Sciopero generale contro la TAV in Valsusa
E’ tempo di assumere la lotta del popolo NoTav come una battaglia generale, e non come un
semplice episodio di resistenza territoriale a cui portare solidarietà e
mostrare simpatia, nonché comprensione. Se in Valsusa fosse confinata, lo Stato
non dispiegherebbe una così imponente forza armata, non dichiarerebbe e
tratterebbe la zona alla stregua di una servitù militare, non ci sarebbe un
moltiplicarsi delle provocazioni verbali e fisiche, non entrerebbe in campo in
modo così pesante la magistratura accusatoria tramite un pezzo da novanta come
il Procuratore Caselli, non assisteremmo a un così compatto schieramento dei
mezzi d’informazione radio, televisioni,
giornali, più o meno tutti se si esclude il manifesto e qualche altro, volto a
oscurare la verità, spargendo non solo menzogne ma diffamazioni, e quant’altro,
l’elenco è veramente lungo, e inquietante, né può mancare l’oligarchia europea
a spingere, se sei No Tav, sei contro L’Europa, lo sviluppo, il progresso, la
civiltà e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo contro quattro montanari
ottusi? Tutto questo contro una minoranza estremista? Tutto questo per scavare
un buco in una montagna? La posta è ben più rilevante, si tratta di decidere
chi decide sulla propria esistenza, e sul modello di sviluppo nonché di
convivenza civile: decidono gli oligarchi, dai banchieri fino ai tecnocrati,
oppure i popoli che si auto-organizzano in modo democratico. Da una parte un
modello capitalistico finanziario che distrugge territorio, relazioni sociali,
comunità, forme di cooperazione in nome del profitto privato, senza produrre
nemmeno il progresso nell’ambito dei trasporti, gli studi sono innumerevoli e
conclusivi sul piano scientifico: la TAV cambierà di poco o niente le dinamiche
di mobilità e trasporti, in compenso costerà, è già costata, moltissimo in
termini di denaro pubblico, ancor più in termini di convivenza civile. Dall’altra
una società che si costituisce nella resistenza, fondata sull’eguaglianza, con
suoi strumenti di democrazia e di conoscenza del problema, con valori precisi
sull’ambiente e la natura, nonchè in grado di dialogare direttamente con lo
stato e i suoi esperti, perché i tecnici vicini ai NoTav sono bravi e competenti con una analisi
quantitativa molto solida, mentre nessuno è riuscito fino a oggi a dimostrare
che l’opera sia in un qualche senso fruttuosa, se non dal punto di vista dei
profitti di costruttori vari, e francamente fanno un po’ ridere i filo Tav che
altro non sanno contrapporre se non che lo ha deciso l’Europa, una specie di
Moloch intoccabile e insindacabile. Insomma si tratta di una lotta democratica
e auto-organizzata, con forti contenuti ethici, ethos, abitare, rendere
abitabile, e cognitivi, vorrei dire scientifici, che dispiega una complessità
di azione politica straordinaria. Epperò siamo a una svolta, ci sono stridori e
fango nonché tentativi di strangolamento, che richiede la scesa in campo diretta prima di tutto del
Movimento Operaio, e poi di quei cittadini/e che hanno votato per l’acqua
pubblica, un po’ più di 26 (ventisei) milioni se ricordo bene, per contrastare anche
il tentativo di ridurla a scontro con le forze di polizia. Bisogna diventare
militanti e attivisti del movimento NoTav in ogni città, paese e campagna, non
per generica solidarietà, ma in concreta azione politica: una scesa in campo fino
allo sciopero generale, perché questione generale del modello di sviluppo e di
produzione è posto in essere dalla resistenza NoTav. Cominciando dallo sciopero
generale dei meccanici proclamato dalla FIOM per il 9 marzo, che soltanto in
quanto pensato organizzato e fatto come inizio di un processo di unificazione
di soggetti diversi, può essere credibile, partecipato e base di una nuova fase
di iniziativa politica e sociale per
costruire una alternativa alla brutalità liberista che l’intero modello
sociale dei diritti del lavoro come del cittadino vuole distruggere, di pari
passo con la distruzione della natura e dell’ambiente.
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