicata alle lettere scritte a mano delle ragazze, lettere spedite o ricevute.

La prof. mi presentò alle sue amiche, con lo stesso orgoglio di una zia che presenta il nipote, e tutte loro, che non conoscevo, parevano veramente tutte zie, in termini di accoglienza e affettuosità.

Per questa ragione quando la prof (perché ancora così la chiamavo) si dovette allontanare, mi lasciò alle cure di una sua amica. Avevo vent’anni, potevo stare anche da solo, ma si sa… le zie sono così.

Una delle mie caratteristiche è sempre stata, la travolgente e passionale curiosità per le cose che mi attraggono, il fascino per il gusto di sentire raccontare storie. Da piccolo mi piaceva nascondermi sotto la tavola ed ascoltare le chiacchiere di mia nonna con le sue amiche, invitate per il caffè.

Se qualcuno è disponibile a rispondere alle mie domande mi “appiccico” indissolubilmente fino a perdere la percezione della mia soggettività e divengo etere e storia.

L’amica della prof, comincia a introdurmi a quella sezione costituita da manoscritti datati. Qualche semplice parola, qualche chiarimento… poi accenno a qualche domanda più specifica, e trovo spazio, poi altre domande, e trovo ancora più spazio, tutto si dilata, la conversazione non si riduce ma si amplia inesorabilmente. Come quando decolli poi arrivi in quota, in quel caso non si arrivava mai in quota, e cominciò a girarmi la testa. Mi accorsi di non aver preso un aereo di linea ma casualmente ero partito per la luna.

Mi fece vedere come analizzare le calligrafie, il tipo della carta, la cura per la grafia, le sostanze della scrittura, i relativi strumenti, i modi di impugnarli, utilizzarli. Come l’analisi monografica di una scrittura ti può connettere con l’intero sistema sociale delle relazioni… e così via. Mi parlò del come avrebbe voluto realizzare un museo della scrittura, che non c’è ancora…

Il momento sacro della rivelazione è sempre caratterizzato da un “incanto” ed un “bagliore”, l’incanto è legato alla sospensione nel tempo, il bagliore è sempre legato alla meraviglia che si deposita negli occhi. Da quel giorno la scrittura, non è più stata la stessa cosa per me. Fu il tempo di una serata, che dura ancora nella ricerca attuale della mia arte.

I mesi successivi non feci che parlare con la prof, di quella serata. Le esprimevo sempre la mia grande meraviglia per tutto quello che sapeva la sua amica, le sue rivelazioni che mi avevano così colpito. Alla fine ridendo e sbuffando mi apostrofò come sempre, con quelle sgridate retoriche da prof: “Cini, certo che sa tante cose sulla scrittura, è Natalia Ginzburg, la scrittrice! quand’eri piccolo ti feci leggere i suoi libri, non ti ricordi che venivo in classe a spiegarli?” – …accidenti non mi ricordavo, a quel tempo passavo la mattinata a disegnare nascosto sotto il banco, chi li ascoltava i prof. ?

In quel periodo, cominciai a collezionare tutti i documenti che trovavo sulla scrittura e sulle immagini, andavo per discariche, sezionavo i bidoni, cercavo nelle cantine abbandonate.

In questa opera, intitolata “il Carnevale” ci sono sei pagine, ritrovate in una vecchia cantina. Sono a mio avviso, fatue e preziose. Probabilmente sono degli anni venti, da una ricostruzione storica sommaria, ma trattano di un tema scolastico svolto per intero, “descrivi l’ultimo giorno di carnevale” dice l’intestazione scritta a mano, con un probabile pennino e inchiostro nero di china. C’è tutto lo svolgimento del testo e della narrazione, un opera completa nel suo aspetto effimero. l’ho salvata dalla polvere e l’ho trasformata, ridonata all’arte, inserendola e consacrandola in un mio quadro, l’arte per l’arte, è estetica, è storia, è casualità, è poetica, è bellezza, è profondità, è grafia, è una persona, è una traccia del tempo, è il mio ricordo stesso di una serata con la scrittrice…

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Category: Arte e Poesia

About Alberto Cini: Alberto Cini nasce a Bologna nel 1960, lavora come Educatore Professionale e Formatore, presso la cooperativa C.S.A.P.S.A in servizi rivolti all’handicap e all’adolescenza. Specializzato in Psicodramma con i terapeuti argentini Prof. Roberto Losso e Prof.ssa Ana Packciarz de Losso, è conduttore di laboratori espressivo teatrali, di scrittura creativa e grafico pittorici. Diplomato in massaggio tradizionale, shiatzu e massaggio aiurvedico, si specializza sull’approccio solistico alla persona. Ha pubblicato due raccolte di poesie, “Il fiore d’acqua” e “Le tre sfere”, stralci delle sue opere inedite si trovano sulla rivista di poesia “Versante Ripido”, per la quale disegna vignette satiriche e opere di contatto tra poesia e disegno grafico. Artisticamente viene educato all’arte dalla pittrice Bianca Arcangeli, sua insegnante e con la quale ha mantenuto un costante rapporto di condivisione e di confronto. Questo primo approccio lo influenza particolarmente sul rapporto tra parola e segno, tra la poesia e la pittura. Sensibile agli aspetti formativi e pedagogici dell’espressione artistica approfondisce il simbolismo della forma e del colore, l’arte terapia, terapie non convenzionali e tecniche di sviluppo della persona con il filosofo indiano Baba Bedi che frequenta per vari anni nella sua casa milanese. Non percorrendo formazioni accademiche approda alla scuola dello scultore Alcide Fontanesi, col quale comincia un lungo apprendistato formativo sull’espressionismo astratto. Le sue opere sono presso la galleria d'arte Terre Rare di Bologna

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