Perché è più difficile essere dalla parte dei cinghiali

| 2 Settembre 2014 | Comments (0)

 

 

 

Nella quasi passata (e per Amina e  me piovosa) estate ho preso posizione a favore del lupo e dell’orso (rubrica “ambiente” 10 e 29 agosto) . Sarebbe stato segno di grande scortesia non dire niente a favore dei cinghiali le cui incursioni in vigneti e orti in questi giorni (anche alla televisione) stanno diventando molto popolari.

Mi sono però subito reso conto che vi sono almeno tre differenze principali tra le incursioni dei cinghiali e quelle dei loro colleghi orsi e lupi: (a) Per appassionarsi di un tema occorre partire da una storia singola. Le vicende del lupo Slavc e della lupa Giulietta nel parco della Lessinia come quelle dell’orsa Daniza e dei suoi cuccioli nella provincia di Trento sono due storie appassionanti. E’ mancata invece una storia che raccontasse, ad esempio, le avventure del cinghiale Astolfo intellettuale e sognatore a Cala luna in Sardegna (ho in effetti incontrato molti anni fa un cinghiale in quella bella spiaggia vicino al laghetto interno dove era venuto ad abbeverarsi). Inoltre mentre l’orso ha ispirato moltissime storie per l’infanzia (Baloo, Winnie the Pooh, Yoghi e Bubu ecc..) e così il lupo o cane lupo (da Zanna bianca a Rex) il cinghiale ha attratto meno il mondo dei disegnatori e degli scrittori. Ma vogliamo far pagare a questo animale quella che è una nostra carenza?; (b) Le incursioni dei cinghiali nel mondo abitato e coltivato della specie umana sono poi diffuse in tutte le regioni italiane (dalla Liguria alla Sardegna, dalla Toscana e la Sicilia) mentre gli orsi e i lupi hanno agito e agiscono in aree più circoscritte. Ma anche in questo caso possiamo attribuire ai cinghiali una colpa per questa loro maggiore espansività?; (c) I cinghiali evocano inoltre, come mostrano Obelix e Asterix e non solo loro, il piacere dell’arrosto di cinghiale; piacere non evocato dalle altre due specie animali considerate. Nella “paura” dei cinghiali e nel volere un loro abbattimento non ci sarà forse il desiderio nemmeno troppo celato di farseli arrosto?

Per questi tre motivi non è stato facile trovare nella stampa diffusa in rete delle posizioni a loro favore. Le due che riportiamo sono comunque significative. Quella di Palermo pone l’accento su i problemi più seri che questa città deve affrontare (i cinghialoni della politica locale sono molto più pericolosi di qualche cinghiale che arriva in città). Quella della rivista on line stampata a Novara  sottolinea  le posizioni sempre ragionevoli di Lega Ambiente e Pro Natura.

 

 

1. Brasil: I cinghiali a Monte Pellegrino ? Assumiamo Obelix e Asterix tra i 151.isti della forestale

[www.linksicilia.it 8. luglio 2014]

 

IN OGNI CASO, VORREMMO TRANQUILLIZZARE I CITTADINI DI PALERMO SPAVENTATI: I CINGHIALONI DELLA POLITICA E DELL’ANTIMAFIA GRIDATA SONO MOLTO PIU’ PERICOLOSI…

Alcuni giornali – il Giornale di Sicilia e Sicilia Informazioni – danno voce ad alcuni cittadini di Palermo, preoccupati dalla presenza dei cinghiali dalle parti di Monte Pellegrino. Alcuni cittadini, addirittura, avrebbero visto gli animali alle falde del Monte che sovrasta il capoluogo dell’Isola. Insomma quasi in città…

A questo punto, per risolvere il problema, si potrebbe pensare a due co.co.co: uno per Obelix e uno per Asterix: se arrivano questi due – credeteci – i cinghiali spariscono, perché avvistati i cinghiali, soprattutto Obelix non scherza…

Volendo, approfittando del fatto che il Governo Crocetta, a luglio, non ha ancora contrattualizzato gli operai della Forestale, Obelix e Asterix potrebbero essere assunti con i 151-isti, o con i 101-isti, decidendo se avviarli con l’articolo 12 della nuova legge regionale, o se ricorrere alla vecchia legge che consente il pagamento del ‘pizzo’…

Detto questo, invitiamo i palermitani a guardarsi dai cinghiali, ma anche a quartiarsi dai cosiddetti cinghialoni della politica: per esempio, i cinghialoni che stanno nel Governo della Regione, o, ancora, i cinghialoni dell’Antimafia parolaia.

Credeteci: questi cinghialoni sono molto più pericolosi dei cinghiali…

 

 

 

2. Emergenza cinghiali: «Gli abbattimenti non risolvono il problema»

[www.ilvemerdìtribuna.it 23 settembre 2013]

 

NOVARA L’emergenza cinghiali continua a essere una “emergenza” e come tale Legambiente e Pro Natura tornano a chiedere una soluzione.

«Le scriventi associazioni – fanno sapere Marzia Demarchi di Legambiente e Cristina Tosi di Pro Natura – esprimono la propria più viva preoccupazione per le reazioni, sempre più emotive e sempre meno coordinate ed efficaci, alla problematica legata alla presenza di cinghiali. Confidano che i Sindaci operino con responsabilità e discernimento nel rispondere alle sollecitazioni per un loro diretto intervento nel tentare di risolvere un problema al quale Regione e Provincie non sono state in grado di dare una efficace risposta. Si ricorda ai sindaci che la possibilità di intervenire con ordinanze per il contenimento dei cinghiali è sempre stata ricompresa tra le loro attribuzioni dal Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza ma che le leggi dello Stato prevedono che “Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta, con atto motivato provvedimenti anche contingibili ed urgenti nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento, al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana”.

Ne consegue che qualsiasi atto che non sia adeguatamente motivato da necessità precise e circostanziate di incolumità pubblica risulterebbe ingiustificato e potrebbe configurarsi come abuso di potere. Si ricorda che da più di un decennio l’unica risposta alla “problematica” della presenza di cinghiali data da Regione ed Enti Locali sia stata affidata a cacciatori e selecontrollori tramite piani di abbattimento sempre più massicci e sempre meno controllati e che è davanti agli occhi di tutti, addetti ai lavori e no, come ogni anno vengano uccisi sempre più cinghiali ed ugualmente ogni anno aumentino sempre più i danni lamentati dagli agricoltori. Per quanto il cinghiale sia una specie prolifica, il costante aumento di popolazione nonostante gli “sforzi” adottati per contenerlo sta a dimostrare come questa politica di intervento sia inadeguata. Forse gli interessi economici e di potere che sottendono alla caccia a questa specie hanno fatto si che in tutti questi anni si sia alimentata una filiera che non coincide con le necessità degli agricoltori e della finanza pubblica.

Chiediamo alle Associazioni degli Agricoltori di svincolarsi da questa ottica di intervento che loro stesse dovrebbero aver capito non porti al contenimento dei danni patiti e che invece richiedano a gran voce provvedimenti seri per l’eliminazione del cinghiale quale fonte di reddito legata al mondo venatorio e investimenti per la prevenzione dei danni dovuti da questa come altre specie con metodiche efficaci ed economiche quali le recinzioni elettrificate.  A proposito di articoli continuamente apparsi sugli organi di informazione si chiede al vicepresidente del Parco piemontese del Ticino, Alessandro Bellan (che per inciso si ricorda essere contemporaneamente presidente della Federcaccia) se è per caso stato “travisato” quando afferma che i selecontrollori all’interno del Parco sono “accompagnati” dai guardiaparco.

Ci risulta che a fronte di più di settanta selecontrollori, quando va bene, ci siano solo due guardie in servizio e che quindi non solo sia impossibile “l’accompagnamento” ma neppure il “controllo” previsto per legge. Chiediamo sempre al vicepresidente o, con altro cappello, presidente se corrisponde al vero la notizia di una femmina di capriolo abbattuta a fucilate nel territorio del Parco di Oleggio e rinvenuta nei pressi di una delle “altane” utilizzate dai selecontrollori per sparare ai cinghiali. All’Ente parco chiediamo inoltre se le ripetute buone intenzioni di dotarsi di recinzioni elettriche siano solo continue esternazioni sugli organi di informazione locali o corrispondano ad auspicabili atti e stanziamenti ufficiali».

 


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Category: Ambiente

About Vittorio Capecchi: Vittorio Capecchi (1938) è professore emerito dell’Università di Bologna. Laureatosi in Economia nel 1961 all’Università Bocconi di Milano con una tesi sperimentale dedicata a “I processi stocastici markoviani per studiare la mobilità sociale”, fu segnalato e ammesso al seminario coordinato da Lazarsfeld (sociologo ebreo viennese, direttore del Bureau of Applied Social Research all'interno del Dipartimento di Sociologia della Columbia University di New York) tenuto a Gosing dal 3 al 27 luglio 1962. Nel 1975 è diventato professore ordinario di Sociologia nella Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna. Negli ultimi anni ha diretto il Master “Tecnologie per la qualità della vita” dell’Università di Bologna, facendo ricerche comparate in Cina e Vietnam. Gli anni '60 a New York hanno significato per Capecchi non solo i rapporti con Lazarsfeld e la sociologia matematica, ma anche i rapporti con la radical sociology e la Montly Review, che si concretizzarono, nel 1970, in una presa di posizione radicale sulla metodologia sociologica [si veda a questo proposito Il ruolo del sociologo (a cura di P. Rossi), Il Mulino, 1972], e con la decisione di diventare direttore responsabile dell'Ufficio studi della Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM), carica che manterrà fino allo scioglimento della FLM. La sua lunga e poliedrica storia intellettuale è comunque segnata da due costanti e fondamentali interessi, quello per le discipline economiche e sociali e quello per la matematica, passioni queste che si sono tradotte nella fondazione e direzione di due riviste tuttora attive: «Quality and Quantity» (rivista di modelli matematici fondata nel 1966) e «Inchiesta» (fondata nel 1971, alla quale si è aggiunta più di recente la sua versione online). Tra i suoi ultimi libri: La responsabilità sociale dell'impresa (Carocci, 2005), Valori e competizione (curato insieme a D. Bellotti, Il Mulino, 2007), Applications of Mathematics in Models, Artificial Neural Networks and Arts (con M. Buscema, P.Contucci, B. D'Amore, Springer, 2010).

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